Clarence Seedorf paga, come Allegri, per colpe non solo sue. Ma la differenza tra i due ha qualcosa di storico. Perché per la prima volta un allenatore scelto dal Presidente non viene blindato ed accontentato sul mercato, come è accaduto per Sacchi e Capello, che sono state le “creature” di Silvio Berlusconi per eccellenza ma finisce nella raccolta dei tecnici, tutti però finora “figli” di Galliani, silurati con una battuta. Insieme ai vari Tabarez “ chi è un cantante di Sanremo? ”, Zaccheroni “ un sarto distratto può rovinare una buona stoffa ”, Leonardo “ fa giocare male il Milan ” ed Allegri che “ No capisce un c….”.
“ Tanti potrebbero gestire lo spogliatoio del Milan ”. Colpevole di non essere riuscito a farsi amare dai giocatori. Nonostante il derby vinto domenica scorsa, il Presidente ha rotto gli indugi, confermando a parole quello che già da mesi tutti sapevano. Vale a dire che Clarence Seedorf non sarà nella prossima stagione l'allenatore del Milan. Da settimane infatti gli avvocati dell'olandese e quelli della società rossonera stanno trattando la famosa buonuscita. Una situazione paradossale, che sembra la versione 2.0 del finale della scorsa stagione. Quindi ritorniamo alla prima versione: Massimiliano Allegri, con ancora un anno di contratto, era ad un passo dalla Roma ma la società rossonera bloccò il suo passaggio nella Capitale, perché priva di soluzioni alternative, senza però rinnovargli il contratto. Così a dicembre è stato più facile mandarlo via, dovendogli pagare solo sei mensilità. Ed al suo posto, con sei mesi di anticipo rispetto al progetto iniziale, arriva Clarence Seedorf al quale viene fatto un contratto di tre anni a 2,5 milioni di euro netti a stagione. Qui ci si chiede: che cos'è il genio? Mandare via un allenatore bruciato e sfiduciato da mesi e sostituirlo con uno che non ha mai allenato, convincendolo a suon di milioni di euro.
L'olandese, da sempre il più grande imprenditore di se stesso, si è fatto due conti ed ha accettato. Straconvinto che l'appoggio del presidente gli avrebbe consentito di lavorare, a lungo termine, imponendo le sue idee e cercando rinnovamenti anche all'interno della società. I numeri sono dalla parte di Seedorf, come l'anno scorso i risultati erano dalla parte di Allegri. Ma a due giornate dalla fine del campionato, con la possibilità di centrale il più misero degli obiettivi rimasti, regna il solito caos calmo degli ultimi anni. La panchina rossonera è di fatto libera.
E adesso? Adesso si parla di Pippo Inzaghi, perché già a libro paga Milan e che sarebbe la soluzione interna low cost, come già accaduto quando Ancelotti andò al Chelsea ed a sostituirlo fu Leonardo. Ma su questo tema lo stesso Berlusconi non ha dato indicazioni “ decideremo tutti insieme a fine stagione ”. Si fanno tanti nomi, oltre a quello di SuperPippo, ma la sensazione è che per risolvere il problema bisogna andare alla radice. Quindi torniamo a quello che avevamo già scritto e detto mesi fa. Il problema non è l'allenatore; il problema è la società. Una società che ha scritto pagine irripetibili del calcio italiano ma che negli ultimi anni sta facendo tribolare e non poco i milioni di tifosi rossoneri. Tifosi che hanno sicuramente la “pancia piena” per tutto quello che hanno vinto, ma che al tempo stesso vorrebbero sapere quali sono i progetti del futuro del Milan mentre assistono, quasi impotenti, alla fine di un’epopea. Le squadre solitamente si costruiscono tra marzo ed aprile mentre al Milan abbiamo visto una squadra che è stata smantellata ripetutamente, ricostruita in gennaio e che probabilmente subirà un'ennesima rivoluzione a luglio. Ma sarà la solita rivoluzione dei parametri zero? O si investiranno dei sodi, anche se pochi, su giocatori giovani per tentare di ricostruire la “spina dorsale” della squadra? E chi sarà l’allenatore che deciderà di salire a bordo su una nave in avaria?