Il Napoli, dopo la sosta delle nazionali, riponeva nella trasferta dell’Olimpico le ultime speranze per il raggiungimento dell’obiettivo principe della stagione, la qualificazione alla prossima Champions League, fondamentale per il prosieguo del progetto e per la crescita sportiva ed economica della società.
Benitez, non esente da errori nelle ultime gare, obiettivo di critiche senza soste da parte di alcuna stampa e osteggiato da parte della tifoseria, quella che non l’ha mai amato tanto, aveva l’occasione di riscattare un cammino claudicante in Campionato, con risultati fin troppo altalenanti e particolarmente negativi nelle ultime 5 giornate. La Roma, falcidiata dalle assenze e con le batterie scariche dall’inizio del girone di ritorno, non rappresentava, almeno sulla carta, uno scoglio invalicabile, seppur avversario degno di rispetto e con calciatori importanti, che aveva l’obbligo quantomeno di non perdere tra le mura amiche, per lasciare inalterate le distanze dagli azzurri, conservando almeno il podio, messo sotto attacco da parte della Lazio.
Gli azzurri, invece, riescono nell’impresa negativa, perdendo 1-0 una gara giocata con un atteggiamento tutt’altro che convinto, neppur lontano da chi avrebbe dovuto giocare la gara decisiva, quella del dentro o fuori, quella dell’ultima spiaggia. Pur disputando una gara migliore di quella dei giallorossi, i partenopei in svantaggio a metà primo tempo, hanno sbagliato numerose occasioni da gol, non riuscendo a ribaltare il risultato e nemmeno a raggiungere il pari.
Letta la formazione della Roma prima della gara, senza punte e con numerose assenze (Maicon, Castan, Strootman, Totti, Gervinho), poteva sembrare ovvio l’atteggiamento tattico degli uomini di Benitez, che avrebbero dovuto tentare di passare in vantaggio per primi per poi impostare la gara sulle ripartenze. Invece, pur riuscendo inizialmente a non correre grossi pericoli in difesa, la squadra non ha mostrato quella determinazione necessaria per sbloccare il risultato, venendo punita alla prima occasione concessa, da un gol di Pjanic.
La reazione, seppur poco veemente, produceva almeno 2-3 palle gol, sbagliate da Mertens, Higuain e da Callejon (inspiegabile la mancata conclusione da posizione favorevole e congeniale da parte dello spagnolo, che ha preferito l’assist a De Guzman). Gli uomini schierati da Benitez, che preferiva Jorginho e Britos ai non del tutto recuperati Koulibaly e Gargano, e il deludente De Guzman allo stanco Hamsik, che ha pagato lo sforzo delle due gare disputate con la Slovacchia prima della gara dell’Olimpico, non hanno reso secondo le aspettative, risultando tra i peggiori in campo. Nella ripresa nemmeno l’ingresso di Gabbiadini nell’ultima mezz’ora cambiava granchè, nonostante la maggiore pericolosità in attacco.
La situazione in campionato è deprimente e compromessa, nonostante le numerose gare da disputare e le speranze concesse dalla matematica, con la Roma a +9, la Lazio (vittoriosa per 3-1 a Cagliari) a + 8, che rendono ormai improbabile la conquista della Champions League. A rischio anche la quarta posizione con la Fiorentina che batte la Sampdoria al Franchi e ci scavalca con gli azzurri che si trovano in sesta posizione dopo viola e blucerchiati, che ci sopravanzano rispettivamente di 2 e 1 punto.
Sarebbe prematuro e inopportuno fare conti e trarre conclusioni prima della fine della stagione, quando devono essere ancora disputate semifinale di Coppa Italia e quarti di Europa League, ma l’abbandono dell’obiettivo più importante non può lasciare gli addetti ai lavori indifferenti.
Il Campionato del Napoli è stato fallimentare e ha rispecchiato quelli che erano i pronostici più negativi della vigilia, visto che ad agosto tutti sapevano che la squadra, per niente rinforzata rispetto all’anno precedente, anzi caratterialmente e qualitativamente peggiorata per la perdita del “leader” Pepe Reina, non avrebbe potuto lottare per il titolo e avrebbe dovuto faticare e andare oltre le aspettative per raggiungere la Champions. Gli infortuni di Michu, Zuniga e Insigne hanno sicuramente peggiorato la situazione, con Gabbiadini, fin qui utilizzato col contagocce, arrivato a gennaio e che ha potuto modificare poco lo stato delle cose. Koulibaly, Lopez e De Guzman non sono stati certamente migliori di Fernandez, Behrami, Dzemaili, non conferendo nulla a centrocampo e difesa, i reparti che, almeno sulla carta sarebbero dovuti essere rinforzati.
Insomma il Campionato degli azzurri è figlio di una campagna acquisti condizionata dalla mancata partecipazione alla Champions, che ha sicuramente ridimensionato obiettivi e aspettative. Questa non è una critica, ma una valutazione obiettiva dei fatti, in linea con la politica societaria e il modus operandi del Presidente De Laurentiis, che spende quel che guadagna senza rischiare nemmeno un euro e senza sforzarsi più di tanto per una crescita rapida.
Insomma il tifoso deve comprendere che il Napoli non è il Real Madrid e forse non lo sarà mai, non ha alcuna necessità e obbligo di vincere, pur potendoci riuscire per un concatenarsi di eventi fortunosi, ma ha un sacrosanto diritto: quello di vedere la squadra sudare la maglia e "buttare il sangue" sul rettangolo di gioco, cosa che gli attuali calciatori hanno fatto veramente di rado.