Che tutti i problemi ed i malanni del Milan non si sarebbero risolti in tre mesi era chiaro ed evidente a tutti. Anche Pippo Inzaghi sapeva benissimo, in estate, che durante il campionato i limiti della squadra sarebbero inevitabilmente emersi. Così, dopo dieci giornate, ci si ritrova al punto di partenza. Già perché quello che di buono la squadra ha fatto vedere nelle prime partite è stato spazzato via da un mini-ciclo disastroso, con due punti in tre partite, contro Fiorentina, Cagliari e Palermo. Si è passati da una squadra che interpretava in maniera innovativa un 4-3-3 offensivo fatto di reparti corti, pressing e ripartenze letali ad undici giocatori sparpagliati per il campo, svogliati, insicuri, in precarie condizioni fisiche e senza un'idea forte di gioco. Un'involuzione che, di settimana in settimana, ha trasformato i rossoneri da una macchina perfetta del gol ad una squadra capace di tirare 10 volte verso la porta avversaria in 270 minuti. Cercasi disperatamente un modulo di gioco definitivo, equilibrato; magari un 4-4-2, dove i solisti, gli egoisti ed i musi lunghi vengono messi da parte per ritrovare spirito, gioco ed una squadra con la “S” maiuscola in grado di lottare per 90 minuti, onorando la maglia a prescindere dal risultato finale. 16 punti in classifica, sui 30 disponibili, frutto di due vittorie e tre pareggi fuori casa e di due vittorie ed un pareggio a San Siro, dove sono già arrivate due sconfitte. 14 le reti subite, praticamente un gol e mezzo a partita, senza dimenticare che Abbiati e Diego Lopez sono stati spesso decisivi evitando imbarcate più ampie. Ma questa purtroppo è ormai una pratica diffusa a Milanello da anni.
La novità, in questa stagione, è l'autogol che ancora mancava in bacheca. Qualcuno svegli De Sciglio prima che l’involuzione che sta avendo lo porti fuori dal giro che conta, e ci spieghi perché di tutti i centrali l’unico che non gioca è Mexes mentre Bonera e Zapata ancora ci deliziano con le loro giocate. La nota positiva sono i 18 gol realizzati, di cui 12 in trasferta, solo due in meno della Lazio che ha il miglior attacco. Honda è la nota lieta, inaspettata. Sei gol e buone prestazioni stanno facendo del giapponese l'unico giocatore indispensabile in attacco. A differenza dei suoi compagni di reparto che finora hanno deluso. “El Niño” Torres non cresce e Menez resta ancora un mistero. Scaricato dalla Roma prima e dal PSG poi, hai illuso tutti con ottime prestazioni nelle prime giornate prima di ritornare ad essere un giocatore egoista, irritante, scollato dal resto della squadra, da oratorio. El Shaarawy deve darsi una mossa, per lui il tempo sta per scadere. Le sue giocate ed i suoi gol iniziano ad essere un lontano ricordo. Sta solo a lui tornare ad essere il Faraone. Sono cambiati i protagonisti della scorsa stagione ma il risultato finora non è confortante. Il reparto più in difficoltà è il centrocampo. Sì salva, come sempre, De Jong e l'ultimo arrivato Bonaventura, ma la qualità tecnica del reparto è imbarazzante. Essien, Poli e Muntari, messi insieme non fanno un solo buon giocatore. Saponara appare e scompare e Van Ginkel, arrivato per sostituire l'infortunato Montolivo, in realtà è a Milano in Erasmus e non certo per giocare a calcio.
L'entusiasmo, lo spirito di squadra, il gioco, la vittoria come medicina per i mali del Milan. Questa la ricetta di Pippo Inzaghi in estate. Ma anche il tecnico si è smarrito nelle ultime partite. Va trovato ed in fretta l'antidoto giusto sia tattico che psicologico perché, in un campionato così mediocre, basta poco per tornare ad esaltarsi piuttosto che cadere in depressione. Inzaghi ha fatto il mea culpa, la società no. Il mister sa che la crescita di una squadra passa anche da momenti difficili, ed è convinto che attraverso il lavoro riuscirà a riportare il Milan a un certo livello. Sabato sera, ore 20:45, si gioca a Genova contro la Samp. Squadra organizzata, determinata, con un'idea di gioco ben definita. Al contrario del Milan. Avversario peggiore, in questo momento, non poteva quindi capitare ai rossoneri, chiamati già, dopo solo dieci partite, a novanta minuti decisivi per il proseguo della stagione.