Il Presidente De Laurentiis, che ha colpevolmente ritardato il suo intervento, dopo aver covato in seno la serpe della più che probabile perdita dell’obiettivo Champions durante la tre giorni pasquale, con relativa perdita economica di rilevante importanza per lui e per il progetto, e di riflesso anche per i tifosi, a fine gara è entrato a gamba tesa in sala stampa, scagliandosi apertamente e senza lesinare aggettivi e commenti di sorta, sulla squadra.
Uno sfogo che non sappiamo quanto possa essere giusto o utile a questo punto della stagione, tardivo e forse improduttivo, che sa più di punizione che di rilancio e che conferma l’assenza del "Padre Padrone" per troppo tempo: se si asseconda per mancanza di tempo il gruppo, concedendo fiducia ai ragazzi viziatelli, poi ti aspetti anche la frittata, perchè se è vero che i ragazzi sono ragazzi e i professionisti lo devono essere a tutte le età, è anche vero che se si vuol evitare da “capo di azienda” un default per opera e mezzo dei propri dipendenti e collaboratori, lo si fa prevenendo e non curando, per poi punire con sanzioni ritorsive chi non è stato fedele alla proprietà e ai tifosi.
Insomma tutti responsabili, Presidente, giocatori e allenatore, di un fallimento forse annunciato, ma non sperato, con un cammino ancor più doloroso del previsto, il cammino della speranza e dell'illusione, perchè il tifoso quest’anno ha dovuto combattere contro i mulini a vento, obnubilato dalla Fede e puntualmento trafitto dalla spada della delusione.
I tifosi, nonostante qualche poco attento e dichiarato amante del Napoli che ha preferito scegliere Rafa come capro espiatorio di tutti i mali (che pure avrà le sue colpe), si erano accorti da un pezzo dell’atteggiamento poco concentrato e per nulla rispettoso di un manipolo di giocatori in parte scarsi, in parte poco attaccati al colore azzurro, combattivi a sprazzi e solo per loro obiettivi e traguardi personali. Insomma questo potrebbe essere l’epilogo amarissimo di una stagione nata sotto i più cattivi auspici, prevedibili già nell’Aprile 2014, quando era già pronosticabile la “via crucis” conseguente al terzo posto conquistato nell’anno del Mondiale.
Le residue speranze di salvare la stagione sono ridotte al lumicino e tutte riposte nell’Europa League, senza dubbio l’obiettivo più difficile da raggiungere, non solo per il prossimo temibile avversario e per il pokerissimo di gare da vincere e superare, ma soprattutto per le condizioni psicofisiche della squadra, che avrà buoni elementi e buoni propositi, e che nonostate la sperata e tardiva grinta da infondere potrebbe non riuscire nell’impresa, a questo punto titanica… E non sappiamo se far riferimento agli storici “Titani” o all’inabissamento della famosa nave.
La squadra, in parte svagata e in parte non all'altezza, ha peccato e l’allenatore ci ha messo del suo con un “tira e molla” sul rinnovo che più che influire sul rendimento dei calciatori in campo, ha contribuito a creare un ambiente pesante, fomentato da stampa in parte ostile e tifosi poco avvezzi a sostenere.
Chi ben semina ben raccoglie e qui pare che la semina non sia stata così produttiva, con il Presidente che ha sbagliato tempi e modi dei suoi interventi in troppe occasioni quest’anno e che ha contribuito a creare il dramma sportivo (per i tifosi) ed economico (per lui). Insomma il Napoli è una polveriera che dovrà trovare una strada per uscire dal momento negativo, in un’annata nata male che sta per finire peggio…che qualcuno salvi gli azzurri.