Tutti sotto accusa. Nelle aule di giustizia, come negli uffici, nelle radio e nei giornali, il Napoli è sotto accusa. Lo sono la dirigenza, l’allenatore ovviamente ed infine i calciatori. Nessuno escluso. Tutti in aula per difendersi dall’attacco. Nelle aule di Castel Volturno si studia la difesa, il modo per uscire dalla crisi e da questo periodo nero, nerissimo, che dura ormai dall’inizio della stagione. Un mese potrebbe essere servito per dare il battesimo di fuoco al Benitez bis; il secondo anno dell’allenatore spagnolo, quello che doveva essere quello vero dopo le “prove” del primo, sembra essere partito nella maniera sbagliata.
Quindi ampio spazio alle critiche, ai polveroni, alle accuse ed agli amanti del pettegolezzo che vogliono già Mancini, Spalletti, Montella e Reja sulla panchina azzurra. Benitez ed il Napoli sono, a giusta ragione, sul banco degli imputati. L’accusa, semmai nelle prossime tre gare non si dovessero dare i giusti segnali di ripresa, potrebbe chiedere addirittura al giudice della corte napoletana l’esonero dell’allenatore madrileno. Ma è soltanto colpa di Rafa? Ovviamente il primo a prendersi tutte le responsabilità è sempre l’allenatore, che ci mette la faccia e, molto spesso, anche il posto di lavoro. Di certo Benitez dopo l’undici scriteriato di Udine è riuscito ulteriormente ad aggravare una posizione già di suo scricchiolante dopo l’eliminazione di Champions contro il Bilbao e dopo la sconfitta contro il Chievo al San Paolo. Il primo ad entrare in aula, quindi, è lui.
Poi ci sarebbe la dirigenza. Quella che ha ostentato tanta, forse troppa sicurezza, alla vigilia di un mercato che con il preliminare alle porte era da prendere con le pinze e con i guanti, altrimenti si sarebbe rischiato di lasciarci le penne. Ecco : detto, fatto. I proclami di De Laurentiis a Dimaro sono serviti solo a gettare altra benzina sul fuoco delle parole di coloro i quali denigravano l’opera dell’imprenditore romano da dieci anni a questa parte. C’è anche da dire che il buon Aurelio non fa mai niente per non attirare l’attenzione. Il secondo ad entrare in aula è lui.
Infine, non meno importante, ci sarebbe da valutare la condizione psico-fisica che sta attraversando la squadra. Sembra difficile tenere fuori da una valutazione di questo aspetto sia le scelte di mercato che le decisioni tattiche dell’allenatore spagnolo. Cos’è successo alla squadra che un anno fa di questi tempi vinceva cinque partite di seguito? D’accordo, il mercato non avrà rinforzato quella squadra. Forse la perdita di Reina è stata più importante di quanto ci si aspettava. Probabilmente quello che manca al Napoli è un leader, in campo come nello spogliatoio, che in questi momenti di difficoltà si carichi tutta la squadra e l’ambiente sulle spalle. Quest’uomo non c’è. Doveva esserlo Higuain, ma non lo è. Hamsik, nemmeno per sogno. Quindi, la mancanza di un uomo simbolo potrebbe portare allo sbandamento di una rosa che non ha più le certezze di un anno fa.
Se dovessimo fare una fotografia allo stato attuale del Napoli, tra scoramento, delusione e rabbia, potrebbe apparire così : sullo sfondo ci sono il mercato e Benitez, protagonisti dell’istantanea i tre ex giocatori del Real Madrid : Albiol, Callejon ed il pipita, Gonzalo Higuain. Forse nei loro stati d’animo, come nelle loro prestazioni, risiedono quei pensieri che potrebbero aver condotto alla “rottura del giocattolo” : il mercato deludente, l’uscita dalla Champions e la sensazione di non poter tenere il passo con le prime della classe in Italia. Non sono scuse che possono bastare a giustificare il comportamento di giocatori professionisti, ma qualcosa che condiziona i rapporti tra i protagonisti e le prestazioni in campo c’è. .3
Che Albiol non fosse Nesta o Thiago Silva lo si sapeva anche quando è stato acquistato dal Real, ma il giocatore visto lo scorso anno è il lontano parente di quello che sta scendendo in campo in queste prime partite. L’Albiol visto a Bilbao, come contro il Chievo, è un giocatore spaesato e con la testa altrove. Lo stesso Callejon, passare dall’essere un killer silenzioso a giocare partite abuliche ed apatiche vanno oltre il gol, bellissimo, di Genoa (uno squarcio di sole tra le nubi azzurre). Infine proprio Higuain, il miglior giocatore di questo Napoli, pagato 40 milioni che, in questo momento, passa più tempo ad innervosirsi, sfogare la rabbia e la frustrazione verso arbitri e guardalinee per gli errori dei compagni piuttosto che pensare al calcio giocato. Sicuramente viene servito poco e male dal resto della squadra (basti pensare che a Udine Britos ha toccato più palloni dell’argentino) ma che non giustifica l'atteggiamento negativo del pipita. Un cocktail esplosivo che potrebbe aver definitivamente fatto perdere lo spirito giusto al pipita per far parte del progetto Napoli. L’asse delle meraviglie dello scorso anno, lo spagnolo ed Higuain, sono anche il duo che probabilmente in campo potrebbe risentire maggiormente della scarsa campagna rafforzamenti.
Nel maxi processo napoletano di questi giorni, l’unica arma che può impugnare la difesa azzurra è quella del campo, l’unico e solo giudice, equo ed imparziale. L’obbligo di fare punti mette tanta pressione sulle spalle dei giocatori e dello staff azzurro, ma da giocatori di quel calibro, con quel nome, abituati a ben altre platee, ci si aspetta molto di più. Il Napoli deve reagire e lo deve fare da subito. Domani c’è il Palermo al San Paolo, poi il Sassuolo e l’Europa League a Bratislava. 9 punti. 3 vittorie. Niente scuse. Dentro o fuori. Il giudice del campo è pronto ad emettere la sentenza.