Il terzo passo falso consecutivo al Santiago Bernabeu del Real Madrid mette in evidenza tutte le difficoltà della squadra di Zinedine Zidane in questo avvio di Liga. Solo otto punti in cinque giornate, mai così male dal 2012, quando in panchina c'era ancora Josè Mourinho, e soprattutto sette lunghezze di distanza dalla capolista Barcellona, che vola, trascinata dal solito fenomenale Leo Messi. Sì, perchè dopo i pareggi con Valencia e Levante, è stato ieri il Betis Siviglia di Quique Setièn a sbarrare la strada ai merengues, k.o. al 94' davanti al proprio pubblico, puniti da un colpo di testa di Toni Sanabria.
E' un Real che in classifica è ora alle spalle anche di Siviglia, Real Sociedad e Atletico Madrid, e che deve ricompattarsi per uscire da una situazione difficile. I problemi blancos nascono però da lontano, da un'estate vissuta sulla convinzione che fosse sufficiente confermare il gruppo dei titolari per rimanere ad altissimi livelli anche in una stagione logorante come quella del calcio spagnolo, in cui si gioca ogni tre giorni e in cui la Copa del Rey prevede gare di andata e ritorno già dai primi turni. Una politica di mercato miope, che ha condotto Zinedine Zidane ad affermare che "forse ci manca un attaccante", quasi un'eresia per un club che ha sempre fatto dei grandi giocatori in avanti un marchio di fabbrica, forse addirittura una ragione sociale. Salutati a suon di milioni Alvaro Morata e James Rodriguez, la dirigenza di Florentino Perez ha smantellato il cosiddetto Plan B della scorsa stagione, con il duplice risultato di aver perso giocatori di grandi qualità (peraltro futuribili) e di aver sinora costretto i titolari agli straordinari. Vedasi il caso di Dani Carvajàl, stakanovista in questo inizio di stagione, ma ieri poco lucido contro il Betis, senza un backup di ruolo come era fino a pochi mesi fa il brasiliano Danilo (altra cessione milionaria). Al resto stanno provvedendo gli infortuni (che però non fanno altro che confermare le difficoltà dell'intera rosa) di Karim Benzema, di Mateo Kovacic e ora di Marcelo: il terzino brasiliano ha subito ieri un insulto muscolare che potrebbe tenerlo fuori dai campi da gioco per diverse settimane. Al suo posto pronto a scaldare i motori il giovane Theo Hernandez, buon prospetto ma non al livello del giocatore della Seleçao. Ma, per una squadra che andava a bersaglio da 73 partite consecutive (eguagliato ma non migliorato il record del Santos di Pelè), il paradosso è quello di non riuscire più a segnare con facilità: eccezion fatta per la gara dell'Anoeta, il Real sta faticando a trovare la porta, nonostante siano state tantissime ieri le occasioni da rete create contro gli andalusi del Betis.
Non è bastato il ritorno di Cristiano Ronaldo, dopo la lunga squalifica post-Clasico di Supercoppa spagnola, a riaccendere le polveri dell'artiglieria blanca, sempre stoppata da un fenomenale Antonio Adàn, oltre che dai legni del Santiago Bernabeu. Il fuoriclasse portoghese ha mostrato segni d'ansia nella sua vuelta dal primo minuto, sbagliando gol a ripetizione, in un clima di angoscia collettiva, che dalla squadra si è esteso fino al pubblico e viceversa. Al punto che a un quarto d'ora dalla fine il Real si è ritrovato per un attimo a giocare in dodici, quando il giovane Borja Mayoràl è entrato in campo senza che nessun compagno uscisse al suo posto (con il discusso Mateu Lahoz a fare ordine davanti alla panchina di Zidane). L'ansia montante del Madrid ha partorito occasioni in serie, con Kroos, Ronaldo e Bale, autore di un meraviglioso colpo di tacco che Adàn ha sventato con l'aiuto del palo, ma anche diversi contropiede del Betis, secondo quanto preparato dal maestro Quique Setièn, già vicino al colpaccio lo scorso anno al Bernabeu con il suo Las Palmas. Sostituiti Marcelo, Modric e Isco, i merengues si sono ritrovati con in campo contemporaneamente Ronaldo, Bale, Asensio, Lucas Vazquez, Borja Mayoral e con Sergio Ramos a fare da centravanti aggiunto, difendendo realmente in due, perchè anche Carvajàl era in costante proiezione offensiva. Varane e Casemiro hanno retto fino a quando hanno potuto, ma si sono dovuti arrendere infine alla zuccata vincente di Toni Sanabria, talento vero, che ha freddato Keylor Navas e ammutolito un Bernabeu pronto a fischiare tutto e tutti. Non il miglior viatico per provare a vincere la seconda Liga consecutiva, anche se i presupposti di un'annata difficile in campionato c'erano tutti, figli di un'estate vissuta con la supponenza tipica di chi gestisce il Real Madrid.