In due settimane possono cambiare tante cose. Certo, la sosta per le partite delle Nazionali spesso spezza il ritmo che si era creato all'interno di un club, soprattutto se il campionato è iniziato da appena due giornate. Ma altre volte può aiutare a ricomporre i cocci, se il rendimento è tutto fuorché stabile.

Ebbene, quest'ultimo punto non vale per l'Udinese, che ieri sera all'Olimpico è tornata a mostrarsi nella propria fragilità, al cospetto di una Lazio che nel primo tempo non aveva mostrato granché. Stesso discorso per i bianconeri, che nella prima frazione di gara hanno subito la spinta degli avversari, chiudendosi a riccio come nell'esordio a Torino.

La squadra di Pioli non è, però, come quella di Allegri, perché basta trovare l'occasione giusta per cancellare l'amaro della sconfitta ai preliminari di Champions e ritrovare la testa. E lo fa grazie proprio a un ex juventino, Matri, che al debutto con la maglia biancoceleste sigla la doppietta che garantisce i tre punti. Ossigeno per i laziali.

Colantuono, invece, verde i sorci verdi in campo. Perché questa non è la squadra corsara vista al Friuli contro il Palermo: di quella mantiene solo i riti sparati alle stelle, seppur l'occasione di Adnan faccia tremare per qualche secondo la difesa di casa. Ma non basta, né è sufficiente chiudersi in difesa aspettando di ripartire: ha funzionato con la Juve, a Roma no.

Come al solito, si piange su una difesa bucata. E viene da chiedersi come diamine abbia potuto Matri trovarsi davanti alla porta di Karnezis, così libero da ricevere palla e segnare; e cosa sia saltato in mente a Kone di controllare di petto quel pallone, così vicino a Matri che non ha aspettato tanto: in due tocchi gliel'ha rubato e insaccato.

Le gioie provate dopo la vittoria allo Juventus Stadium e il bel gioco mostrato al Friuli ormai hanno lasciato il campo al già visto. Peccato che questo sia il solito, pessimo registro di una squadra che si fa troppo piccola fin da subito, senza la mentalità di aggredire fin dal primo pallone l'avversario. Colantuono non deve aver ancora fatto capire appieno il proprio verbo alla squadra.

È un'Udinese che deve crescere molto, sia come squadra che come mentalità. Continuare con la strategia della prima di campionato è impensabile, una mossa suicida che potrà premiare solo in pochi casi e non è certo degna di un club che vuole riconfermarsi nella parte sinistra della classifica.

Se la difesa continuerà a non rispondere, sarà da lavorare maggiormente sulla mediana, per evitare che certi palloni arrivino là dietro. Una sfida difficile, che richiederà al centrocampo friulano uno sforzo ulteriore, cercando di spingere per 90 minuti interi verso l'area avversaria.