Da boia a vittima, da carnefice a uomo accerchiato. La metamorfosi sorprendente di Giampietro Manenti si materializza nell'ennesima domenica senza calcio per la città di Parma. Le proteste dei tifosi stizziscono il Presidente, che annuncia ora il possibile addio. Dopo parole e sorrisi, i saluti, senza mettere nemmeno un mattoncino dei tanti promessi dal giorno dell'insediamento. La vendita del club diventa ipotesi concreta e si affianca alle altre che resistono da tempo sul tavolo ducale.
Genoa - Parma non si gioca, i tifosi manifestano il dissenso facendo visita a casa Ghirardi, al paese dell'ex numero uno, i giocatori si espongono al cospetto delle telecamere chiedendo quantomeno rispetto, attenzione, Pizzarotti attacca Manenti e chiude virtualmente la porta del Tardini, dopo il colloquio che si trasforma da chiarificatore in rivelatore. Idee confuse, questo quanto trapela dall'entourage del Sindaco, non c'è chiarezza in Manenti, ogni affermazione è presto disillusa da quanto segue.
L'inciviltà di Parma alla base del presunto passo d'addio, una reazione naturale presa a pretesto per la fuga "L'aggressione subita venerdì mi ha fatto riflettere. Sto pensando di vendere la società a una realtà molto importante. Credevo che Parma fosse una città pacifica e tranquilla. Ora abbiamo tre opzioni: vendere, portare i libri in tribunale o presentare il piano di rientro in Procura. Se qualcuno si farà avanti con un’offerta, potremmo prendere in considerazione l'idea di cedere".
Chiusa la parentesi dei bonifici, finti, si apre quella delle scusanti, non è più il tempo delle false promesse, Parma è in ginocchio.