Il solito, vecchio, Zeman, verrebbe da dire. Spettacolare, bello da vedere, spumeggiante, ma che in pratica raccoglie meno di quel che semina. In effetti, come spesso è accaduto, il Cagliari ha giocato una partita perfetta nei primi 45 minuti di gioco, creando svariate palle gol, ma andando al riposo con un vantaggio di misura. Il cinismo dell'Empoli, unito alla stanchezza fisica dei padroni di casa, ha permesso ai toscani di giungere al pari finale, con annessa beffa per il ritorno in panchina del boemo. Cagliari torna a casa con l'amaro in bocca quando tutti erano pronti a sbucciarsi le mani per il boemo.

Scelte piuttosto rispettate, fatta eccezione per Zeman che manda in campo Joao Pedro al posto di Husbauer, favorito alla vigilia. Scelta che gli darà tremendamente ragione. Tridente confermatissimo con Farias e Sau accanto a M'Poku. Sarri risponde anch'egli con una sorpresa, c'è Mchedlidze con Maccarone, e non Tavano. Ci sono Barba e Signorelli che faranno rimpiangere Tonelli e Valdifiori.

Ci si aspettava spettacolo e spettacolo è stato. Per quarantacinque minuti il Cagliari ha sciorinato calcio a destra ed a manca, aprendo il campo in tutta la sua ampiezza con i terzini e verticalizzando praticamente sempre quando ce n'era bisogno. L'Empoli ha sofferto tremendamente i ritmi imposti dai sardi, ma è andata per prima vicina al vantaggio con Maccarone, in serata decisamente no. Cagliari che verso il quarto d'ora prendeva piena consapevolezza dei suoi mezzi ed iniziava a volare sulle ali dell'entusiasmo, trascinata dal brasiliano Joao Pedro in stato di grazia: prima un suo destro metteva paura a Sepe, poi, dopo un break di Dessena a centrocampo, interrompeva un passaggio diretto a M'Poku, si accentrava e batteva l'estremo difensore empolese. Finito? Macché, lo show continuava e Crisetig prima, ed ancora Joao Pedro dopo esaltavano i riflessi del portiere napoletano dell'Empoli, baluardo autentico. Dove non arriva Sepe, arriva il palo, che ferma per due volte l'ondata travolgente di colore rossoblu: manco a dirlo è sempre il 10 brasiliano a coglierlo per prima, mentre pochi minuti più tardi bissa M'Poku, solo al centro dell'area. Troppa grazia. Zeman si ritrova con una squadra stanca, dopo aver pressato per tutto il primo tempo ed un vantaggio striminzito.

La ripresa inizia sotto un violento nubifragio, che quando diminuisce d'intensità lascia spazio al vento. Il gioco ne risente, ed assieme alla stanchezza dei padroni di casa, favorisce il fraseggio ed il possesso degli ospiti. Il Cagliari indietreggia, lascia metri ed occasioni a Maccarone e compagni. La vigoria con la quale entrano in campo Pucciarelli e Zielinski, unita alla fraschezza, iniziano a fare la differenza. Iniziano a vedersi i primi scricchiolii nella difesa di casa: nonostante le buone prestazioni di Diakitè e Ceppitelli, Rugani svetta in area e va vicinissimo al gol. Vecino fa le prove tecniche con un paio di conclusioni dal limite: una finisce a lato, la seconda alta. Ancora Rugani avrebbe l'occasione per impattare, ma Diakitè si immola. Sembra il segnale della resa, che però non arriva. Hysaj e Mario Rui spingono come forsennati ed il pareggio-beffa arriva: cross di quest'ultimo, in area tutti lisciano favorendo l'arrivo di Vecino che, indisturbato, controlla e batte Brkic. 1-1 e Zeman mastica amaro. Il Sant'Elia fischia, immeritatamente.