Dai propositi d'addio a pensieri di ritorno. Tommaso Ghirardi lancia un segnale, chiaro. La porta, se non aperta, è socchiusa. Possibile un clamoroso dietrofront del presidente ducale, fino a pochi giorni fa convinto a lasciare un mondo del calcio che non sentiva più suo.
I gialloblù, estromessi dall'Europa per ritardati pagamenti, hanno visto svanire ogni tentativo di protesta, ogni sospiro di speranza. In tutti i gradi il Parma ha provato a riconquistare l'accesso a quella Coppa che il campo aveva giustamente affidato a Donadoni e ai suoi.
"Il calcio per me è finito", così si era espresso Ghirardi il giorno dopo la sentenza. Da allora è cambiato tanto, soprattutto ai vertici del calcio. Si è chiusa l'era Abete, dopo il fallimento mondiale e al timone della FIGC è approdato, con l'appoggio anche del Parma, Carlo Tavecchio.
"Sono dimissionario perché credo di aver subito un torto ma questo non significa che la proprietà del Parma non sia mia e della mia famiglia. Non c'è nulla di strano, quindi, se vado a vedere un'amichevole o un allenamento (il riferimento è alla sua presenza a Birmingham per la gara con l'Aston Villa, n.d.r.). Il Parma è una società per azioni dove la mia famiglia è la maggior azionista e dove io ho dei forti interessi. Sarei stupido a non seguire i miei interessi".
"La mia posizione fino all'approvazione del bilancio rimane dimissionaria. Per un anno la Federazione ci ha massacrati. Vedremo se, con la nuova gestione Tavecchio, questo mondo mi darà ancora soddisfazioni per mettermi ancora in prima persona. Dopo due mesi, non mi sembra giusto tornare sui miei passi senza aver combinato nulla. Ma credo che il can can mediatico che abbiamo fatto e che abbiamo subito possa avere influito su questi cambiamenti in Federazione, perché noi siamo convinti di aver ragione. Mi auguro, con questa nuova Federazione, di trovare nuovi stimoli, di trovare supporto e magari di poter tornare al mio posto. Se non ci saranno dei cambiamenti, però, non ci tornerò", queste le impressioni rilasciate a Radio Bruno.