Undici guerrieri nel terreno disastrato del Sant'Elia. La prestazione di ieri del Cagliari contro il Napoli si può riassumere così. Novanta minuti giocati ad alta intensità, pressing snervante e ripartenze pericolose, in grado di mettere in difficoltà più volte la terza forza della Serie A.
LA FORZA DELLA COMPATTEZZA - I sardi hanno superato l'ennesima prova di maturità, mostrando una volta di più di poter giocare a viso aperto anche con l' avversario più difficile. Una partenza sprint, i quindici minuti iniziali sono stati perfetti, il Napoli è rimasto nella propria trequarti, affondato dall'aggressività della mediana avversaria e colpito da un Nenè tornato ai livelli di qualche anno fa. Dopo la rete subita i partenopei sono cresciuti, hanno trovato subito il pareggio dal dischetto e preso il pallino del gioco, ma il possesso palla imposto nel resto della frazione è risultato sterile, fermato da un muro rossoblu difficile da superare.
UNA MEDIANA INSUPERABILE - Nella ripresa il ritmo di gioco è calato, ma l'atteggiamento non è cambiato: il Napoli ci ha provato, cercando di sfondare per vie laterali, ma Dessena e Pisano hanno arginato come meglio non potevano le accelerazioni di Insigne e Callejón prima, di Higuain e Mertens negli ultimi minuti. La partita si è decisa in mezzo al campo: Nainggolan, protagonista di una prestazione eccezionale, Conti ed Ekdal hanno tenuto campo sulla mediana, costringendo Dzemaili e Behrami in copertura e togliendo soluzioni offensive importanti ai partenopei, che si sono affidati in più occasioni ai lanci lunghi dei terzini per i trequartisti.
ATTEGGIAMENTO INTELLIGENTE - Negli ultimi minuti il Cagliari ha provato a rendersi pericoloso in avanti, sfruttando l'abilità di Pinilla nel gioco aereo, ma non si è mai scoperto eccessivamente, mantenendo anche nel finale ordine e compattezza. Il punto portato a casa è un punto guadagnato con merito, che dà morale e chiude positivamente un anno difficile, condizionato più dalle vicende extracalcistiche che da quelle legate al campo.