Gente elegante, la corsa all’ultimo biglietto, gli ultimi preparativi e il sipario che si apre. Inizia lo spettacolo. Potremmo benissimo essere all’Arena di Verona e invece siamo alla “prima” di Clarence Seedorf a San Siro, nella Scala del calcio, sulla panchina del Milan. Dopo la pesante sconfitta contro il Sassuolo, il Milan ha esonerato Massimiliano Allegri. Il favorito a sedersi sulla panchina rossonera, nella notte tra domenica e lunedì, sembrava essere Filippo Inzaghi, attuale tecnico della Primavera. Ma la mattina successiva con un “coup de theatre” degno di tal nome, arriva Clarence Seedorf, il Professore, il regista perfetto per comandare un gruppo di attori allo sbando.
Pochi giorni di prove per stracciare il copione firmato Massimiliano Allegri e per imbastire un canovaccio tutto nuovo, una sceneggiatura che sarà da affinare e raffinare con il passare dei mesi. Ma il tempo è crudele, tiranno, la prémièr di Clarence Seedorf alla Scala del calcio è imminente. Non c’è tempo da perdere. Questa sera si va in scena, si accendono le luci e migliaia di curiosi si attendono già di intravedere quella nuova filosofia di gioco alla quale Seedorf aspira. Tutti all’attacco, filosofia offensiva, come il Milan vecchia maniera. L’avversario non è dei più semplici: il Verona di Mandorlini è la vera rivelazione di questo campionato. Dopo il girone d’andata la squadra veronese occupa il quinto posto in classifica con 32 punti, gli stessi dell’Inter di Mazzarri. Un debutto impegnativo per il tecnico olandese e per il suo Milan che dovrà anche fare i conti con l’infortunio di Pazzini e con la squalifica di Muntari.
La filosofia offensiva del nuovo regista rossonero si incarna nel modulo di gioco, un 4-2-3-1 super offensivo che Seedorf metterà in campo già a partire da questa sera. In porta nessun dubbio: il titolare è Cristian Abbiati. La difesa a 4 prevede Mattia De Sciglio e Urby Emanuelson sulle corsie esterne, con Rami e Bonera centrali. La sorpresa dell’ultimo minuto potrebbe essere l’impiego di Zapata al posto di Daniele Bonera, molto impreciso nell’ultima gara di campionato, persa 4-3 contro il Sassuolo. I due frangifrutti davanti alla difesa saranno sicuramente Montolivo e De Jong. E poi, spazio alla fantasia e all’improvvisazione con Honda, Kakà e Robinho ad agire dietro Balotelli unica punta. Seedorf ha parlato a lungo con Balotelli in questi primi giorni della sua nuova esperienza rossonera, sottolineando a più riprese come il giocatore bresciano rappresenti l’attore protagonista di qualsiasi spettacolo che metterà in scena nei prossimi mesi. Non convocati Saponara, Abate e Constant, alle prese con i problemi fisici.
Mandorlini, orfano di Jorginho ceduto al Napoli, metterà in campo la squadra con il 4-3-3 che prevede Rafael tra i pali; Cacciatore, Moras, Maietta e Agostini a comporre la linea difensiva; Romulo, Hallfredsson e Cirigliano a centrocampo, a supporto del trio offensivo costituito da Iturbe, Gomez e uno tra Cacia e Jankovic. Luca Toni non figura nella lista dei convocati. La punta di diamante del Verona è ferma ai box per influenza.
Il posticipo di San Siro sarà diretto da Mauro Bergonzi della sezione di Genova. Accanto a lui ci saranno i due assistenti Giallatini e Dobosz, il quarto uomo Paganessi e i due arbitri addizionali De Marco e Candussio. Il fischietto genovese ha diretto il Milan l’ultima volta il 19 maggio 2013 in occasione del trionfo rossonero sul Siena che ha garantito al Diavolo di disputare i playoff di Champions League.
Milan e Verona si sono incontrati in Serie A 47 volte con un bilancio nettamente a favore dei rossoneri: 22 vittorie del Milan, 17 pareggi e 8 vittorie veronesi, alcune delle quali “fatali” al Milan. I rossoneri in 11 delle ultime 12 sfide hanno sempre segnato un gol e i veneti non hanno mai vinto contro il Diavolo a San Siro. Alla Scala del calcio il Milan si è imposto 14 volte. 9 sono stati i pareggi. E questa sera un altro spettacolo. La platea rossonera si attende molto da Clarence Seedorf, ma solo quando si chiuderà il sipario avremo la giusta percezione del fiasco o del capolavoro. Buona la prima?