"Pepinazo". Non è proprio andata giù all'ambiente del Real Madrid la clamorosa eliminazione dei merengues dai quarti di finale di Copa del Rey, causata dalla sconfitta inopinata al Santiago Bernabeu contro il Leganès (1-2 in favore dei Pepineros, da qui il facile accoppiamento di parole). Un Real imbarazzante si è fatto sorprendere dagli uomini di Garitano, subendo gol da Javi Eraso e Gabriel. In mezzo la rete, inutile, di Karim Benzema, con Zinedine Zidane nell'occhio del ciclone per aver esagerato con il turnover in una delle ultime due competizioni in cui la Casa Blanca era ancora in corsa.
Il tecnico francese ha infatti scelto di giocarsela con il Plan B, mettendo in campo contro il Leganès di Garitano una squadra infarcita di seconde linee. Kiko Casilla in porta, Achraf e Theo Hernandez terzini, Nacho e il rientrante Sergio Ramos centrali, Marcos Llorente davanti alla difesa, Kovacic per Modric, con Isco mezz'ala alle spalle di un tridente formato da Lucas Vazquez, Karim Benzema e Marco Asensio. Il Real del primo tempo è stato la copia conforme delle ultime versioni già viste recentemente (eccezion fatta per la reazione contro un abbordabile Deportivo La Coruna). Mai realmente pericolosi, i blancos hanno pasticciato più volte in difesa, concedendo a Javi Eraso il gol del vantaggio e costringendosi a una partita tutta in salita. Male, malissimo, le seconde linee, il cosiddetto Plan B che ha ormai dimostrato tutto la sua inadeguatezza a reggere il peso di una maglia e di uno stadio così importanti. Spaesato e fuori dal gioco Marcos Llorente, mai incisivo Achraf, assolutamente disastroso Theo Hernandez, soprattutto in fase difensiva, insolitamente macchinoso Kovacic, Zidane non ha trovato risposte neanche dagli intristiti Isco e Marco Asensio, in caduta libera e lontani parenti dei giocatori ammirati nella primissima parte di stagione. Il solo Lucas Vazquez è riuscito a salvarsi nel naufragio generale del primo tempo, partecipando attivamente all'azione del gol dell'1-1, griffato Karim Benzema, proprio allo scadere dei primi quarantacinque minuti di gioco. Ma il pareggio del Real è durato poco, perchè il Leganès ha approfittato delle tipiche sbandate difensive della Casa Blanca per segnare a inizio ripresa con Gabriel, su calcio d'angolo (ancora Theo Hernandez individuato come colpevole).
Senza frutti il forcing finale del Madrid, nonostante l'ingresso in campo di Luka Modric. Il croato, dentro per Llorente, ha dato qualità a una squadra senz'anima, ma i padroni di casa hanno costruito una sola palla gol pulita, ancora con Benzema (in campo anche Borja Mayoral per Isco, cambio non gradito dal Bernabeu), reo di aver calciato su Champagne da posizione estremamente favorevole. Gli ultimi minuti di partita sono stati un'agonia per l'aficiòn blanca, che non ha mancato di mostrare il suo disappunto al triplice fischio dell'arbitro, contro una squadra che sembra non riuscire a ritrovarsi e contro un allenatore sempre più in bilico. I media di Madrid hanno parlato di figuraccia storica, di vergogna inaccettabile, puntando il dito non solo nei confronti dei giocatori, ma anche e soprattutto nei confronti dell'allenatore, reo di aver voluto questa rosa e di aver insistito sul Plan B in Copa del Rey, competizione che il Real sperava di vincere dopo il distacco accumulato in Liga. Le esclusioni, legate al turnover, di Ronaldo e Bale hanno fatto rumore, ma è più generale il malcontento che sta montando intorno a Zidane, strenuo difensore di Benzema e attualmente criticato anche dai tifosi. Al suo Real non resta ora che la Champions League, manifestazione vinta tre volte negli ultimi quattro anni, ma agli ottavi di finale ci sarà una sfida durissima contro il Paris Saint-Germain di Neymar, Mbappè e Cavani, allenato da Unai Emery. Proprio il brasiliano ex Barça è il nuovo obiettivo di mercato (per giugno) della Casa Blanca, a condizione però che Ronaldo venga ceduto per una cifra iperbolica (il portoghese vorrebbe tornare a Old Trafford al Manchester United). Quel che è certo è che al Real nessuno aspetta nessuno, neanche una gloria del passato e del presente come Zinedine Zidane. I successi dell'ultimo biennio sono già dimenticati, soppiantati dalla frustrazione per una stagione storta, che poteva anche essere prevista dopo trionfi in serie, ma che a Madrid non hanno, per DNA, alcuna intenzione di accettare.