Basta un annuncio per capire l'andazzo. Quando lo speaker scandisce nome e cognome, il popolo di fede nerazzurra risponde con una bordata di fischi. Mario Balotelli non passa inosservato, basta la presenza per suscitare una reazione focosa. Siede in panchina Mario, Mihajlovic si affida alla consolidata coppia Bacca e Luiz Adriano. L'inizio è confortante, fortino composto e ripartenze letali, con due attaccanti rapidi in grado di prendere d'infilata Medel e Murillo. Il Milan zoppica, le risposte alla crisi funzionano il giusto. Montolivo garantisce geometrie e giro-palla, Kucka, per un tempo, è una lama affilata a destra, ma manca la scintilla.

Quando Guarin timbra la giocata della partita, Mihajlovic si rivolge a Balo, tocca al bad boy. Fuori Bacca, modulo confermato. 30 minuti di Balotelli, contro uno stadio e una squadra. Balotelli entra con il consueto incedere, passetti e braccia tirate sù, sfrontato. F.Melo aggredisce, sbatte a terra l'ex Liverpool, è il benvenuto dell'Inter. Balo alza la nera cresta, poi decide di essere Balotelli. Taglia i piazzati, illude il raddoppio e accarezza il palo. Sistema la sfera, scaglia una bordata che scende leggera e trova un Handanovic meraviglioso. Si rammarica Balotelli, impreca, ma è comunque il suo Milan. I compagni cercano Mario e lui prova la giocata. Principi di giocatore di scuola superiore. Il talento arrogante di Balo è linfa vitale in un Milan senza idee.

Balotelli fa a pugni con se stesso, ma sa che il Milan è l'occasione ultima per barattare un passato infausto con un futuro luminoso. Fiducia limitata, a tempo. A Milanello, assicurano sulla buona disposizione del calciatore, ma nessuno, oggi, si schiera con l'eterna promessa. Il campo, però, racconta dell'importanza di SuperMario. Dai muscoli mostrati al cospetto del mostro teutonico in un Europeo lontano alla caduta inglese, dalle gioie azzurre al ribaltone in Premier. Nel mezzo, copertine e scelte discutibili, il campione che sbatte di qua e di là, perdendo credito e fortuna.

Il talento, innato, non conosce invece tempo. Scorrono i mesi e Balotelli assorbe batoste e lezioni, oggi è all'ennesimo bivio, quello che separa il precipizio dalla lunga risalita. Al termine, Balo si rivolge al pubblico, mostra la maglia, litiga a distanza. In fondo, è Balotelli, non può cambiare, dentro vibra il fuoco di un ragazzo complesso. C'è però luce, la luce di Miha e del Milan, la scommessa con il mondo.

Il calcio italiano, più volte tradito, resta in attesa. Il derby ripropone Balotelli. E adesso?