Ora che la crisi del Real Madrid è certificata, forse è il caso di ascoltare le parole di Toni Kroos, uno dei cervelli della squadra blanca, ancorchè in difficoltà come il resto dei compagni: "Dobbiamo cominciare a pensare al quarto posto". Già, perchè dopo una sosta natalizia trascorsa ancora a discorrere di rimonte impossibili, il Real si ritrova ora a soli 32 punti in classifica, quando il girone d'andata in Liga è appena andato agli archivi (anche se i blancos devono recuperare una partita contro il Leganès). La sconfitta di ieri, sul campo di casa ma mai così ostile del Santiago Bernabeu, contro il Villarreal di Javi Calleja, ha fatto sprofondare l'ambiente Real nella depressione, con la prospettiva di essere agganciati già da stasera dal Siviglia di Vincenzo Montella.
Eppure il Madrid che è scivolato sotto la pioggia di Chamartin non ha offerto una delle sue peggiori prestazioni stagionali. Più volte vicini al gol, i blancos hanno ingigantito le loro difficoltà realizzative di questa annata maledetta in campionato. Cristiano Ronaldo è finito più volte a sbattere contro un superlativo Sergio Asenjo, sbagliando gol che in altre occasioni avrebbe segnato bendato, Gareth Bale ha dimostrato di non essere una punta adatta a districarsi in mezzo a difese organizzate e molto compatte, Isco ha proseguito nel suo momento altalenante, accendendo la luce solo in poche circostanze. Un Real piatto ha provato di tutto a vincere, ha lanciato alla garibaldina in avanti anche Toni Kroos e Luka Modric, ma si è fatto beffare sull'ennesimo calcio d'angolo non sfruttato, costato carissimo, un contropiede ben orchestrato dal Submarino Amarillo, con Keylor Navas a opporsi prima a Enes Unal e ad arrendersi poi al pallonetto delizioso dell'andaluso Pablo Fornals. Danno e beffa per i merengues, battuti sul loro campo, con la porta avversaria ormai stregata per Cristiano Ronaldo, in evidente calo di fiducia e di condizione: il portoghese non salta più l'uomo, causa chilometraggio avanzato, si muove da prima punta, partecipa relativamente alla manovra della squadra e, quando non segna, risulta sostanzialmente inutile, in particolar modo nelle occasioni in cui Karim Benzema è fuori causa. La faccia di Ronaldo è oggi quella dell'intero madridismo, scoraggiato per risultati che di colpo si sono fatti avversi, rassegnati per un titolo che tornerà in Catalogna, sorpresi da un'inversione di rotta inattesa per proporzioni e tempistica. Un calo alla distanza del Real poteva essere in preventivo, dopo l'incetta di trofei delle ultime due stagioni, ma l'attuale momento del Real richiede un'analisi ulteriore, che riguarda l'aspetto mentale e fisico, oltre che della costruzione della rosa. James Rodriguez e Alvaro Morata sono ormai guardati da lontano e con rimpianto, lasciati partire a suon di milioni senza sostituti all'altezza, per uno stuolo di giovani che non convince Zidane e la critica. Ed è qui che si è per ora avvitata la stagione del Real, nel netto scarto - prevedibile già in estate - tra l'once de Cardiff (più Bale) e il resto della squadra, mai all'altezza della situazione e soprattutto mai messa in condizione di essere testata per lunghi tratti della temporada.
"Giocano sempre gli stessi", "Succeda quel che succeda, sarò sempre riserva", "Chi si allena peggio è comunque titolare", questi le lamentele del Plan B, intercettate dagli insider dei quotidiani madridisti, quasi a voler certificare una spaccatura nello spogliatoio. Divergenze di opinione o meno, questo Real Madrid, schierato ormai con un 4-3-1-2, dipende in maniera evidente da Isco. Il malagueno, più dello stesso Luka Modric, che pure è l'uomo chiave del centrocampo, per tecnica e capacità di essere sempre sotto controllo, determina l'esito delle giocate del Real negli ultimi trenta metri. Se Isco è in giornata, i blancos possono dilagare, altrimenti devono sperare in una palletta sporca trasformata in oro da Ronaldo o Benzema (Bale in queste ultime partite), magari su cross provenienti dalle fasce, dove Carvajal e Marcelo sono in fase di riflusso. Zidane obietta alla stampa che le occasioni ci sono, esattamente però come una fragilità difensiva che consente agli avversari di trovare il guizzo vincente al primo o al secondo squillo di un'intera partita (era già accaduto contro il Betis Siviglia, con Sanabria a silenziare il Bernabeu). Ha preannunciato cambiamenti, Zizou, nel postpartita avvilente del k.o. con il Villarreal. Difficile che riguardi troppi uomini e titolari, più facile che si tratti di qualche accorgimento tattico, che aiuti il Real a ritrovare serenità in vista dell'appuntamento degli ottavi di Champions League contro il Paris Saint-Germain. Un incrocio suggestivo, anche perchè dalla Spagna rilanciano: Florentino vuole Neymar, anche a costo di privarsi di Cristiano. Materiale per la prossima stagione, che Zidane non è certo di vivere da allenatore dei merengues.