"Se i parametri zero fossero tutti come lui...": Filippo Inzaghi aveva detto così ai microfoni della stampa dopo la partita del Tardini vinta dal Milan per 5-4 sul Parma. Il riferimento, naturalmente, era per Jeremy Menez, assoluto protagonista della gara, autore di una prestazione da capogiro. Il francese, arrivato in punta di piedi a Milanello, è ora l'idolo indiscusso dei tifosi. Proprio il popolo rossonero non era di certo sceso in piazza con le bandiere per festeggiare il suo acquisto a inizio estate e anche qualche opinionista e (finto) esperto di calcio aveva storto il naso davanti all'ennesimo "colpo" a zero del dottor Galliani. Il campo, seppur dopo sole tre gare ufficiali, ha ribaltato tutto. Menez ha impressionato, compagni ed avversari, e in una notte (quella di Parma appunto) è riuscito a stregare gli appassionati di calcio italiani. Il numero 7 rossonero, ora finalmente felice, vuole togliersi però qualche sassolino dalla scarpa: bersaglio delle critiche la sua ex squadra, il PSG.
PSG, BLANC, I TWEET E IL PASSAPORTO- "Al PSG chi non è francese ha più possibilità di giocare". Ecco la prima frecciata scoccata da Jeremy Menez. L'attaccante francese parla dalle pagine di France Football e attacca senza paura tutto l'ambiente all'interno della squadra della capitale e, soprattutto, punta il dito contro il già precario Laurent Blanc. L'ex PSG, tornato a brillare con la casacca del Milan, spiega senza giri di parole i motivi del suo scarso impiego in campo, parla dei diversi inconvenienti patiti con la squadra e dell'intoccabilità di giocatori come Zlatan Ibrahimovic. “La concorrenza non mi fa paura – ha detto il fantasista al giornale transalpino – ma deve essere sana e leale. Invece oggi è meglio essere stranieri per giocare nel PSG. E soprattutto bisogna curare la comunicazione”. Menez ne ha una per tutti e arriva il turno dell'ex compagno Lucas: “E’ lì da due anni, ha segnato meno di me, ma è costato di più ed è brasiliano. Io invece sono francese e parigino, non ho né un account Twitter né Instagram per postare belle foto o messaggi. Non faccio il bello sui social network. Questo però non significava che non amassi il PSG, semplicemente non fingo, mentre ormai molti giocatori agiscono diversamente...”. Questione di stile e immagine del club dunque, ma anche di tattica: “Blanc mi usava come ai tempi della nazionale, sui lati. All'inizio mi andava bene ma avevo bisogno di un ruolo per migliorare e mostrare tutto il mio valore. Però avevo davanti giocatori come Ibrahimovic, irrinunciabile sicuramente, ma anche intoccabile. Sembrava contasse di più lui che l'allenatore nelle decisioni”.
IL MILAN, ANCELOTTI E PIPPO INZAGHI— Ma la storia di Menez sta scrivendo ora un nuovo capitolo, iniziato nel migliore dei modi. Il fantasista francese ha parole anche per la sua nuova squadra, il Milan e per il suo mister, Pippo Inzaghi. “Anche al Milan c'è molta concorrenza con Torres, El Shaarawy, Pazzini, Honda, Niang, ma qui il posto si guadagna lavorando duro. La differenza è che qui gioca chi suda in allenamento, al PSG giocava chi aveva il nome”. Dell'avventura vissuta in patria però, Menez ricorda con piacere un allenatore che lo aveva valorizzato facendolo giocare da vero attaccante: “Ancelotti capì tutto e mi diede molta libertà. Con lui giocavo davanti, mi metteva sui lati solo se non c'erano alternative. Il mio vero ruolo è da punta centrale o dietro l’attaccante. E’ in quella posizione che mi sento più forte e mi esprimo al meglio. E anche se non sembra, a me piace correre”. Un messaggio, forse, per Inzaghi con cui è scattata subito la scintilla: “E’ stato un grande attaccante e mi ha fatto capire che mi voleva davvero, come tutti al club. Ibra e Thiago Silva mi avevano parlato sempre bene del Milan e adesso capisco il perchè. Ora sono felice, darò il massimo per questa maglia!".