Torres si o Torres no? Filippo Inzaghi avrà probabilmente questo dubbio per la testa dopo la partita di sabato sera contro il Chievo. Il tecnico rossonero avrà ben dodici giorni per pensarci, grazie alla pausa per le nazionali, ma sta di fatto che in casa Milan potrebbe nascere un "caso" intorno al reparto offensivo. Con il gran gol di testa segnato al Castellani contro l'Empoli all'esordio, Fernando Torres sembrava essere il bomber tanto atteso dopo l'addio di Zlatan Ibrahimovic. Quando Inzaghi però lo ha richiamato in panchina al 29' del secondo tempo di Milan-Chievo, dopo una prestazione opaca come quella di Cesena, una domanda si è insinuata in molti: El Niño è ancora un campione? Lo spagnolo doveva essere il crack del Milan, l'uomo capace di decidere le partite con la sua esperienza e il suo istinto da centravanti d'area di rigore ma saprà tornare veramente il giocatore ammirato con le maglie di Atletico Madrid, Liverpool e (a tratti) Chelsea?
La fama di top-player che ha accompagnato Torres a Milano era giustificata dalla sua carriera, non certo dalle ultime stagioni: con i Blues infatti non è mai andato in doppia cifra in Premier League e l'anno scorso, tra campionato e coppe, ha segnato solo 11 reti in 41 presenze. Difficile aspettarsi dunque che lo spagnolo facesse subito la differenza ma dopo l'esordio di Empoli il Milan si aspettava di aver ritrovato un grande numero 9. Con lui in campo, però, la squadra ha segnato solo 4 dei 13 gol rossoneri (uno ogni 60 minuti), mentre con Menez adattato come falso nueve sono arrivate 9 reti per una media di un gol ogni 33 minuti.
Contro il Chievo, Torres ha toccato pochi palloni e le immagini che restano della sua prestazione sono un liscio in piena area di rigore e una faccia tirata al momento della sostituzione. Ma c'è qualcosa di più che potrebbe rendere irrequito mister Inzaghi: anche Jeremy Menez, spostato a sinistra nel 4-3-3, non è mai entrato nel vivo del gioco in queste ultime uscite. Il francese ha dimostrato di essere molto più incisivo e determinante se spostato al centro dell'attacco rossonero. Il 4-2-3-1 sarebbe dunque il modulo perfetto, anche per sfruttare il neo-acquisto Bonaventura e un Honda in stato di grazia, ma la spregiudicatezza potrebbe giocare un brutto scherzo ai rossoneri, vista soprattutto la fragilità difensiva. Questo modulo però potrebbe stuzzicare Inzaghi perchè capace di fare le fortune anche di un giocatore che doveva essere il vero leader di questo Milan ma che sembra diventato solo una delle tante alternative nelle sue mani, Stephan El Shaarawy. Il Faraone, se sta bene, è un giocatore capace di fare le due fasi, generoso nel rientrare a dare una mano al centrocampo e abile nel saltare l'uomo nell'uno contro uno e dare profondità sulle fasce. Il numero 92 è chiamato a tornare quello della prima stagione con la maglia rossonera e la sua voglia di rivalsa è grande e sarà dunque molto dura farlo convivere con un ruolo da comprimario. Ecco perchè questo Milan sembra non dover dipendere da un centravanti di razza, da un "vero nueve". Finché Torres (o Pazzini) non saranno al top della condizione, Inzaghi potrebbe essere felice di puntare tutto sulla velocità e la fantasia dei suoi trequartisti. Nel paradosso, lui, il più classico dei veri numeri 9, potrebbe costruire la fortuna del suo Milan senza un attaccante di ruolo.
Intanto, alla ripresa degli allenamenti in vista della sfida con l'Hellas Verona al Bentegodi di domenica 19 mancheranno sette nazionali: gli azzurri Mattia De Sciglio, Andrea Poli e Giacomo Bonaventura, convocati da Conte per la doppia sfida ad Azerbaigian e Malta, l'olandese Nigel de Jong, i colombiani Zapata e Armero e soprattutto il giapponese Honda che affronterà prima la Giamaica a Migata e poi il Brasile a Singapore. Inzaghi spera che il nipponico non smarrisca in questa pausa con la nazionale lo smalto che ha contraddistinto questo inizio di stagione, condito da ben 4 gol e prestazioni convincenti. Alla faccia di chi lo credeva una "pippa"!