Sono passati solo una manciata di anni da quando è stato creato il termine "Cholismo" ma Simeone aveva iniziato a vincere e a convincere con il suo Atletico Madrid ancora prima della fuoriuscita dell'etichetta del suo modo di concepire e insegnare il calcio. Perché il Cholismo è stato un successo ancora prima di trionfare contro il Real Madrid, quella squadra che in ambito europeo sembrava una bestia nera, una sfida maledetta per i biancorossi di Madrid. Ma, a quanto pare, in ambito supereuropeo, il gioco del Cholo non sembra avere difficoltà, non sembra voler sopprimere al dominio delle merengues che crollano miserabilmente dinanzi al talento, alla grinta, alla garra, al corazon dei marines colchoneros. Giocatori guidati da un Diego Simeone che, come nella finale di Europa League di Lione contro il Marsiglia di Rudi Garcia, è costretto a veicolare i suoi dagli spalti, come un leone in gabbia che ruggisce, urla, sbraita dalla rabbia per non poter sentire l'odore del sudore dei suoi giocatori, non poter toccare con mano le spalle dei suoi uomini.
Ecco il trionfo del Cholismo, del cuore e della voglia rojiblanca che batte la classe e la raffinatezza del Real Madrid che, dopo aver rimediato allo svantaggio iniziale, vede crollare il proprio castello di sabbia dinanzi alle gesta del talento di Koke, di Saul, di Lemar, dinanzi al muro di Godin e Oblak, dinanzi, soprattutto, a quel guerriero che lotta con il coltello fra i denti che di nome fa Diego Costa, che riabbraccia il suo numero 19. Difficile capire come Antonio Conte non sia riuscito a trovarsi con l'attaccante spagnolo ai tempi del Chelsea ma Diego è così: o si prende o si lascia, non cambia per nessuno. È stato proprio lui che ha incarnato il sentimento che racchiude la squadra supercampione d'Europa; ha portato avanti, per tutta la partita, la rabbia e la voglia di condurre in trionfo questa squadra, l'Atletico Madrid, quella che sarà sempre e per sempre la sua squadra. Le battaglie ingaggiate, volute e cercate con Sergio Ramos, con Carvajal, con Varane, con Marcelo, insomma, con tutta la difesa blanca che può nulla dinanzi alla furia dell'attaccante fatto apposta per Diego Simeone che ha dichiarato di aver scelto l'Atletico non per soldi ma per ragioni personali.
Un Griezmann, neo campione del mondo, apparso più anonimo che protagonista, non ha fatto alcuna differenza: l'Atletico vince anche grazie al "sentimiento" che, a seguito degli addii di pilastri come Fernando Torres e Gabi, si pensava potesse perdersi, sparire e invece no. Koke ha cominciato dalle giovanili dell'Atletico per poi essere aggregato alla prima squadra nel 2009 dopo qualche apparizione nella squadra B, Saul gioca nelle giovanili dal 2008 per poi aggregarsi stabilmente alla prima squadra nel 2014 a seguito del prestito al Rayo Vallecano, dopo essere stato scartato proprio dalla rivale del Real. E poi c'è quel neo capitano Diego Godin che è ben consapevole del senso di appartenenza alla maglia, quel "ragazzino" di 32 anni che dimora stabilmente nella difesa dell'Atletico da 8 anni e che è stato capace di vincere tutte le Supercoppe Europee che la sua squadra ha disputato nella sua storia. Il difensore originario di Rosario è diventato il nuovo leader per i suoi compagni, vecchi, nuovi e giovani aggregati dal settore giovanile, pronto ad insegnare cosa significa vestire ed incarnare proprio quel "sentimiento" che Torres, Gabi e Antonio Lopez gli hanno insegnato.
"Sono molto felice" ha dichiarato l'allenatore argentino; ovvio, come può non esserlo? Nonostante il tabù Ramos, l'incubo di un replay di Lisbona e Milano, l'incubo di una nuova finale persa, l'incubo dell'obbligo di doversi chinare nuovamente dinanzi alla squadra più forte del mondo, il suo Atletico ha trionfato nel suo stile: combattendo, difendendosi, combattendo, difendendosi. "Ancora una volta abbiamo risposto molto bene in una finale" ha continuato il Cholo "Questa volta i dettagli sono andati a nostro favore, abbiamo iniziato forte con un obiettivo chiaro in testa, loro hanno avuto la meglio. Il rigore ci ha portato fuori dalla partita, ma si capiva che potevamo rientrare e fare male. Sono stati utilissimi i cambi che poi sono andati bene. Se siamo felici? Oggi possiamo e dobbiamo goderci questa vittoria, soprattutto quando perdiamo e siamo costretti a soffrire. Da domani sera cominceremo a pensare al campionato".
Una cosa resta certa, l'Atletico potrebbe smuovere l'intera stagione, sia in Spagna che in Europa. Perché se batti il Real puoi giocartela con chiunque.