Rafa Benitez ha rilasciato un intervista al Mattino, partendo dalla sfida di venerdi contro la Roma: “Una cosa è il campionato e un’altra la Champions. In Serie A ci sono tante partite e c’è una corsa basata sulla resistenza. Si vince alla fine, non venerdì. Se vinciamo noi non vuol dire che sono migliore io di Garcia, stessa cosa se vincono loro".
Parlando invece degli infortunati: "Sono fiducioso per qualcuno, ma non per tutti. Bisogna vedere le condizioni di ognuno - continua il tecnico spagnolo, dirottando l'intervista sul prossimo avversario - Garcia è un tecnico di massimo livello, siamo stati una settimana insieme a Valencia, ma sono sempre contrario a questi confronti tra gli allenatori per decidere chi è più bravo".
Si cambia argomento, uno più delicato, la chiusura degli stadi: "Non è giusto chiudere gli stadi. Non possiamo far pagare a 60mila persone quello che combinano solo 200 tifosi. Negli stadi ci sono le telecamere a circuito chiuso per osservare i tifosi e individuare i responsabili, in Inghilterra lo si fa da tempo e la polizia li espelle dal campo - parlando invece dei suoi ragazzi - noi abbiamo in rosa 24-25 giocatori ed è impossibile controllarli tutti. I calciatori fanno un qualcosa di speciale e ti aspetti da loro un messaggio sociale: qualcuno lo fa, altri non lo fanno. Se ci alleniamo all’80% col pallone siamo sicuri che tutti faranno la stessa preparazione. Noi dobbiamo allenare le gambe ma anche l’uomo, la persona. Soprattutto quando si giocano due partite a settimana se non hai un po’ di riposo guardi sempre allo stesso allenatore e lo stesso preparatore e ti stanchi.
Dopo l'argomento squadra, si va sul personale: "Ho scelto di vivere a Castelvolturno perchè l'albergo è a cinque metri dal centro sportivo e questo è un vantaggio, se devo andare in città ogni volta occorrono 50 minuti. Ma Napoli la sto vivendo: ho visto Palazzo Reale, il Cristo Velato e Napoli sotterranea. A Londra, nella prima riunione, mi colpì l’energia di De Laurentiis, mentre Bigon e Chiavelli erano tranquilli. Questa differenza mi sembra positiva. Io al presidente gli dico sempre quello che penso e lui mi accontenta al 50 o all’80%. Lo stesso accade al contrario. Io che vengo dall’Inghilterra so che ogni squadra, dalla Premier alla Championship, ha un centro sportivo e lo stadio di proprietà. Lo stadio e il merchandising fanno la differenza, le società che pagano più soldi vincono nove volte su dieci il campionato. Nel 99% dei casi le squadre che spendono di più vincono anche. Questa è una regola o quasi. Siamo ancora un po’ distanti con le big d’Europa, ma allo stesso modo dico che il mio Valencia, che in teoria non poteva competere con Real e Barcellona, comunque ha vinto.
Ennesimo argomento delicato, Cavani e il mercato: "Mi sembrava volesse andare via. Dissi ad Aurelio che se fosse andato via avremmo dovuto essere sicuri di fare investimenti per migliorare la rosa e così è stato. De Sanctis? Abbiamo Rafael e dobbiamo prepararlo per il futuro. Quando Morgan è andato via c’è stata l’opportunità Reina e non potevamo non afferrarla. Di mercato non ne parlo. Il mio lavoro da oggi al 1° gennaio è lavorare con questa squadra e far crescere tutti. Mascherano non ho bisogno di seguirlo perché lo conosco benissimo. Sono contento per i giocatori che abbiamo in rosa, ma questo non vuol dire che non lavoriamo per il mercato. Dobbiamo essere sempre vicini alla perfezione per provare a vincere qualcosa. Il nostro messaggio è questo: essere forti negli anni come squadra e società. Non serve vincere una volta e basta, meglio essere cinque anni sempre ad alti livelli”.