Domani si riparte. Si riparte fuori dalle coppe; dalla coppa più bella, affascinante, quella dalle grandi orecchie che per sette volte è stata rossonera. Fuori dal calcio che conta, quello dei milioni di euro, dei petrol-dollari arabi e russi. In Italia il dio danaro non ha lasciato tracce e neanche ad Arcore hanno più notizie di lui. Quindi dopo quasi trent'anni di privilegi, di successi, di palloni d'oro e di grandi allenatori la nuova realtà rossonera, dopo anni passati a convincersi che la nuova frontiera del calcio fosse quella dei parametri zero, si è vista superare dal nuovo che avanza ( Roma,Napoli e Fiorentina), pericolosamente in ritardo sull'inthohirnazionale, surclassata dalla competente arroganza degli Agnelli. Dal pallone d'oro Jean-Pierre Papin che veniva acquistato per sostituire il cigno di Utrecht Marco Van Basten, infortunato, alla necessità di fare cassa con qualsiasi giocatore possibile per riequilibrare il bilancio prima e poi, eventualmente, infoltire e non rinforzare la rosa.

Il diavolo riparte. Riparte dalle alleanze strategiche di Galliani, per fronteggiare la mancanza di denaro e da Lady B e le sue idee; una nuova sede, un nuovo logo ed un nuovo tecnico, Pippo Inzaghi, con il suo ossessivo, competente e realistico entusiasmo. Ossessivo perchè non sarebbe mai diventato SuperPippo senza la sua maniacale, eterna, professionalità. Competente perché è un predestinato. Lo dico subito, prima che inizi la stagione così, giusto per fare chiarezza. Realistico perché ci vuole tempo; tempo per restituire un'anima alla squadra ed a tutto l'ambiente che negli ultimi tre anni ha assistito allo smantellamento tecnico, smarrendosi per gli anelli di San siro; vagando, senza ogni certezza su ciò che riserva il futuro. Perché i tifosi, quelli veri, non rinnegano i successi e le gioie uniche vissute, con il Pianeta calcio ai loro piedi, ma il tifoso va sfamato perchè restare troppo a lungo nell'oblio significa spegnere le fiamme che alimentano il Diavolo da sempre.

La mancanza di programmazione unita alla poca trasparenza della società ( un po' per caratteristiche presidenziali ed un po' per orgoglio dirigenziale ) non va di pari passo con il "torneremo a vincere". Il rischio alto è quello di abituare il tifoso alla rassegnazione definitiva piuttosto che all'attesa per nuovi successi. Ed a quel punto il tifoso che chiederà l'abbonamento allo stadio in prestito con diritto di riscatto a fine stagione non potrà essere ignorato. Quindi chiarezza e realismo perché di pazienza bisogna averne tanta. Anzi tantissima. Ma la luce in fondo al tunnel se ti chiami Milan primo poi arriva.