Manenti incontra i soci di minoranza del Parma, espone il suo piano, poi esce nervoso, le telecamere inquadrano il Presidente a colloquio. Non una giornata produttiva, tutt'altro. Al termine, Roberto Giuli espone le perplessità di diversi personaggi inseriti all'interno della società Parma. Giampietro Manenti non convince, la sua idea, esposta ieri, e ancor prima ai microfoni, non trova appoggio, perché fondata sul dubbio, senza riscontri reali.
Manenti punta ad evitare il fallimento. Il 19, in Procura, l'obiettivo è ritardare la caduta del Parma, per poi ripartire dal 20 inserendo liquidità, sbloccando i soldi che Manenti giura di avere o di poter reperire. Un progetto a lunga scadenza, creato per rientrare dagli esorbitanti debiti. Dall'inizio di febbraio, il Presidente vive sul filo di dichiarazioni sospese. Dallo scatto improvvisa a Nova Gorica al ritorno a Parma, dall'incontro con Pizzarotti alle promesse ai giocatori, dall'inizio di febbraio una sorta di immobilismo che paralizza Parma e il Parma. Il ritorno in campo di domenica con l'Atalanta è l'unico sprazzo di luce, ora il Sassuolo, senza Rodriguez, scappato al Gremio. Donadoni cerca tranquillità, i giocatori puntano a finire il campionato, nessuno vuol sentire parlare di Manenti.
Inequivocabili le dichiarazioni di Roberto Giuli, n.1 di Energy T.I.Group, possessore del 10% della società “Il debito è di 56 milioni, il capitale è totalmente azzerato. I dati riportati ci costringono a immettere del capitale liquido per ricostruire la situazione finanziaria. Nel caso in cui ci siano realmente i soldi, è necessario metterli nelle casse della società: ad oggi non c’è nulla. La verità è questa. Bisogna dimostrare che esistono garanzie. I debiti tributari (Iva e Irpef) ammontano a 30 milioni: se verranno coperti, il Parma non fallirà. Chi è entrato nel Parma dopo Tommaso Ghirardi ha scoperto una situazione che non conosceva. Qui non c’è neppure il denaro per comprare il caffè. Il bilancio dal quale ci siamo astenuti portava una perdita di 13 milioni ed era relativo al giugno del 2014. Noi abbiamo ritenuto che non fosse veritiero. Al 31 dicembre 2014 c’erano 50 milioni di debiti. Attualmente siamo a 56 milioni. Non c'è modo di verificare i conti del Parma. Il collegio ha preso atto della nostra contrarietà: ora la società deve essere messa in liquidazione".