Undicesimo posto. Nei campionati a venti squadre come la Premier League, la piazza numero 11 rappresenta la prima degli ultimi, relegati nella metà destra della classifica. A volte, per chi inizia la stagione puntando alla salvezza, può essere un vanto: aver fatto meglio di nove avversarie dirette, e magari aver ipotecato la permanenza nel massimo campionato già con qualche giornata d’anticipo, godendosi le scampagnate delle ultime giornate.
A settembre, sicuramente questo non era il caso del West Ham, ma al termine di un’annata abbastanza rocambolesca la truppa degli Hammers può dirsi quasi soddisfatta di aver scampato la graticola della lotta salvezza.

Eppure, lo scorso agosto, tutto sembrava lasciar presagire un 2016/17 molto diverso: un preliminare di Europa League abbordabile contro i rumeni dell’Astra Giurgiu ma soprattutto il trasferimento al nuovissimo Olympic Stadium (inaugurato appunto per Londra 2012), nuova casa dei londinesi dopo 112 anni di Boleyn Ground.
L’amarezza e la tristezza dei tifosi, costretti a vedere demolito uno dei simboli del calcio inglese nonché il vero e proprio emblema del popolo degli Irons, hanno ben presto lasciato spazio alla delusione per quello che succedeva sul campo. La corsa europea degli uomini di Slaven Bilic è terminata ancora prima di iniziare, proprio al momento del preliminare: l’Astra Giurgiu, dopo l’1-1 in Romania, è tornato da Londra con la vittoria e la qualificazione in tasca. Da lì, qualcosa si è spento: il West Ham ha perso sei delle prime sette di campionato, incassando oltre tre gol di media non solo da Chelsea e Manchester City, ma anche da WBA, Watford e Southampton, e scivolando in fondo alla classifica. Smaltito il contraccolpo psicologico, gli Hammers sembravano aver sfatato la “maledizione” del nuovo stadio, trovando la prima vittoria tra le nuove mura a fine ottobre con l’1-0 contro il Sunderland.

Da lì, però, una serie di pareggi e sconfitte ha fatto sprofondare di nuovo la classifica dei londinesi, in un periodo nero culminato con il derby perso (1-5) contro l’Arsenal ad inizio dicembre: probabilmente il momento più buio della stagione, in cui Bilic ed i suoi ragazzi hanno dovuto iniziare a combattere addirittura le voci che li dipingevano svuotati, disuniti e destinati alla retrocessione, oltre al caso Dimitri Payet: il francese, lo scorso dicembre, ha improvvisamente annunciato di voler essere ceduto, finendo fuori rosa e contro società, compagni e tifosi. Il calciomercato di gennaio ha però portato con sé il lieto fine: Payet spedito senza troppi complimenti al Marsiglia per trenta milioni di euro, investiti nell’arrivo di Snodgrass e José Fonte rispettivamente da Hull e Southampton. Il periodo a cavallo di capodanno, in generale, ha tolto le castagne dal fuoco per gli Hammers (importanti le vittorie negli scontri diretti con Burnley, Hull e Swansea, Palace e Middlesbrough nel giro di due mesi) mandando segnali importanti al resto del campionato e portando via gli Irons dalla zona rossa della classifica.  Un girone di ritorno non brillante ha comunque permesso di tenere la velocità di crociera per rimanere a galleggiare a metà classifica, potendo, complice l’eliminazione dalle coppe, sostanzialmente iniziare a programmare la prossima stagione già da fine aprile.

La fotografia di quella che a tutti gli effetti è un’annata di recessione nella storia recente del West Ham è proprio qui: tante partite difficili, casi mediatici, contestazioni ed ostacoli, non hanno impedito agli uomini in granata ed azzurro di alzare la voce proprio quando la posta in gioco si faceva più alta, col rischio di retrocessione in Championship più concreto che mai. La tenacia è quella giusta, ma sicuramente nel futuro prossimo ci sarà bisogno di continuità e qualità nel lungo periodo, per evitare di dover di nuovo avere a che fare con le zone più calde della classifica, tornare in Europa League e completare quella missione fallita due volte nelle ultime due stagioni.

Uno dei punti da cui ripartire è sicuramente Slaven Bilic, che da quando si è seduto sulla panchina degli Hammers, nel 2015, ha unito al processo di sviluppo della squadra una crescita importante come allenatore, che ha portato la società a confermarlo senza esitazioni nonostante le difficoltà durante l’anno. Assieme al tecnico croato, i tifosi possono ben sperare anche nell’esplosione di Lanzini, che assieme a Michail Antonio (capocannoniere di squadra) si è caricato la squadra sulle spalle dopo l’addio di Payet, così come nelle buone prestazioni di Cresswell in difesa e Kouyate a centrocampo. Il mercato estivo, però, dovrà portare necessariamente uomini di qualità nell’impostazione del gioco nonché giocatori offensivi che possano garantire corsa ed intensità per novanta minuti ed evitare i pericolossissimi blackout che hanno compromesso tanti degli ultimi match disputati dal West Ham.

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About the author
Stefano Fontana
Ventenne. Ex-Liceo Scientifico abruzzese, trapiantato a Bologna nella facoltà di ingegneria informatica. Da sempre malato di calcio, fede rigorosamente rossonera, alla quale nel tempo si è aggiunta quella biancorossa dei Gunners. Con gli anni ho imparato ad amare tennis e basket NBA, grazie rispettivamente a Roger Federer ed alle mani paranormali di Manu Ginobili. Aspirante chitarrista con poche fortune. Non rifiuto mai una birra gelata.