Un trasferimento in sordina, a parametro zero. Un colpo che sembrava uno dei tanti, ed invece. Mariano Andujar, vice campione del Mondo con la maglia dell'albiceleste ha vinto un'altra sfida della sua lunga ed impervia carriera. Da Catania a Napoli, due piazze accomunate dal calore e dalla passione, così come in patria. Tuttavia, per Mariano, le aspettative della nuova stagione in maglia azzurra erano iniziate con un "sarai il secondo, quando sarai chiamato in causa, fatti trovare pronto".
Ebbene, le occasioni latitano. Rafael, nonostante qualche indecisione di troppo viene scelto, da Benitez, sempre e comunque. Non in Coppa. Dove Andujar mette in mostra le sue certezze e da al reparto arretrato quella fiducia che il brasiliano, complice la giovane età, non può garantire. Sfacciataggine, cattiveria, agonistica e non, pugno duro e voce ferma: le caratteristiche di un leader che ad un numero uno non dovrebbero mai mancare. Mariano si prende il posto e la fiducia dell'allenatore e della piazza, diventando il portiere titolare del Napoli che vuole trascinare verso tanti traguardi.
Ieri, il vice di Romero in maglia albicelsete ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di E' Azzurro. L'argentino ha descritto il suo rapporto con la città ed i suoi obiettivi nel club partenopeo. Mariano ha parlato dell'ambientamento: "L’accostamento mi mette i brividi. Per noi, questa è una piazza molto particolare. Sto benissimo qui ed è bello parlare con i tifosi di Diego Maradona, che è sempre presente nei ricordi della gente. Il rapporto mio con Diego? Ottimo. Mi ha voluto al Mondiale nel 2010. Napoli? Mi piace tanto. Cerco di viverla tutti i giorni. Accompagno i miei due figli a scuola. Posso raccontare un aneddoto? Un giorno ho perso il portafogli con soldi e documenti in un centro commerciale. Mi è stato riportato qui al centro tecnico di Castel Volturno. Ho regalato al tifoso una maglia con dedica. Il suo gesto è stato davvero bello".
Palermo, Catania e Napoli, Andujar va dove c'è caldo e calore: "Tre esperienze importanti. In Sicilia sono stato benissimo, anche a Catania, dove solo l’ultimo anno è stato difficile perché non siamo riusciti a conquistare risultati positivi. Il rapporto con la gente per strada è stato sempre buono".
Il passaggio da una squadra come il Catania, ad una ambiziosa come il Napoli è sempre difficile, con obiettivi e pressioni diverse. Com’è cambiato Andujar rispetto allo scorso anno? "Sono sempre lo stesso, non c’è alcuna trasformazione particolare. A volte i calciatori vivono dei momenti. Alcuni sono negativi, altri positivi e non c’è una spiegazione razionale. Evidentemente a Catania eravamo arrivati alla fine di un ciclo. Dopo la Supercoppa voglio vincere ancora, possiamo farcela. Voglio sfruttare al massimo questa opportunità. Ovviamente interpreto il ruolo diversamente rispetto al Catania. Le big subiscono meno".
La domanda sorge a questo punto spontanea ed il portiere argentino non si sottrae, rispondendo come si è riuscito a ritagliare questo ruolo e scalzare Rafael: "Ci vuole sicurezza e forza mentale. Magari c’è da fare un solo intervento e bisogna farsi trovare pronti al momento giusto. Parate? Mi viene in mente la parata su Magnanelli con il Sassuolo. Anche quella su Konè in Coppa Italia con l’Udinese è stata importante. Il rapporto con Rafael? Buono, anche con Colombo è lo stesso . Siamo un ottimo gruppo e lottiamo per gli stessi traguardi. Mi trovo bene con tutti".
Ha una fama di para-rigori (Coppa Italia contro l'Udinese docet). Cosi come Handanovic ed altri, ma qual'è il segreto? "È molto importante l’apporto di Xavi Valero. Il nostro preparatore ci fa vedere sempre i filmati dei rigoristi delle squadre avversarie. Facciamo lo stesso lavoro anche sulle punizioni. Utile? Assolutamente sì. Ogni specialista ha un suo angolo preferito e quindi noi conosciamo le sue abitudini".
Infine, gli obiettivi: "Siamo in corsa su tutti i fronti e non scelgo nulla a priori. Proveremo ad ottenere il massimo. Ci sono tante partite ed è questo l’unico atteggiamento da tenere per mantenere alta la concentrazione. In Argentina sono riuscito a conquistare un campionato e la Libertadores, che è importante come la Champions. Me la sono anche “dipinta” sul braccio. I tatuaggi sono la mia passione. Ne ho sette, forse otto, non ricordo bene. Sono tutti legati a momenti particolari".