Fuochi d'artificio mediocri senza batteria finale. Il mercato estivo del Barcellona può essere paragonato ad una festa iniziata male e finita peggio con la piazza delusa e scontenta. Un mese di agosto che, forse, in Catalogna non ricordavano da tempo con la cessione di Neymar, con annesse polemiche che durano tutt'ora, fino ai rifiuti di Liverpool e Psg per Coutinho e Di Maria passando per gli acquisti di Paulinho e Dembelè a cifre spropositate. Un mercato simbolo della confusione che da almeno tre anni anni attanaglia la dirigenza del Barcellona con Bartomeu sempre più su la graticola e Laporta che, man mano che passa il tempo, scala sempre più posizioni.
Una situazione strana, particolare e una stagione iniziata con le due sconfitte in Supercoppa spagnola contro il Real Madrid e le due vittorie in campionato per mano di un certo Leo Messi, al momento l'unica certezza del Barcellona o forse no. Già perché la Pulce, malgrado le parole di Fernandez e i video social del Barcellona, non ha ancora firmato il suo rinnovo di contratto e un'altra stagione senza trofei importanti potrebbe indurre la Pulce a salutare la Catalogna verso altri lidi. In testa c'è sempre, e da sempre, il Manchester City che già questa estate è entrato nell'orbita "Leo" vista la clausola rescissoria non impossibile da raggiungere per il club Inglese: 300 milioni di euro, cifra che non sembra insormontabile vista l'operazione Neymar ed il Fair Play Finanziaro facilmente aggirabile.
Ma torniamo al (non) mercato del Barcellona, criticato anche da leggende come Xavi che in un'intervista rilasciata giorni fa si è espresso senza mezze misure: "Non sono d'accordo con chi dice che sia più debole del Real Madrid. Intanto in classifica è davanti e poi ricordo che qualche anno fa tutti a gennaio ci davano per spacciati e finì che vincemmo il triplete. Detto questo, devo ammettere che fino a poco tempo fa non mi capitava di vedere un giocatore e pensare che lo avrei voluto al Barça, perché i migliori erano già lì". Una stoccata ai dirigenti del Barcellona che si sono cullati sugli allori fino ad agosto per poi affannarsi negli ultimi giorni, senza successo come dimostrano le entrate.
Già, perché la cessione di Neymar ha cambiato le carte in tavola stravolgendo l'estate del Barcellona. Da li nascono tutti in problemi visto che sostituire un calciatore come il brasiliano è quasi impossibile ma, con i 222 milioni incassati e la disponibilità del club, si poteva e si doveva fare molto di più. Di questi 222 ne sono stati reinvestiti 187 cosi ripartiti: 40 per Paulinho, 105 più bonus per Dembelè, 30 per Semedo e 12 per il riscatto di Deulofeu. Un mercato che, in questo momento, non supera il quattro in pagella per un club abituato a ben altre operazioni sotto l'aspetto economico e la vicenda Coutinho lo dimostra. Più che una trattativa quella per il brasiliano è stata una rincorsa a suon di offerte senza logica, con i catalani arrivati ad offrire 160 milioni a poche ore dalla fine del mercato ed il Liverpool fermo sulla sua decisione, di non privarsi di Cou.
Tanti nomi accostati al Barcellona. Coutinho, appunto, poi Di Maria, passando per Mbappè e Lemar, ma nessuno di questi è arrivato. Forse, questa sessione estiva di mercato è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di Bartomeu, un vaso che si è rotto già da tempo: dalle cessioni eccellenti come quella di Thiago Alcantara ad acquisti totalmente sbagliati come Andre Gomes ed Arda Turan, passando per la sfiducia nella Cantera e l'operazione Asensio saltata per qualche milione. Tante, troppe difficoltà per un club leggendario che ha vissuto, negli ultimi due anni, sulle spalle di quella MSN che adesso sembra solo un ricordo lontano. Il ricordo di un'estate da incubo.