Dopo la fragorosa eliminazione in Copa del Rey contro il Leganès, il Real Madrid di Zinedine Zidane mette un freno alla crisi vincendo contro una diretta concorrente per un posto in Champions, il Valencia di Marcelino. Successo netto nel punteggio, meno nel gioco, quello che i merengues hanno ottenuto ieri al Mestalla (1-4 sui pipistrelli), grazie a una prestazione solida per un tempo e a un paio di guizzi nel finale che hanno chiuso una sfida che rilancia i blancos verso il terzo posto (a meno due dal Valencia, ma anche con una partita in meno).

Privo dell'infortunato Isco, Zidane ha ripresentato in campionato la BBC, in campo dal primo minuto dopo mesi (dal Clasico della scorsa stagione, quello del trionfo di Messi al Bernabeu). E proprio la resa del tridente composto da Gareth Bale, Karim Benzema e Cristiano Ronaldo è da ieri un nuovo argomento di discussione. Perchè se è vero che i tre tenori sono pericolosissimi in fase offensiva, è altrettanto indubbio che sia il portoghese che il gallese non hanno (più) l'attitudine a rientrare a centrocampo in fase difensiva. Così, quando c'è stato da pungere in contropiede o comunque in transizione, il Real si è giovato della velocità di Bale e Ronaldo, con Benzema sempre utilissimo nel fare sponde e aprire spazi, mentre quando si è trattato di reggere l'urto del pressing del Valencia, il Madrid ha sbandato vistosamente, salvato dal solito Keylor Navas, per il quale Zidane avrebbe sacrificato anche il giovane Kepa Arrizabalaga dell'Athletic Bilbao, in contrasto con la dirigenza blanca. Molto più equilibrata la Casa Blanca quando in campo sono entrati Lucas Vazquez e Marco Asensio, esterni di maggior movimento senza palla: il maiorchino, palleggiatore di classe superiore, ha anche costruito la splendida azione del gol che ha sentenziato il match, in combinazione con un ritrovato Marcelo. C'è da dunque da chiedersi cosa accadrà quando rientrerà Isco, il malagueno uomo chiave degli ultimi nove mesi del Madrid: è questo l'interrogativo che si pone ora davanti a Zidane, allenatore dal destino incerto, secondo molti legato al passaggio del turno in Champions League contro il Paris Saint-Germain di Neymar, oggetto del desiderio di Florentino Perez per la sessione di mercato estiva. In quell'incrocio con la squadra di Unai Emery si deciderà molto del destino di Zizou, che intanto ha evitato una pericolosa deriva in campionato, in attesa di confermarsi nel prossimo week-end in un'altra trasferta valenciana, contro un Levante in estrema difficoltà.

Un Real che ha aperto e chiuso bene la partita, sfruttando due errori di Martin Montoya, autore di entrambi i falli da rigore su Cristiano Ronaldo, infallibile dal dischetto, ha invece ballato sul finire del primo tempo e per buona parte della ripresa, quando il Valencia ha alzato il suo pressing, impedendo ai merengues di uscire dalla propria metà campo. Ci ha pensato Keylor Navas a salvare il risultato dopo il gol della speranza di Santi Mina, mentre i tre davanti non riuscivano a pulire un pallone, con Bale e Ronaldo avulsi dal gioco e Benzema da solo a lottare contro centrocampisti e difensori centrali avversari. Zidane ha ascoltato il campanello d'allarme suonato da Dani Parejo, ha ricompattato la squadra prima con Lucas Vazquez e poi con Marco Asensio, infine è passato all'incasso grazie alle giocate e al talento di alcuni dei suoi uomini più rappresentativi, come Marcelo e Toni Kroos, entrambi reduci da un periodo di appannamento. Ora bisognerà dare continuità al successo del Mestalla, con il vantaggio di avere un paio di settimane a disposizione per poter lavorare con il gruppo, complice la sciagurata eliminazione di Copa, che ha sancito definitivamente l'incapacità del Plan B e dei suoi giovani di calarsi al meglio nella realtà della Casa Blanca. Il contributo dei vari Theo Hernandez, Dani Ceballos, Marcos Llorente e Borja Mayoral è stato infatti finora pressochè nullo, soprattutto se rapportato a quanto fatto lo scorso anno da gente come Morata, Pepe, Danilo e James Rodriguez. Mercato estivo da pancia piena per il Real Madrid dunque, che Zidane è ora accusato di aver avallato e difeso anche in questa sessione di mercato. Come tutti gli allenatorori del Real, il francese si muove su un filo sottile, tra riconferma e addio a fine stagione: i numeri sono dalla sua parte, lo spogliatoio anche (eloquenti le parole di Modric dopo la partita: "Una follia discuterlo"), ma l'ambiente blanco è instabile per sua natura, incapace di accettare anche solo qualche mese di anonimato dopo trionfi in serie.