A Napoli tira una brutta aria. Il 3-3 casalingo con il Palermo di mercoledì sera ha aperto ufficialmente una crisi già annunciata dopo la cocente eliminazione dalla Champions League, a fine agosto. Dopo un mese, nulla è cambiato e forse la situazione è diventata ancor più critica. Dopo la vittoria in extremis a Genova, il Napoli ha raccolto soltanto un punto nelle tre successive partite in campionato. L'unica gioia proviene dall'Europa League, dove i partenopei hanno battuto al San Paolo il modesto Sparta Praga per 3-1.
Benitez sembra aver smarrito tutte le certezze che l'hanno accompagnato nella passata stagione e cerca di partita in partita, la giusta quadratura cambiando vortiginosamente gli uomini in campo, aggiungendo solo confusione in un ambiente che sembra aver addirittura perso la passione. La formazione messa in campo ad Udine, piena zeppa di riserve, ha lasciato un po' tutti sorpresi e quasi infastiditi. L'allenatore spagnolo è accusato di presunzione ma ha comunque dimostrato un senso di responsabilità che lo contraddistingue e fa di lui l'allenatore più pagato della Serie A. Non è da tutti proseguire con le proprie idee e il proprio stile in una piazza difficile come quella partenopea. Purtroppo il bilancio dei risultati è impietoso: lo scorso anno, alla sua prima stagione alla guida del Napoli, lo score era di 4 vittorie su altrettante partite di campionato, aggiunte alla vittoria casalinga in Champions League contro il Borussia Dortmund.
Al momento i risultati in campionato riportano alla mente l'inizio di stagione del deludente Donadoni che vinse solo alla seconda di campionato contro il Livorno in casa e poi esonerato con soli 7 punti in 7 partite, per fare posto al mago Mazzarri. Un dato preoccupante quindi. Un campanello d'allarme che suona incessante per Rafa che comunque si dice tranquillo e sereno nonostante i malumori della piazza e la vetta della classifica già lontana ben 8 punti. Presumibilmente il futuro del tecnico azzurro verrà deciso al ritorno dagli States del presidente De Laurentiis, ossia dopo la gara del 5 ottobre con il Torino, prima della sosta per le gare delle Nazionali. Serve una scossa, forte e radicale, per convincere ADL, che negli ultimi giorni ha preferito non esternare la sua delusione. Inoltre, che spirino imperterriti venti di crisi lo si nota anche da altri fattori: fischi dei pochissimi tifosi presenti al San Paolo ed il nervosismo di Higuain dopo il k.o. di Udine sfociato in un pugno in una vetrata ed in urla contro i compagni. Il nervosismo prosegue e coinvolge anche l'addetto stampa della società che nella mixed-zone, dopo la partita contro il Palermo, trascina via Inler dopo una domanda "scomoda" dell'intervistatore.
La situazione ormai appare tragica e fuori controllo, anche se il DS Bigon ha provato a rasserenare l'ambiente: "Siamo certi che la squadra si risolleverà da questo momento difficile. La fiducia nelle persone che lavorano qui c'è da parte di tutti quanti. E' normale che il gruppo abbia subito psicologicamente qualche difficoltà, ma sta a noi avere fiducia in noi stessi e nel lavoro di tutti quelli che lavorano per questo gruppo. Fra il mister ed il presidente il rapporto è ottimo e il mercato, con tutto questo, non c'entra". Parole quasi di rito che tendono a nascondere la situazione all'interno della società e della squadra, ma è anche giusto così. I panni sporchi si lavano in famiglia. La crisi c'è e non la si sa occultare. C'è chi ci mette la faccia e si assume le proprie responsabilità, c'è chi si limita a frasi di circostanza per provare a smorzare un pò la delusione, c'è chi in un'intervista viene trascinato via e poi esistono i fantasmi, chi c'è ma non si vede e questo, il presidente del Napoli, dovrebbe capirlo mettendoci la faccia in prima persona. Il suo silenzio lascia spazio a molte polemiche ed, in un momento così delicato, la sua presenza potrebbe risultare fondamentale.