Chiamatela anche la maledizione del 2-0. A Napoli iniziano a fare gli scongiuri e sperano, in futuro, di vedere per poco tempo questo punteggio sul tabellino. Per la quarta volta nell'era Benitez, la terza quest'anno, la squadra partenopea s'è fatta recuperare. Palermo prima, Cagliari in mezzo, Inter a chiudere il cerchio, tutte quante al San Paolo. Tre punti che potevano essere nove, ma con i se e i ma, non si va molto avanti.
L'immagine che resterà della serata partenopea è sbiadita, sfuocata, scossa dalle reti di Palacio ed Icardi, che riacciuffano il Napoli e lo sbattono, con violenza, a terra. Ancora una volta, l'ennesima volta, i partenopei avevano l'occasione per portarsi ad un passo dalla Roma, ancora fermata a Verona. Ed invece, ancora quattro lunghezze di distanza, con una Lazio che fiata sul collo dei partenopei avendoli raggiunti al terzo posto.
Un’altra occasione buttata via. Già, buttata. Non come le altre volte, a Palermo e Torino, dove gli azzurri non erano nemmeno entrati in campo. Stavolta no, il Napoli c’era andato davvero vicino. Peccato di precisione, di mira. Soprattutto in quello che sembra essere un cecchino infallibile: tre le occasioni sul piede di Higuain nei primi 45 minuti della sfida. Altrettanti errori. Quoque tu, Pipita? Sul terzo c'è da portarsi le mani agli occhi e strofinarli bene, perché un errore del genere dal numero nove partenopeo non lo rivedrete facilmente. Il Napoli che scende in campo nel primo tempo contro l'Inter è una macchina perfetta, o quasi: pressa alto, imprime ritmi frenetici alla gara, ma non graffia. L'Inter soffre, tanto. Ci provano Hamsik, Mertens, Higuain, come detto, più volte. Niente. La palla non vuole entrare, complice Handanovic e qualche difetto nell'angolazione del goniometro azzurro.
Portarsi a due punti dalla Roma e rendere ancora più vicino quel secondo posto che era utopia solo qualche mese fa, sembrava missione compiuta dopo i primi 65 minuti del match con l’Inter. La ripresa si apriva come la prima frazione: arrembante, asfissiante. Henrique (genio e sregolatezza) piazzava sulla testa di Hamsik il cross del vantaggio; Higuain ubriacava Juan Jesus con una finta da cineteca, per poi dare un bacio al palo ed accarezzare la rete per il raddoppio. Da li il buio.
Palacio ed Icardi riportano il Napoli sulla terra, forse reo di aver staccato la spina troppo presto. Mancini, vecchia volpe, inverte i terzini, Santon spinge di più sull'out mancino e sfonda dalle parti di uno stanchissimo Henrique (appannato già da qualche minuto), mettendo scompiglio nell'area azzurra: Palacio la sbroglia col missile che accorcia le distanze. Napoli in confusione, subentra la paura di non farcela; uno sbandamento che si concretizza quando Hernanes e Guarin prendono il sopravvento sul centrocampo partenopeo, fin li perfetto (Inler monumentale). Lopez è stanco, De Guzman sull'out sinistro (entrato per un Mertens straripante ed ancora in palla al momento del cambio) soffre tremendamente Shaqiri dandogli sempre il dribbling verso il centro (errore di concetto, di mentalità). Servirebbe manforte al centro, dove i due mediani arrancano. Benitez sostituisce si Hamsik, ma inserisce Gabbiadini, dando ulteriore fiducia centralmente all'Inter. Verticalizzazione perfetta, rigore e sogni svaniti. Benitez si sgonfia.
Il pallonetto di Icardi beffa clamorosamente Napoli ed il Napoli, disilludendo tutti i presenti al San Paolo e non solo. Alle porte l'Europa League e la Dinamo Mosca: quel discorso chiamato cinismo, giovedì, sarà fondamentale per mettere una pietra sopra al discorso qualificazione. Riparti, Napoli.