Centomila seggiolini vuoti al Camp Nou bagnati dalla pioggia e una partita di campionato che si gioca nel silenzio assordante, interrotto solo dalle gocce. No, non stiamo delirando, è lo scenario in cui, ieri pomeriggio, si è giocata la sfida tra Barcellona e Las Palmas, match valido per la settima giornata di Liga. E' uno dei rari casi, nel mondo del calcio, in cui il risultato non importa granché alla maggior parte dei catalani, riversatisi nelle piazze della città per protestare e cercare di votare. Una partita strana, dunque, una partita che comincia molto prima dell'orario effettivo.

Comincia a ora di pranzo quando il Barcellona, vista la situazione in cui versa la città, chiede il rinvio della partita ma la Liga fa muro contro ogni richiesta, per loro è tutto regolare anche se ieri, in Catalogna, niente poteva essere apostrofato come regolare. La squadra catalana, dunque, è stata costretta a scendere in campo come sottolineato dal presidente Bartomeu a fine partita: "Sottolineiamo con forza, e ce ne lamentiamo della mancanza di libertà di espressione che c'è oggi in Catalogna. Siamo molto preoccupati, e stiamo soffrendo. Avremmo tutti voluto non giocare, poi abbiamo deciso di scendere in campo a porte chiuse affinché tutto il mondo vedesse che si gioca una partita che non ha nulla che vedere con la normalità. Abbiamo tentato in ogni modo di non far disputare oggi questa partita, parlandone con tutte le istituzioni e in particolare con la lega, però non c'è stato verso: ci hanno detto no allo spostamento di data, e ci hanno detto che ci avrebbero penalizzato di sei punti se non avessimo giocato oggi. Così ne abbiamo parlato tra di noi a ogni livello del club e abbiamo deciso di giocare ma a porte chiuse affinché si capisse che noi eravamo contrari. La sicurezza? Era garantita dai Mossos e dalla polizia".

La partita poi si è giocata, in un evidente clima surreale, con il Barcellona che conquista la settima vittoria consecutiva in altrettante partite di campionato. Un primo tempo sofferto per la squadra di Valverde che, forse scossa da altri avvenimenti, appare molto contratta e si rende pericolosa solo con Paulinho e una punizione di Messi. E' una prima frazione in cui il Las Palmas è veramente messo meglio in campo, riesce sempre a trovare spazio tra le linee colpendo anche un palo con Calleri al termine del primo tempo. La ripresa, però, comincia con un altro spartito e con altri interpreti, Valverde inserisce Iniesta e Rakitic per dare qualità a centrocampo.

Ci mette solo quattro minuti il Barca, poi, a sbloccare il risultato con Sergio Busquets, il quale non segnava dal Novembre 2014. Poi è un assedio, un dominio dei catalani che chiudono il Las Palmas in difesa e dilapidano almeno tre palle gol con Suarez e Messi. Inizia lo show del numero 10 che in sette minuti realizza una doppietta toccando quota 11 gol in 7 partite, solo Ronaldo ha fatto meglio nella storia della Liga. La squadra di Valverde potrebbe segnare altre reti ma nel giro di pochi minuti perde Iniesta e Suarez: per il primo stop precauzionale di dieci giorni mentre il secondo, non brillante nelle ultime uscite, è da valutare ma anche per lui non c'è ansia di alcun tipo.

L'attenzione, poi, si sposta in zona mista dove interviene Piquè il quale, in lacrime, rilascia queste dichiarazioni: "Quando c'è una consultazione elettorale, si può votare sì, si può votare no, si può lasciare scheda bianca. Ma si deve votare, è un diritto in democrazia e tutti dovremmo difenderlo. Invece oggi la Guardia Civil ha fatto quel che ha fatto per impedirlo: io sono e mi sento oggi più che mai catalano e ne sono orgoglioso. Sono orgoglioso della gente di Catalogna che in questi due anni non ha mai fatto un gesto di violenza. Se per la Federcalcio spagnola o per qualcuno sono un problema, bene: per me non è un problema fare un passo al lato e ritirarmi dalla nazionale prima del Mondiale".

Si chiude con queste parole, e con una vittoria dal sapore amaro, il 1 Ottobre del Barcellona. Una data e una partita che passeranno alla storia.