Umiltà, ma soprattutto lavoro, lavoro ed ancora lavoro. Maurizio Sarri non verrà presentato in pompa magna (il che ha scatenato l'ira della maggior parte della stampa on-line partenopea, tenuta al di fuori della cerchia che potrà parlare con il neo mister azzurri), ma a scaglioni parlerà con carta stampata e radio scelte in maniera del tutto autonoma dal presidente Aurelio De Laurentiis. La solita scelta anti-popolare del patron del Napoli, che di certo attraverso questa decisione non ha fatto che diminuire ulteriormente la sua già scarsa popolarità ed ammirazione.
Tralasciando le solite polemiche legate alla non-presentazione pubblica di Sarri, forse lasciato appositamente fuori dalla gogna mediatica che si sarebbe scatenata contro di lui e la sua scelta, si passa alle prime parole del neo allenatore del Napoli, che ai microfoni del Corriere dello Sport, ha parlato della sua scelta e della sua nuova squadra.
Una scelta nata quasi dal nulla, con tanti altri nomi che erano stati fatti prima dell'annuncio dell'ex Empoli, che analizza così la sua scalata, sempre lontana dai riflettori: "Disattenzione ce n’è stata, ma non perché sia sfuggito agli occhi degli osservatori il sottoscritto: è strano, semmai, che calciatori come Croce, come Valdifiori, siano arrivati in serie A così tardi. E tutto ciò qualcosa dice. Se fossi stato De Laurentiis avessi avuto modo, l’avrei preso anche prima; così avrebbe avuto un allenatore più giovane sulla propria panchina. Però va detto anche ch’è stata una scelta coraggiosa".
Il napoletano Sarri torna nella città natale, anche se per formazione professionale ed umana, è toscano a tutti gli effetti. L'emozione in questo caso, nonostante i tantissimi anni di assenza dalla città campana, si sente ed è ancora molto forte: "Lo sono e non lo nego, anche se ci ho pensato poco. Ho provato ad isolarmi dalla vicenda, quasi non mi toccasse. Poi ci ho riflettuto. Io qua a Napoli ci sono stato pochissimo, però è chiaro che ora che ci sono arrivato si scatenano i pensieri e qualche effetto lo fanno. La mia napoletanità? Poca, quasi nessuna; ma perché sono cresciuto altrove. E però quando m’è capitato che qualcuno m’abbia chiesto, con un’arietta che sapeva di razzismo, ma te sei nato a Napoli? lì sì che ho avvertito il richiamo delle origini".
Da napoletano a toscano, così come altri grandi allenatori del passato ma anche del presente del calcio italiano: "Credo di non essere assimilabile a nessuno di loro. Ad Allegri e Lippi per ovvi e comprensibili motivi, viste le rispettive carriere ed i successi ottenuti; ad Orrico e Viciani per una diversità che è inevitabile. Neanche loro due avevano molti punti di contatto. Certo, uno con la Carrarese ha fatto cose egregie, che restano negli annali; e l’altro con la Ternana ha segnato un’era: però metodi di lavoro, convinzioni e teorie restavano distanti".
L'arrivo nel grande calcio di Maurizio Sarri è inevitabilmente uno dei punti focali dell'intervista al nuovo allenatore del Napoli, che però non vuole pensare ad altro che al lavoro che lo aspetta: "Ora mi godo Napoli e lavoro affinché questa squadra, che ormai ha un ruolo fisso in Europa e che in Italia è tra i primi cinque club - per capacità finanziaria e tecnica - resti tra le Grandi. Già lasciarsi due società alle spalle, al termine della prossima stagione, mi parrebbe niente male".
L'attenzione si sposta sul nuovo Napoli, quello che scenderà in campo. Sarri potrebbe prendere spunto dall'Empoli che ha shockato il calcio italiano, ma rilancia e non vuole 'copiare' ciò che h fatto in toscana: "Impossibile che ciò accada. Non voglio essere ripetitivo, né riprodurre un sistema che avrà interpreti diversi ed in condizioni differenti dal passato. Vorremmo essere noi stessi, con la nostra testa e il nostro gioco e la nostra mentalità. Adatterò il mio gioco alle caratteristiche degli uomini che ho a disposizione per esaltarli".
Infine, la cosa più importante a Napoli: vincere. La pressione è tanta, ed arriva dalla tifoseria, dalla piazza tutta, dai media. Ecco come chiosa Sarri: "So che bisogna essere onesti con i tifosi, senza offrire illusioni ma garantendo impegno e serietà. Poi sarà il campo a dire cosa saremo stati in grado di fare".