Se Atene piange, Sparta di certo non ride. E' il caso delle due squadre di Madrid, in un periodo di forma tutto da rivedere: il Real di Zidane e l'Atletico di Simeone sono già attardate in Liga, appaiate a quota 20 punti, ma a otto lunghezze di distanza dalla capolista Barcellona. E i colchoneros sono a un passo dall'eliminazione dalla fase a gironi di Champions League, dopo i due inattesi passi falsi contro la cenerentola Qarabag. All'Atletico servirebbero infatti due vittorie contro Roma e Chelsea, nella speranza che una delle due avversarie perda poi punti proprio con la squadra azera.
Una situazione imprevista, che nessuno dalle parti del Wanda Metropolitano, nuovo stadio in sostituzione del vecchio e amatissimo Vicente Calderon, pensava di vivere, anche perchè gli ultimi anni in Champions della squadra di Simeone sono stati di altissimo livello, con due finali raggiunte, nel 2014 a Lisbona e nel 2016 a Milano, perse sul filo di lana proprio contro i cugini del Real, ieri presi a pallate dal Tottenham a Wembley. Ma in questo caso mal comune non è mezzo gaudio, e a Simeone tocca riprendere le fila di un discorso interrottosi negli ultimi mesi. Tante le cause delle difficoltà dell'Atletico, dai problemi contro squadre chiuse, agli infortuni, a una squadra rimasta uguale a se stessa a causa del blocco del mercato imposto dalla FIFA, ai gol incassati su colpo di testa, una beffa (o un contrappasso) per chi dalle giocate su calcio da fermo aveva costruito le sue fortune. Per entrare a fondo nella crisi dell'Atletico bisogna partire dal sistema di gioco. Un 4-4-2 di chiara impronta difensiva, con i due esterni di centrocampo pronti a stringere in fase di non possesso per fare densità in mezzo al campo, poi rapidi nel ripartire una volta recuperata la palla. Con Koke in difficoltà fisica, Simeone ha perso il suo cervello, l'uomo in grado di alternare duttilità a qualità: Carrasco e Gaitàn hanno altre doti, ma non possiedono la password del gioco colchonero, come dimostrato recentemente. Se a problemi ad attaccare difese schierate - problemi strutturali, mascherati nel passato da qualche giocata sporca - si aggiungono i gol mancati dagli attaccanti di Simeone, ecco spiegati i tre punti in Champions. Griezmann, Gameiro, Gaitan, Vietto, Torres, Carrasco, Correa: al momento il Cholo non ha ancora trovato la combinazione giusta, un po' per il calo de Le Petit Diable, un po' per lo scarso rendimento degli altri delanteros, eccezion fatta forse per il rientrante Gameiro.
Proprio Griezmann è protagonista di un'involuzione preoccupante in zona gol. L'impegno e la corsa non mancano mai, ma la lucidità sotto porta sì, e con le reti del francese sono venuti meno anche i risultati, quei tipici 1-0 da Atletico Madrid, griffati appunti Antoine Griezmann. Tre gol in dodici partite stagionali non sono un bottino sufficiente per il numero sette, rimasto forse con la testa alle sirene di mercato, che lo volevano oggetto del desiderio di mezza Europa, del Manchester United di Josè Mourinho in particolare. E il reparto avanzato, già lo scorso anno tallone d'Achille della rosa colchonera, è rimasto lo stesso dell'anno passato: tra due mesi sarà però arruolabile Diego Costa, primo rinforzo di spessore per Simeone, giocatore che cambierà completamente le prospettive offensive dell'Atletico, che ultimamente non ha esattamente azzeccato gli acquisti in avanti, se si ricordano gli ingaggi di gente come Jackson Martinez e dello stesso Kevin Gameiro. Rimane poi sul tavolo della crisi la questione allenatore. Non è un mistero che il Cholo Simeone avesse pensato a lasciare l'Atletico dopo la finale di Milano, poi convinto dalla società a rimanere, per un progetto a lunga scadenza che prevedeva la costruzione di uno stadio di proprietà e un lavoro con giocatori nuovi e giovani. Progetto però arenatosi a causa della squalifica del TAS e delle difficoltà di inserimento dei nuovi errori (due esempi: Kranevitter e Vietto su tutti). L'Atletico di oggi punta infatti ancora sui senatori, da Diego Godìn a Gabi, da Juanfran a Filipe Luis, gente che ha dato tutto per il club nell'ultimo lustro, ma che sembra essere arrivata con le gomme sgonfie a quest'inizio di stagione. Difficile pronosticare se quest'avvio di temporada segni la fine del Cholismo, inteso come calcio di garra, calci, grinta e organizzazione difensiva. Quel che è certo è che senza tutte queste componenti l'Atletico Madrid non ha alcuna chance di essere competitivo in Liga e in Champions.