Per un Real Madrid ormai concentrato sui quarti di finale di Champions League, il campionato diventa una sorta di allenamento, soprattutto ora che le prime quattro posizioni in classifica sono cristallizzate. Vero, ci sarebbe un Valencia da tenere dietro (59 punti, uno i meno dei campioni d'Europa) e un Atletico da inseguire (64, dopo lo scivolone contro il Villarreal), ma i merengues sembrano realmente aver individuato la Liga come palcosenico perfetto per le loro esibizioni.
E' ciò che accaduto ieri sera al Santiago Bernabeu, nella sfida casalinga contro l'ostico Girona di Pablo Machin, l'equipo milagro, così soprannominato per i sorprendenti risultati ottenuti da neopromossa. Ma neanche l'organizzazione tattica dei catalani ha potuto nulla contro la potenza di fuoco del Madrid, impressionante in fase offensiva, molto meno in quella difensiva. In una gara in cui Zidane ha riproposto il 4-4-2 (o 4-2-3-1, a seconda delle interpretazioni), con Sergio Ramos e Casemiro tenuti a riposo (dentro Nacho e Mateo Kovacic), il Real ha assecondato la fame di gol di Cristiano Ronaldo, a segno per ben quattro volte, a conferma di un periodo di forma sfavillante, che dura ormai da due mesi e mezzo. Assistito da Karim Benzema, con Lucas Vazquez e Marco Asensio esterni con licenza di accentrarsi, il portoghese ha mostrato il meglio del suo repertorio. Gol di sinistro (sentenziato Bounou su assist di Kroos dagli sviluppi di corner), da rapace d'area, in apertura di secondo tempo, al termine di una splendida combinazione nello stretto con Benzema, in tap-in, dopo errore al tiro del francese, di destro in pieno recupero. Il tutto per recuperare il terreno perduto nella classifica del Pichichi, dove è ora secondo con ventidue gol segnati, a meno tre dal grande rivale Leo Messi. Il Real nel 2018 gioca e si nutre di Cristiano, decisamente più a suo agio nel 4-4-2, o comunque con Benzema al suo fianco e due esterni offensivi, che nel 4-3-3, in cui è costretto ad allargarsi e allontanarsi dall'area, ormai suo abituale terreno di caccia. Ecco perchè Zidane continua (e continuerà) a non fare a meno dell'attaccante francese, nonostante la deludente resa in zona gol, con Isco e Gareth Bale al momento indietro nelle gerarchie della rosa della Casa Blanca.
Gerarchie ribaltate da Marco Asensio e Lucas Vazquez. Se il maiorchino era atteso a una stagione da protagonista, dato il talento intravisto già nel 2016/2017, l'esterno canterano è probabilmente la principale sorpresa di questo Madrid. Non solo giocatore di corsa utile alle tradizionali rotazioni del suo allenatore, Vazquez è una costante spina nel fianco delle difese avversarie, sia come uomo assist che come realizzatore (in gol anche ieri, su assist proprio di Ronaldo). Ne fanno come detto le spese Isco, intristito e - secondo parte della stampa madridista - anche polemico nello spogliatoio, e Gareth Bale, ieri a segno, ma sempre più vicino all'addio a fine stagione, non solo per un'acclarata discontinuità tecnica e atletica, ma anche per la difficoltà di trovargli una collocazione tattica ben definita (in alcuni casi prima o seconda punta, in altri esterno destro o sinistro). Attualmente Zidane ha l'imbarazzo della scelta dalla cintola in su, specie se si considera che con il 4-4-2 un centrocampista deve rimanere in panchina. E' ciò che accaduto inizialmente ieri con Luka Modric (non entrato Casemiro), e che costituirà il principale dilemma di Zizou in vista dei quarti di finale di Champions League. Con il croato e Kroos al top della forma, data l'imprescindibilità di Casemiro, chi rimarrà fuori? Uno tra Vazquez e Asensio, o proprio un centrocampista eccellente? Discorsi rimandati a dopo la sosta, che il Real vive con serenità e con un Ronaldo famelico, ma anche con una fase difensiva sempre ballerina. Tre gol da calcio piazzato subiti dal Girona (due di Stuani, uno di Juanpe), che si aggiungono a quello di Ramis a Ipurua, oltre alla sensazione costante che la linea a quattro non sia ben protetta e pronta ad essere presa d'infilata. In Spagna non ci fanno poi tanto caso, soprattutto in momenti del genere, ma quando l'aria si farà più rarefatta, anche Zidane dovrà pensare a una formazione meno spettacolare e più solida.