Un pareggio che è tutt'altro che una sconfitta. Partiamo da questo presupposto, perché il Napoli sceso in campo a Marassi, al netto di mancanza di lucidità fisiologica e di un non-turnover inevitabile per mancanza oggettiva di validi ricambi, ha messo in mostra l'incessante mole di palle gol create in questo scorcio di campionato con l'unico neo di non riuscire a concretizzarle. Reato sicuramente no, ma sicuramente un'occasione persa per scavalcare Garcia, Mancini e Sousa e portarsi in vetta alla classifica seppur in coabitazione.
Il pareggio è da considerare più che positivo per il Napoli che si presentava in Liguria sì forte di una serie di risultati positivi non indifferente, ma anche con la parziale attenuante di essere arrivato alla fine di un ciclo estenuante di gare nelle quali hanno giocato sempre gli stessi elementi. Il fattore che sembrava poter dare la marcia in più a Sarri ed ai suoi in campionato, ossia il ritorno ai titolarissimi, è sfociato in un inevitabile calo di lucidità denotato dalle prestazioni buone, ma non eccellenti come era d'abidutine, dei vari Allan, Higuain ed Hamsik.
Il Napoli che esce dal catino del Ferraris con un punto in cassaforte lo fa, tuttavia, da grande squadra, a testa più che alta. Perché creare una marea di palle gol (se ne conteranno una decina abbondante a fine gara) è sintomo di una buona preparazione in fase di manovra, oltre ad una qualità individuale innegabile. Il ritmo imposto alla gara dal Genoa di Gasperini era l'unico che poteva impensierire gli ospiti dal punto di vista del ritmo e delle giocate in mediana, che sono state frustrate dall'inverosimile intensità degli uomini di casa. Merito del Grifone, dunque, non un demerito dei partenopei, che hanno comunque cercato attraverso altri sbocchi di arrivare dalle parti di un miracoloso Perin.
La truppa di Sarri riparte dunque dall'ennesimo risultato utile consecutivo, ottenuto soprattutto mantenendo la porta imbattuta ed i guanti di Reina oltremodo puliti: l'unica conclusione nello specchio della porta napoletana è firmata Figueiras, a venti dal termine. Il Napoli dimostra così una solidità difensiva impressionante, capace sì di soffrire le scorribande di un Perotti formato extralusso che si fa rimpiangere e non poco, ma anche di rendere inermi questi tentativi imbrigliando Pavoletti e soci grazie ai soliti impeccabili Albiol e Koulibaly.
Si riparte dall'impenetrabilità difensiva, con 0 gol subiti nelle ultime tre gare, che diventano due nelle ultime otto, aspetto fondamentale se si vuole guardare a Giugno con un obiettivo ben preciso. Si riparte dall'assunto di Reina, che conferma la crescita di squadra, come gioco e soprattutto mentalità, nel post gara: "Due anni fa avremmo perso questa partita". Tra la stoccata al mandato precedente e la ritrovata fiducia negli interpreti difensivi, il Napoli porta a casa il punto che vale il quarto posto, ad una lunghezza dalla Roma ed a due dalla coppia capolista.
Il pelo nell'uovo lo si trova nel peccato di gola che impedisce, in svariate occasioni ad Hamsik, Higuain ed Insigne nel finale di piazzare la zampata decisiva. Un episodio, a volte favorevole, che fa tutta la differenza tra la vittoria ed il pareggio. Stavolta gira male, così come conferma il mister del Napoli: "Ci è mancato un pizzico di culo. Abbiamo offerto una delle migliori prestazioni contro un avversario difficile. Stanchezza? Cazzate".
Il linguaggio colorito ma schietto non nasconde l'amarezza del pareggio finale, ma tende a sottolinare la bontà della prestazione offerta dagli azzurri e dai peccati di gola del trio che fin qui aveva trascinato il Napoli.