Madrid si ferma, il Wanda Metropolitano, impianto di ultima generazione, ospita un derby cruciale nell'economia di stagione. L'Atletico attende nel fortino di casa il Real. Si arriva all'appuntamento in perfetto equilibrio, 23 punti per le due compagini, distacco già importante dal Barcellona di Valverde, nel mezzo il Valencia, sorpresa della corrente Liga. Il rischio, tangibile, è di salutare le ambizioni da titolo già nel mese di novembre. Una sconfitta può incrinare in via definitiva certezze oggi labili.
Simeone si presenta dopo due settimane di pausa, complice la sosta per le nazionali, e un successo di misura sul Deportivo a firma Thomas. L'Atletico fatica ad ingranare, non basta la consueta impronta fisica, manca la scintilla di qualità. Non a caso, sul banco degli imputati si trova Griezmann, sollecitato dal tecnico e spesso in evidenza per questioni di mercato. L'avventura in biancorosso appare agli sgoccioli, la sensazione è che il gioiello transalpino voglia giocarsi le sue possibilità altrove. Il tecnico non può prescindere però dal 7, oggi proposto al fianco di Correa. Le buone notizie giungono dall'infermeria, sono infatti a disposizione, e in campo, Filipe Luis e Koke, recupera anche Ferreira Carrasco, pedina da inserire nel corso del confronto.
Il campionato assume, per l'Atletico, ulteriore rilevanza alla luce del percorso europeo. Tre punti in quattro uscite, i due pareggi con il Qarabag ad ostruire la porta della seconda fase, quella ad eliminazione diretta. Un decisivo passo indietro rispetto alle precedenti stagioni, con i colchoneros protagonisti in primavera al tramonto della competizione. Ancorato alla Liga, Simeone tenta l'ennesima impresa.
Non se la passa meglio Zidane. Il Real paga un mercato lacunoso - partenze dolorose, innesti di prospettiva, zone di campo pericolosamente scoperte - un pizzico di malasorte e un involontario appagamento. Un calo fisiologico, qualche sconfitta - due in Liga, una in Champions - primi malumori all'interno dello spogliatoio. Serafico, il tecnico francese confida nel pronto ritorno dei suoi, partendo proprio dal derby con l'Atletico. L'ennesimo stop muscolare toglie dalla partita Gareth Bale, il Real non può contare nemmeno su Navas - tra i pali va Casilla - e Carvajal - a destra gioca Nacho. I bianchi sbarcano al Wanda Metropolitano con il consueto abito, Modric e Isco, non al meglio, sono nell'undici di partenza. Lo spagnolo si muove sulla trequarti, alle spalle di due punte di ruolo, Ronaldo e Benzema. Modric è la mezzala di destra, il genio della lampada. A rifinire il pacchetto di mezzo, Casemiro e Kroos, è il Real di gala. Ramos e Varane impacchettano la porta di Casilla, Marcelo è la freccia di sinistra.
Le tre reti al Las Palmas non sciolgono ovviamente la prognosi, è un Real alterno, procede a ondate, sospinto dalle lune di stelle di prima grandezza. Manca quella sensazione di stabilità offerta in passato, manca uno spirito comune, fondamentale in partite come quella odierna, dove il tasso tecnico non sempre riesce a sopire furia agonistica e spirito di rivalsa.
Más que un partido, mai come questa volta.