Circa venticinque giorni, giorno più giorno meno, quelli che sono passati dall’ultima sosta per le nazionali nel mese di settembre. Un mese nel quale la maggior parte delle squadre di Serie A e non, cercano di tracciare una linea per comprendere chi sono, quali potrebbero essere gli obiettivi stagionali raggiungibili e fin dove potranno arrivare. Tante partite, cinque per le squadre non impegnate in Europa, sette per quelle più meritevoli, tra le quali c’è il Napoli. La squadra di Benitez dopo la vittoria di Genova sembrava lanciata per un campionato di vertice con Juventus e Roma, ma qualcosa è andato storto.
Sette partite, dalla seconda di campionato contro il Chievo al San Paolo al Torino di Ventura sempre a Fuorigrotta, passando per le due gare di Europa League, con qualche punto di troppo lasciato per strada. I partenopei hanno dimostrato di non avere costanza di rendimento, nel periodo lungo come all’interno nella singola partita. Troppo altalenanti le prestazioni del Napoli che ha iniziato il proprio tour de force in casa contro il Chievo disputando sì una buona gara sotto il punto di vista del numero delle occasioni avute, ma dal quale ne è uscito con le ossa rotte. L'errore dal dischetto di Higuain ed il gol di Maxi Lopez hanno riaperto la ferita del preliminare di Champions che si stava rimarginando dopo la vittoria di Genova.
Non c’è due senza tre, e nonostante la vittoria di Coppa contro il modestissimo Sparta Praga, l’avversario più temibile del girone, ad Udine è andato in scena il terzo capitolo del pessimo avvio di stagione partenopeo. I fantasmi di una squadra allo sbando hanno avuto conferma nella partita e nell’atteggiamento della squadra al Friuli. Un notevole passo indietro nel gioco corale come nel mero numero delle conclusioni verso la porta di Karnezis, complice anche il turnover eccessivo di Benitez. Un palo di Gargano e due occasioni, nel giro di pochi secondi, per Higuain e Callejon, e nient’altro. D’accordo, un pareggio ad Udine sarebbe stato preso anche come positivo visto lo 0 nella casella dei tiri verso Rafael, ma si sa, quando deve girar male e non fai niente per evitarlo, prima o poi casca l’asino. Gol di Danilo ed altra sconfitta, con il turno infrasettimanale alle porte.
La gara contro il Palermo poteva significare un pronto riscatto, ma anche lasciare la testa sotto la sabbia qualora il risultato fosse stato negativo. Detto, fatto. Il vantaggio di Koulibaly dopo pochi minuti e il raddoppio di Zapata verso il ventesimo, ed un Palermo remissivo, sembravano lanciare gli azzurri verso la riscossa. Le solite disattenzioni difensive e un equilibrio di squadra mai del tutto ritrovato, permettevano ai siciliani di tornare in partita con Belotti e Vazquez. Il secondo gol rosanero è la prova che il Napoli non è ancora guarito. Un gol come se ne sono visti tanti in quest’anno e mezzo: fuga solitaria sulla destra (Morganella che sembrava DeMarcos), centrocampista solo in area pronto a raccogliere il cross del compagno (Vazquez come Muniain) e centrocampisti e difensori del Napoli che come al solito si preoccupavano di marcare l’area di rigore piuttosto che guardare dove fossero gli avversari, schiacciandosi troppo verso il portiere. Il gol di Callejon prima dell’intervallo ridava la speranza, ma Belotti, complice due tre errori da serie minori del terzetto Henrique – Albiol – Koulibaly, rimandava tutti all’inferno. 3-3 e Napoli ancora insoddisfacente.
Nell’ultima settimana la ripresa: si torna a crescere, in condizione come nei risultati. La vittoria di Reggio Emilia contro il Sassuolo (gol del solito Callejon) ha infuso un po’ di serenità al gruppo, ma gli errori difensivi del finale lasciano aperta la porta a dubbi ed insinuazioni sullo stato del paziente. Nel giovedì di Europa League, a Bratislava contro quello che dovrebbe essere il fanalino di coda del girone, c’è stata la passeggiata che ci si aspettava. Senza mai accelerare più di tanto e finalmente presi per mano da Hamsik, gli azzurri hanno superato facilmente gli slovacchi per 2-0. Anche in questo caso però, gli svarioni e le disattenzioni di Ghoulam e Rafael non hanno fatto dormire sonni tranquilli a Benitez e ai tifosi azzurri. Infine, la prova del nove. Quella che può ridare, definitivamente, il sorriso agli azzurri. Il Torino si presenta al San Paolo con molta fiducia e passa anche in vantaggio, ma la reazione degli azzurri è quella giusta. Dal 20’ del primo tempo per 50 minuti si vede il vero Napoli, quello delle grandi occasioni, il migliore di questa stagione. Palle gol a grappoli, anche se l’imprecisione del primo tempo poteva far riemergere vecchi fantasmi; pareggio e sorpasso firmati da Insigne e Callejon, con lo spagnolo che si conferma trascinatore imprescindibile dei partenopei, restituiscono al gruppo quella forza giusta necessaria ad affrontare due settimane di pausa con lo spirito giusto.
Tre vittorie di fila, 9 punti che servono soprattutto al morale ed alla fiducia della rosa, a lavorare serenamente senza quella pressione della piazza e dei media, che aveva contribuito non poco alla crisi della squadra. Per carità, queste vittorie non significano affatto che il paziente sia guarito, perché i problemi soprattutto tattici sono ancora in essere, come gli errori del reparto difensivo o la pochezza di quello di mediana. Le scarse prestazioni e le difficoltà, anche psicologiche, di giocatori cardine come Albiol ed Higuain sono palesi, ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta. Il pipita vive un momento nerissimo. In campionato è ancora a quota zero (due in Europa League) ma quello che preoccupa di più è vederlo sbagliare occasioni clamorose che da un calciatore come lui non ci si aspetta. La doppia occasione dopo il palo di Insigne contro il Toro è la fotografia perfetta del suo momento, ma il valore del giocatore non si discute, ed il riscatto è in programma già a Milano contro l’inter.
Nonostante i continui alti e bassi e considerando che tutte le squadre stanno faticando a trovare continuità di gioco e di rendimento, la candidatura del Napoli per il terzo posto è viva più che mai. Juventus e Roma, anche come qualità e quantità di organico restano superiori, ma la truppa di Benitez vuole essere protagonista, in campionato come in Europa. La possibilità di arrivare terzi in campionato ma anche in fondo nella seconda competizione continentale vorrebbe dire, oltre alla qualificazione diretta in Champions, un altro titolo da mettere in bacheca, e questo Napoli può tranquillamente ambire a tale traguardo. Ma, qual è il vero Napoli? Ai posteri l’ardua sentenza.