Quante cose possono cambiare nel giro di una decina d'anni. All'epoca del primo storico derby in Serie A tra Hellas e Chievo erano da pochi mesi crollate le Torri Gemelle e, come quel tragico evento costituì lo spartiacque tra due epoche, così quella gara, o meglio quella stagione, sancì un clamoroso ribaltamento delle gerarchie nell'ambiente calcistico scaligero.
Nel lontanto 2001, infatti, il Chievo rappresentava la "Cenerentola" del campionato italiano, la bella storia di un piccolo quartiere di Verona da 2500 anime che conquista la massima serie, mentre l'Hellas poteva contare su tutt'altro blasone e storia ( tra cui lo scudetto conquistato con mister Bagnoli nel 1985).
Nella sfida d'andata ad imporsi, grazie ad una spettacolare rimonta, fu l'Hellas guidato in panchina da Alberto Malesani, che in squadra poteva contare su una schiera di giovani poi affermatisi a grandi livelli, come Gilardino, Mutu e Camoranesi; al ritorno , invece, vinse il Chievo di capitan Corini ( a segno all'andata), oggi fresco allenatore dei clivensi.
Al termine di quella stagione il "Chievo dei miracoli" raggiunse un incredibile 5° posto , mentre l'Hellas retrocesse mestamente in B. Da allora , fatta eccezione per una piccola parentesi di un anno nella serie cadetta, il Chievo si è trasformato da semplice favola a solida realtà della massima serie, per l'Hellas, invece, sono stati anni di continui saliscendi tra purgatorio ed inferno fino alla tanto agognata promozione in A dello scorso giugno.
Ora le cose sembrano, magicamente come allora, tornate alla "normalità". L'Hellas neopromosso arriva all' undicesimo "derby dell'Arena" ( bilancio finora in perfetta parità con 4 vittorie per parte e due pareggi), forte di uno splendido avvio di stagione e alla ricerca della settima vittoria casalinga su sette incontri al Bentegodi, mentre il Chievo si ritrova impantanato all'ultimo posto in classifica, apparentemente incapace di uscire dalla crisi. Forse il volo dei Mussi è giunto al capolinea. O forse no. In ogni caso, è stato bello crederci.