Dopo la mortificazione della trasferta di Empoli, partita cruciale per il cammino degli azzurri e rivelatasi una disfatta non immaginabile, arriva il Milan al S.Paolo, avversario ideale per rilanciare le ambizioni di classifica e rialzare l’asticella del morale, in vista del prosieguo del Campionato e della semifinale di Europa League.

Moribondi in campo e distratti dalle vicende societarie (imminente la cessione al broker thailandese Mr.Bee almeno gran parte del pacchetto azionario), i rossoneri non costituivano avversario temibile, con tutto il rispetto per il blasonato nome, figuriamoci dopo essere rimasti in 10 dopo nemmeno 2 minuti, per l’espulsione di De Sciglio, che atterrava Hamsik in area, al momento della battuta a rete, solo davanti a Diego Lopez.

Espulsione e rigore, sbagliato da Higuain, che lo tira a mezza altezza, evidentemente non memore di quanto già fatto contro il Chievo alla seconda giornata, e Diego Lopez, come allora Bassi, glielo para.

L’espulsione ha poi condizionato il primo tempo del Napoli, giocato sotto ritmo, con la palla che scorreva lenta, rendendo l’azione prevedibile e sterile, portandoci una certa sonnolenza.

Per fortuna la squadra, grazie anche all’ingresso di Gabbiadini e poi di Mertens, due che saltano l’uomo e creano scompiglio, nella ripresa parte spingendo sull’acceleratore, sino al gol del vantaggio, che sblocca il risultato, grazie a un colpo da biliardo di Hamsik, seguito dal gol del raddoppio di Higuain, che stavolta trasforma un rigore in movimento, e a ruota dal terzo gol, di Gabbiadini, che ribadisce in rete con il tacco una deviazione di Lopez su tiro ravvicinato del Pipita.

Sono bastati poco più di 10 minuti per chiudere la gara. Gli azzurri hanno ora hanno l’ennesima occasione per tornare a sperare di raggiungere l’obiettivo Champions. Stavolta la preda da inseguire è la Lazio, bloccata sul pari a Bergamo (recuperando il vantaggio atalantino a circa 15 minuti dal termine con Parolo, una gara che poteva essere tranquillamente persa) e lontana 4 punti dagli azzurri, con le ultime 4 gare da affrontare molto impegnative : Inter, Samp, Roma e Napoli al S.Paolo. La Roma dista 5 lunghezze, un vantaggio abbastanza cospicuo, ottenuto dopo aver perso punti su punti in un girone di ritorno disastroso, con gli azzurri che sono arrivati a recuperare solo una minima parte di svantaggio, arrivando a 2 soli punti dai giallorossi, ma sprecando almeno 10 occasioni per agganciare e sorpassarli. Senza i passi falsi gli azzuri avrebbero pouto sopravanzare gli avversari di molte lunghezze, invece ora siamo colpevolmente indietro.

Lo “scoppolone” di Empoli ha decretato ufficialmente, qualora ci fossero ancora dubbi, che il Napoli è squadra uterina, inaffidabile, enigmatica al limite consentito dalla scienza psichiatrica, capace di compiere grosse imprese e di esporsi senxza colpo ferire altrettanto cocenti sconfitte, a volte disfatte. Mai preparata al colpo, quasi mai disposta a reagire alle difficoltà, a leggere le gare, non sapendole né gestire, né a volte comprendere, né tantomeno amministrarle, viaggiando sull’istinto e l’emotività, spesso traditrice. Troppo preposta al facile avvilimento, la squadra non è stata, in più occasioni, capace di amministrare gare che sembravano, anzi che avrebbero dovuto essere, già chiuse. Oltre a migliorare la qualità dei calciatori in ruoli cruciali del campo e nel reparto offensivo e di centrocampo, una delle cause del rendimento altalenante di questa stagione, Benitez dovrà lavorare sotto l’aspetto caratteriale della squadra, che non può permettersi cali di concentrazione così frequenti se aspira a traguardi prestigiosi.

L’errore del Pipita dal dischetto, che poteva essere il preludio di una goleada prematura, non influisce sul risultato finale, ma compromette il primo tempo degli azzurri, che con un uomo in più si rilassano e non infieriscono sul Milan, creando poche occasioni da gol, anzi rischiando di prenderne uno, con colpo di testa di Bonaventura, che scheggia l’incrocio dei pali ad Andujar battuto. Gli azzurri dimostrano anche in questo frangente di non poter mai calare la concentrazione, di rilassarsi, perchè se giocano senza intensità diventano sterili in attacco e vulnerabili nelle retrovie, trasformandosi da squadra spumeggiante e spettacolare, a squadra abulica, asfittica e poco gradevole.

Altro aspetto è quello della creazione del gioco contro le squadre medio piccole e, come nel caso odierno, contro quelle che si difendono, lasciandoci il pallino del gioco. Se è vero che negli spazi stretti ogni squadra, anche le grandi, incontra difficoltà, il Napoli nel giro palla e nel tentativo di scardinare le difese avversarie, mostra tutte le sue lacune, avendo due esterni difensivi di corsa e, almeno Maggio, poco dotati tecnicamente per creare azioni sulle fasce. Due centrali poco abili tecnicamente per dar via all’azione (il migliore è Koulibaly, non esente da svarioni difensivi in fase di impostazione dalle retrovie). E un centrocampo con Lopez e Inler dotati di tecnica appena sufficiente, ma lenti nel giocare il pallone, un Jorginho poco brillante e concreto e un Gargano con i piedi poco sopraffini.

Questa mancanza di qualità proietta il Napoli in una dimensione di squadra superiore e spettacolare solo quando giochiamo di rimessa, con spazi e ripartenze, ecco spiegata la metamorfosi che colpisce il Napoli in alcune gare, oltre a quello dell’attenzione, della concentrazione, della testa giusta per poter gestire le gare e i loro momenti.

Troppo viva la speranza europea,ormai prossima doppia gara col Dnipro, con gli ucraini che arriveranno giovedì al San Paolo, per distrarci dai vizi mostrati in Campionato. Ora sotto con la Coppa!!!