Sembrano lontanissimi i tempi delle contestazioni, dei continui cambi di allenatore, dei problemi di spogliatoio, di una classifica che piangeva e di una società sempre nel centro del mirino. In poche settimane, il Valencia è tornato ad essere tra le big della Liga spagnola, grazie in particolare al suo nuovo allenatore, Marcelino Garcia Toral, che per un beffardo gioco del destino era stato recentemente, e con ottimi risultati, sulla panchina dei rivali del Villarreal.
E' un Valencia che non solo vince, quello di Marcelino, ma che convince e diverte, spintosi ormai fino al secondo posto solitario in classifica, a 21 punti, a meno quattro dalla capolista Barcellona. Ieri l'ultima prestazione super dei pipistrelli, che sul prato del Mestalla hanno rifilato un secco 4-0 al Siviglia del Toto Berizzo, già strapazzato in settimana in Champions League dallo Spartak Mosca di Massimo Carrera. Quella che doveva essere una sfida per arrivare tra le prime quattro si è trasformata in un netto dominio dei padroni di casa, in rete con due gol per tempo, grazie a Gonçalo Guedes (doppietta), Simone Zaza e Santi Mina. Non ci si può più nascondere adesso, anche perchè l'assenza di impegni infrasettimanali favorisce il lavoro di Marcelino, che aveva già dimostrato di essere riuscito a mettere in piedi una squadra vera a fine agosto, quando bloccò sul 2-2 il Real Madrid campione di tutto al Santiago Bernabeu. Con il suo 4-4-2 già sperimentato al Villarrreal, il tecnico spagnolo ha ridato certezze a una squadra negli ultimi anni in preda ad attacchi di panico continui, riuscendo anche a confezionare un gioco gradevole, che in attacco sta producendo goleade anche in trasferta (si veda il 3-6 della settimana scorsa al Benito Villamarin di Siviglia, contro il Betis di Quique Setièn). Un Valencia frutto di una campagna acquisti non faraonica e neanche mediatica, ma che intanto ha già rivitalizzato almeno tre giocatori provenienti dal campionato italiano, come il terzino Montoya (rigenerato dopo annate deludenti anche al Mestalla), il centrale colombiano Jeison Murillo (che si alterna con l'argentino Garay) e il mediano Joffrey Kondogbia, tutto un altro giocatore rispetto a quello spento e impaurito visto in Serie A.
Davanti a Neto, portiere di guizzi più che di affidamento, Marcelino ha trovato il suo schieramento di movimento, proprio con i citati Montoya e Murillo, ma anche con l'ex Arsenal Gabriel Paulista (brasiliano adatto al calcio spagnolo) e al redivivo Josè Gayà, esterno difensivo mancino da anni sui taccuini dei migliori club europei. In mezzo al campo domina Dani Parejo, capitano spesso discusso, ma direttore d'orchestra imprescindibile per Marcelino, un po' come il Bruno Soriano dei tempi del Villarreal, ma con maggior tecnica e mobilità. Il giovane Carlos Soler, uno dei canterani della squadra, si allarga sulla destra, sfruttando la sua duttilità, da esterno tattico, anche se è dall'altra parte che il Valencia sta dando spettacolo, grazie a Gonçalo Guedes, ieri autore di un gol meraviglioso per sbloccare la partita (bis di quello messo a segno al Benito Villamarin): vent'anni, il giovane portoghese sta andando oltre le più rosee aspettative. Prodotto delle fucina dei talenti del Benfica, è ora in prestito al Mestalla dal Paris Saint-Germain, diventato uomo imprescindibile grazie ai suoi guizzi e alla sua capacità di incantare. L'età e le qualità tecniche sono dalla sua, mentre a Marcelino va dato il merito di averne alzato la posizione per sfruttarne le doti offensive, magari a scapito di altri esterni talentuosi come Santi Mina e Andreas Pereira, con il primo che ora viene spesso schierato come alternativa alla due punte, Simone Zaza e Rodrigo. Una coppia che si integra alla perfezione, grazie al movimento continuo e combinato, in particolar modo del brasiliano naturalizzato spagnolo, altro giocatore rigenerato, al punto da aver conquistato recentemente una chiamata delle convocazioni del c.t. della nazionale Julen Lopetegui. In questo momento Rodrigo è la seconda punta perfetta in un calcio che produce quasi solo esterni e centravanti d'area, ideale complemento di un Zaza che in Liga ha ritrovato gol e sensazioni da grande attaccante, nella speranza di farsi notare anche da Ventura e dalla sua Italia che, ironia della sorte, vorrebbe giocare proprio un 4-4-2 organizzato come quello di Marcelino e dal suo Valencia da Champions.