Contro-contrordine. Aurelio De Laurentiis dice basta (forse con colpevole ritardo). Dopo una serie nera, nerissima di risultati, culminata con l'eliminazione di ieri sera dalla Coppa Italia, per mano della Lazio di Pioli, il patron del Napoli raduna tutti ed manda tutti in ritiro. I motivi li spiega, sempre lo stesso numero uno partenopeo, attraverso il suo profilo Twitter, dove esprime il suo rammarico, oltre alla delusione, prendendo le parti del pubblico che ha a lungo contestato la squadra all'uscita dello stadio San Paolo.
"Ho deciso che la squadra andrà in ritiro a tempo indeterminato fino a quando non si cambierà registro. I tifosi meritano rispetto. E meritano rispetto la società e l'allenatore. Noi abbiamo un impegno con la città. I tifosi fanno bene ad essere scontenti. Napoli è una città piena di distrazioni e ora è il momento della massima concentrazione. Il successo deve basarsi sulla disciplina" .
Questione di mentalità, troppo permissiva secondo De Laurentiis, addirittura a volte lasciva, che condanna l'allenatore spagnolo oltre ai calciatori. Ombre di quelli che erano non più tardi di un mese fa, crollati, a quanto pare, più psicologicamente che fisicamente.
E' la seconda volta in stagione che il presidente intima "la punizione" alla squadra. Successe già dopo la sconfitta di San Siro, contro il Milan, decisione che venne "revocata" il giorno a seguire, dopo una lunga discussione con Benitez. Dopo quel battibecco, il Napoli riprese a volare, da metà dicembre a metà febbraio: due mesi che fecero credere che i partenopei fossero pronti ad attaccare la Roma e che si sarebbero giocati, di li a poco, le Finali delle due Coppe.
Qualche tempo dopo, il Napoli ha perso come si suol dire in Campania "Filippo ed il panaro", ovvero l'una e l'altra cosa: sia la possibilità di giocarsi il secondo o il terzo posto in campionato, che la Coppa Italia. Resta, sullo sfondo di una stagione che volge verso una conclusione deludente, la doppia sfida contro il Wolfsburg: un'ancora di salvataggio che potrebbe risollevare animi e ambiente, ma che potrebbe anche mostrare il risvolto di una medaglia e cadere come una Spada di Damocle sempre più traballante sulla testa di Rafa Benitez e dei giocatori stessi.
Già, i giocatori, nessuno escluso. De Laurentiis ha toccato, nei suoi 540 caratteri, anche questo argomento, dichiarando in conferenza stampa: "E' stata una mia scelta quella di mandare la squadra in ritiro. Questa è una città rapace, piena di distrazioni e credo ci sia poca concentrazione e spesso il professionismo è un problema anche anagrafico: io sono padre ed ho dei figli ed anche io lo sono stato ed a 25 anni mi sono divertito, facendo cose che adesso non farei e che mi sono divertito a fare, ma so che per raggiungere certi risultati bisogna basarsi sulla disciplina, tanto che mia moglie mi dice sempre che non sono napoletano io, ma lei che è svizzera. Abbiamo un impegno con i tifosi azzurri che fanno bene ad essere scontenti, da oggi fino alla fine del campionato, se non si cambia rotta e non si è capaci di onorare la maglia che si veste, si resta in ritiro. Il ritiro è scomodo in una città come questa e quindi è un segnale per far cacciare orgoglio... a chi orgoglio ne ha. Per la verità in queste ultime gare la squadra ha dato il massimo, ma abbiamo fatto delle partite di uno squallore, non da Napoli. Da oggi si cambia registro, concencentrazione massima, super allenamenti, mabisogna fare un allenamento di testa, rispetto per i tifosi e per la società e allenatore, e per loro stessi".
De Laurentiis contro tutti. Il presidente prova a radunare i buoi dopo averli fatti parzialmente scappare. La scissione tra le parti sembra oramai definitiva. Servirà questo richiamo oppure sarà troppo tardi?