Sono ore di tempesta per il calcio spagnolo. Il presidente federale Angel Maria Villàr, a capo della Real Federaciòn Espanola de Futbol dal lontano 1988, è stato arrestato ieri nell'ambito dell'operazione anti-corruzione portata avanti dalla Guardia Civil. Insieme a Villar, sono al momento detenuti in carcere anche il figlio Gorka, il vicepresidente economico della RFEF Juan Padròn e Ramòn Hernandez Baussou, segretario generale della Federación Tinerfeña.
L'inchiesta della magistratura spagnola si era conclusa da tempo, dopo aver preso il via nel 2016, a seguito di una denuncia partita dal Consejo Superior de Deportes, ma solo ieri il giudice Santiago Pedraz ha autorizzato l'arresto di Villàr e dei suoi più stretti collaboratori, accusati di corruzione, falso e appropriazione indebita.
Secondo gli inquirenti, è dal 2009 che Villàr padre e figlio hanno costruito una rete di corruzione nell'ambito dell'organizzazione di partite internazionali della nazionale spagnola, favorendo imprese estranee alla Federazione, che avrebbero così ottenuto vantaggi economici indebiti dalla gestione dei vertici del calcio spagnolo.
Risorse deviate dalla loro destinazione naturale, abuso dei poteri connessi all'incarico, in un sistema corruttivo che coinvolgerebbe in primis Gorka Villàr, figlio del presidente e secondo alcuni candidato alla successione del padre. Una successione che però non si era ancora aperta, se è vero che a maggio Angel Maria Villàr era stato rieletto presidente della Federazione. Ma anche le modalità della rielezione sono sotto inchiesta, tutte da verificare: la Guardia Civil sospetta che si sia trattato di votazioni truccate, con corruzione dei presidenti federali, proprio allo scopo di facilitare il buon esito delle elezioni.
Diverse le perquisizioni operate ieri negli uffici della Federazione, a due giorni dalla riunione dell'Assemblea Federale, che si sarebbe dovuta tenere giovedì 20 luglio, con contestuale sorteggio dei calendari di Liga (possibile uno slittamento a venerdì).
Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano AS, le accuse mosse ai due Villàr sarebbero circostanziate e avrebbero trovato riscontro in diverse operazioni illecite, tra cui: corruzione per facilitare la rielezione, frode per indennizzi a collaboratori, appropriazione indebita da parte di Gorka, non inserito formalmente nell'organigramma federale, benefici offerti e concessi a presidenti delle federazioni territoriali come compensazione per voti a favore al momento delle elezioni, fondi destinati a club di calcio, utilizzati a fini distinti e finiti in mano a imprese private, con conseguente pregiudizio economico per la federazione spagnola, ente pubblico, le cui risorse vanno gestite per scopi predefiniti.
Ulteriore accuse riguardano la negoziazione fraudolenta di diritti commerciali con un'impresa in particolare, il Grupo Santa Monica, abuso delle funzioni federali, con tangenti in favore di alcuni dirigenti dell'ente, documentati tramite intercettazioni telefoniche, analisi della documentazione della Federcalcio e diverse denunce pervenute all'Agenzia Fiscale contro la Corruzione e la Criminalità Organizzata.
Si chiude così un trentennio di giochi di potere, da tempo al centro di illazioni e sospetti di scorrettezze, ora incastonati in accuse formali, che non solo gettano ombre pesantissime sulla gestione del calcio spagnolo, ma costringeranno i personaggi coinvolti a difendersi sia in sede sportiva che penale, trattandosi infatti di reati, oltre che di gravi illeciti sportivi.