9 novembre 1986. E allora, si chederanno molti di voi, giustamente poiché questa data a molti non dice niente, per un napoletano però rappresenta tanto, se non tutto. Una sorta di turning point, un punto di svolta e di presa di coscienza. Su quello che accadde allo stadio Comunale di Torino quella domenica pomeriggio il celebre scrittore partenopeo Maurizio De Giovanni ci ha anche scritto un libro cult per chi ama i colori azzurri “Juve-Napoli 1-3. La presa di Torino”. Sì, perché la squadra allenata da Ottavio Bianchi, dopo 19 anni di astinenza, tornava a vincere in casa della Juventus. E che Juventus. E che vittoria per il Napoli.

Maradona da "Io sono el Diego", sua autobiografia uscita nel 2010, la ricorda così: "Le altre, le grandi, erano spaventate. Avevano Platini, avevano un sacco di fenomeni, ma anche una paura nera! Esponevano striscioni razzisti, ma per timore: non capivano come dei poveracci del sud si stessero prendendo una fetta di quella torta che prima mangiavano solo loro, e per giunta la fetta più grande". Il 9 novembre 1986 succede una cosa incredibile: perdevamo 1-0, pareggiammo e lo stadio esplose, tutti festeggiavano... Noi non capivamo. Quando avevano segnato loro si era sentito 'gol' e basta. Segniamo il secondo e di nuovo tutti a festeggiare. Il terzo, ancora di più. Claro, lo stadio era pieno di lavoratori, tutti del sud! Terminarono gridando Na-po-li! Na-po-li! Fu una cosa impressionante!".

La Juventus, all'epoca allenata da Rino Marchesi che aveva preso il posto di Trapattoni, era la squadra campione d’Italia in carica e tra le sue fila annoverava campioni come Gentile, Cabrini, Platini e Laudrup. Quel Napoli, in cui brillava la stella di Maradona, vinse con un perentorio 3-1, prese consapevolezza della propria forza e andò a vincere il primo Scudetto della sua storia. E se dopo 27 anni, sempre nel mese di novembre, questo Napoli, nuovo ma più maturo, ripetesse la stessa impresa e si lanciasse verso la conquista del tricolore?

9863 giorni dopo, tanto passa dal 9 novembre 1986 al 10 novembre 2013, non c'è più Maradona, ne Cavani e il nuovo Re del San Paolo si chiama Higuain. Il Napoli albiceleste è suo. Lui è l'uomo in più in campo, quello che maggiormente fa la differenza. La pedina inamovibile. Con lui in campo gli azzurri hanno sempre la possibilità di dire la loro contro chiunque. Ma a dare un tocco tutto argentino al big match di domenica ci sarà un altro top-player: Tevez. Finalmente contro si potrebbe dire visto che questa di domenica sarà soltanto la seconda volta dove i due argentini giocheranno l'uno contro l'altro. Infatti prima del match di Torino, il "Pipita" e "l'Apache" si sono incontrati soltanto nel match di apertura di Champions League della scorsa edizione, quando al Santiago Bernabeu il Real Madrid del futuro napoletano si impose per 3-2 sul Manchester City. Nessuno dei due però andò in gol. Davvero difficile ipotizzare che non lo faranno neanche questa volta, considerando che l'asso argentino, sponda Napoli, è attualmente lo spauracchio di ogni difesa avendo collazionato 8 gol in 13 presenze tra Serie A e Champions League.

Ma continuamo a fare un po' di amarcord. Torniamo a quella domenica di 27 anni fa. Il Pibe de Oro sbarcava in Piemonte per l'ultima seduta prima della partita e ai cronisti dell'epoca che gli facevano notare che Agnellli considerava il Napoli la candidata numero uno al titolo rispose: "Ringrazio Agnelli, è un uomo di classe, mi piacerebbe incontrarlo, farmi raccontare la sua vita. Parlargli mi arricchirebbe, difficile conoscere uno della sua esperienza, con il suo fascino. E spero sia un mago, sentito il suo pronostico". L'Avvocato alla fine, tra le mille altre qualità che aveva, si dimostrò anche essere un discreto "mago". Ancora una volta ci aveva giusto, ma queste sono sono altre storie. In quel caso comunque era la nona giornata di campionato, si assegnavano 2 punti e Juventus e Napoli guidavano la classifica appaiate a 12 punti. I bianconeri campioni d’Italia erano imbattuti da 19 anni contro gli azzurri in casa e sconfitti dai partenopei persero la vetta della classifica per non riprenderla più in quella stagione. Mentre quest'anno Juventus e Napoli sono appaiate a 28 punti al secondo posto, dietro una grande Roma, ma hanno come ovvio che sia entrambe ambizioni di scudetto.

Come quel Napoli, anche questo Napoli sogna in grande. Rafa Benitez ha portato autostima, Higuain, Callejon, Albiol e Reina e nuova consapevolezza della propria forza. Di fronte c’è una Juventus solida e rodata, che però ha mostrato qualche piccolo segnale di cedimento. Ecco perché le solite frasi “Sarà una partita come le altre, prima o poi dobbiamo affrontare tutte le squadre” questa volta non valgono. Se il Napoli espugna Torino inizia a crederci davvero. Se la Juventus, domenica, conferma la sua superiorità, può scalfire le ambizione partenopee. Sarà una partita fondamentale, esattamente come lo era, a livello mentale, 27 anni fa.

CONCLUSIONE - Il Napoli ha vinto a Torino con la Juventus, in campionato, solamente in sette occasioni su 67. L’ultima è avvenuta nel 2009, con un rocambolesco 2-3 in rimonta. Sono ben 148 i precedenti tra la squadra di Conte e quella di Benitez, tra Serie A, Coppa Italia, Serie B, Coppa Uefa e Supercoppa Italiana; il confronto vede in netto vantaggio i bianconeri che hanno vinto ben 68 volte (quasi il 50%), mentre il Napoli ha ottenuto solo 31 vittorie; non pochi i pareggi, ben 49, l'ultimo (2-2) il 22 maggio 2011. Da non dimenticare, infine, la vittoria del Napoli contro la "Vecchia Signora" nella finale di Coppa Italia nel 2012 per 2-0, vittoria che valse ai partenopei la loro quarta Coppa Italia e il primo trofeo dell'era De Laurentiis.