Ci sono un italo-brasiliano ed un colombiano a Napoli... No, non è l'inizio di una comune barzelletta, ma il racconto di una storia, per certi versi anche travagliata, dell'esperienza partenopea di Jorge Luiz Frello, detto anche Jorginho, e Duvan Zapata. Per un motivo o per un altro non sembrano essere al centro del progetto Napoli, ma sono due dei maggiori prospetti futuri della rosa partenopea. Peccati di gioventù o soltanto una serie di sfortunati eventi? Carenza di personalità o soltanto scelte tattiche? Scopriamo perchè i due giocatori non stanno avendo lo spazio che meritano.

Partiamo dall'italo-brasiliano. Jorginho è arrivato a Napoli esattamente un anno fa, dalla lontana (in senso geografico ma anche ambientale) Verona. L'Hellas era una squadra che stava disputando un campionato eccellente ed il Napoli era in lotta per i soliti tre obiettivi: campionato, Europa League e Coppa Italia. L'inserimento in squadra di un ventiduenne così acerbo, soprattutto a quei livelli, si pensava sarebbe stato molto più lento e graduale. Invece il brasiliano, forte di una buona personalità di base e di doti tecniche eccelse, s'è preso il Napoli in men che non si dica, diventando il titolare in pianta stabile dell'undici di Benitez.

L'impatto tattico che ha avuto Jorginho nel Napoli è stato quasi devastante. Il suo fraseggio, la sua precisione nei passaggi è stata fondamentale in quel contesto di Napoli, quando Benitez aveva bisogno di un metronomo a centrocampo che facesse girare velocemente il pallone e verticalizzasse con maggiore precisione rispetto ai vari Inler, Behrami e Dzemaili. La ciliegina sulla torta, insomma. E le prestazioni contro la Roma, in Coppa Italia al San Paolo, e la Juventus, questa volta in campionato, lo hanno dimostrato e confermato.

Cos'è successo dunque al talento veronese al punto da farlo scalare di posizione nelle gerarchie di Benitez? Il ventitreenne ex Verona s'è trovato schiacciato dalla duttilità tattica di David Lopez e dalla foga agonistica e dal carattere di Walter Gargano. Ma non solo. La necessità di Benitez di far quadrare di più l'aspetto tattico rispetto a quello del palleggio, ha fatto si che il ruolo di Jorginho, rispetto ad un mediano di maggiore rottura come l'uruguagio, sia stato leggermente declassato. Da quì le poche presenze in campionato, ma con il ritorno della Coppa Italia e dell'Europa League ci sarà sicuramente bisogno anche di lui e Benitez lo sa benissimo.

Passiamo al colombiano. Come si può dubitare dell'attaccante che in Serie A ha la media-gol più alta in relazione ai minuti giocati? Ebbene si, Duvan Zapata è il miglior attaccante della Serie A intera per rapporto gol - minuti giocati. Un primato non da poco (1 gol ogni 74 minuti per i giocatori che hanno segnato almeno 3 gol), che però non basta al mastodontico colombiano per avere garantito un posto da titolare in squadra. Motivo? Beh, sembrerebbe riduttivo, ma guardando al fenomeno che ha davanti, Zapata non può far altro che restare a guardare le prodezze del compagno di squadra argentino Gonzalo Higuain.

L'apprendistato del colombiano dal pipita nel frattempo continua, tra voci di mercato che lo vogliono sempre al centro di scambi e attestati di stima e conferma da parte della società partenopea. Su Zapata s'è scomodato anche il presidente De Laurentiis che ha confermato la sua incedibilità a qualsiasi offerente, testimoniando la fiducia che la dirigenza partenopea nutre nei suoi confronti. Zapata ha avuto soltanto la sfortuna di trovarsi davanti uno dei centravanti più forti del panorama Mondiale, che attualmente gli chiude la strada. Ma il lavoro del colombiano è quotidiano e viene rafforzato dalle sue cifre: quando Benitez lo chiama in causa risponde sempre presente ed anche nel suo caso, come per Jorginho in precedenza, con il ritorno delle Coppe il suo utilizzo si vedrà raddoppiato.

Benitez si fida ciecamente di Jorginho e Zapata: un italo-brasiliano ed un colombiano alle dipendenze di uno spagnolo. Il futuro recente (Napoli-Udinese in prima battuta) e prossimo del Napoli passa anche dai loro piedi.