A testa alta, con gli occhi lucidi, ma a casa. Si spegne anche per l'ultima squadra africana rimasta in gioco il sogno degli ottavi di finale: il Senegal perde nel finale contro la Colombia nell'ultima giornata del mondiale di Russia 2018. Decisiva la rete di Mina a 16' dal novantesimo, gli africani pagano, terminando al pari col Giappone per punti, differenza reti, gol fatti e scontro diretto, il maggior numero di ammonizioni nella competizione. Il cosiddetto coefficiente fair play, infatti, premia gli asiatici nel gruppo H: -4 (4 cartellini) contro il -6 della squadra di Cissé. Riviviamo la gara. 

4-4-2 per la leggenda senegalese Aliou Cissé, che chiude il mondiale schierando Gassama, Sane, Koulibaly e Sabali davanti a N’Diaye. In mezzo ci sono Gueye e Kouyate per garantire muscoli, fiato ed esperienza, mentre davanti a loro si sprigiona tutto il talento della nazionale africana: Niang è il riferimento con Keita Balde da seconda punta, mentre i due esterni sono Sadio Mané e Ismaila Sarr.
Dall’altra parte è 4-2-3-1 il modulo scelto da Jose Pekerman, con Sanchez e Mina a difendere Ospina. Il terzino destro è Arias, il suo opposto Mojica. IN mezzo ci sono Uribe e Carlos Sanchez, di rientro dalla squalifica, mentre davanti Cuadrado, Quintero ed ovviamente James Rodriguez sostengono Radamel Falcao, unico terminale.

Partita che inizia con le marce abbastanza basse: nonostante le due torcide, con gli spalti letteralmente divisi tra gialli (maggioranza) e verdi, si facciano sentire, in campo la situazione è abbastanza statica, con la palla che gira senza soluzione. Il Senegal tiene, come da impostazione del CT Cissé, le linee strette e vicine per limitare il fraseggio colombiano ad un possesso palla sterile. Nei primi dieci minuti i Leoni della Teranga gestiscono addirittura il pallino del gioco, ma tutti i tentativi di traversone lungo (Koulibaly prima “alla Bonucci”, Niang e Keita dalle fasce) si concludono con un nulla di fatto. Primo brivido della gara nell’area della Colombia: il solito sconsiderato Davinson Sanchez sembra combinarne una delle sue, travolgendo Mané altrimenti lanciato perfettamente a rete da Keita Baldé. Arriva il fischio di Mazic che assegna calcio di rigore, ma basta un solo minuto, ed un consulto in campo del VAR, per cambiare la decisione e correggerla: l’intervendo del difensore colombiano è in effetti perfetto per tempismo e decisione, e non irregolare, nonostante arrivi da dietro.
Se la Colombia tira un sospiro di sollievo, e ringrazia Ospina, bravo a neutralizzare un destro potente ma centrale di Keita, è pura disperazione quella sul volto di James Rodriguez: problema muscolare per lui, non può restare in campo e deve lasciare terreno a Muriel. Succede davvero poco fino al duplice fischio dell’arbitro serbo, con le squadre che cercano di farsi del male ma allo stesso tempo non accompagnano a pieno organico la manovra per evitare di subire il pericolosissimo gol dello svantaggio: si va a riposo sullo 0-0.

In apertura di secondo tempo è la Colombia a farsi più insistente, alzando il baricentro e cercando spesso verticalizzazioni su Falcao e Muriel, ma le coperture difensive, con un misto di marcatura a uomo ed a zona,  sono perfette. All’ora di gioco arriva la clamorosa notizia: la Polonia passa in vantaggio contro il Giappone, che dunque “scende” a pari punti con la Colombia ma perde il secondo posto per la differenza reti, di due lunghezze a favore dei sudamericani. Da qui si gioca sostanzialmente pochissimo, con interruzioni per proteste, infortuni e chi più ne ha più ne metta: quando si ricomincia a calciare ed a correre, è proprio la squadra di Pekerman a far male. Calcio d’angolo mancino, il primo a fiondarsi sul primo palo è Mina che, perso da tutti, può inzuccare e metterla alle spalle di N’Diaye. A questo punto la classifica cambia radicalmente, con la Colombia che vola in testa al girone, mentre il Senegal, alla pari con il Giappone per punti, scontri diretti e differenza reti, è virtualmente condannato dal cosiddetto coefficiente fair play: quattro i cartellini gialli ricevuti dagli asiatici, sei quelli degli africani.
Mossi dalla minaccia eliminazione, i senegalesi si svegliano definitivamente: dieci minuti di fuoco in cui i ragazzi di Cissé che mettono le tende nella metà campo avversaria. A provarci, su suggerimento di Mané, è Niang col destro, ma Ospina è attento così come, sull’angolo successivo, per la presa bassa che evita l’autogol dello stesso Santi Mina. Sale anche Koulibaly che fa quasi il regista, e da una sua azione personale è il solito Sadio Mané che inventa: scodellata dalla sinistra che attraversa tutto il campo, dall’altra parte Mojica va a vuoto ma Ismaila Sarr non riesce a prendere il tempo giusto per calciare al volo e spara alto.

Ovviamente quello del Senegal è un vero e proprio all-in, ma i sudamericani nascondono bene la palla grazie alla grande qualità tecnica, e nei quattro di recupero il Senegal è in piena confusione: finisce 1-0, a testa alta ma con tanti rimpianti i leoni d’Africa salutano la competizione, mentre Falcao e compagni festeggiano il primo posto nel girone.

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About the author
Stefano Fontana
Ventenne. Ex-Liceo Scientifico abruzzese, trapiantato a Bologna nella facoltà di ingegneria informatica. Da sempre malato di calcio, fede rigorosamente rossonera, alla quale nel tempo si è aggiunta quella biancorossa dei Gunners. Con gli anni ho imparato ad amare tennis e basket NBA, grazie rispettivamente a Roger Federer ed alle mani paranormali di Manu Ginobili. Aspirante chitarrista con poche fortune. Non rifiuto mai una birra gelata.