Copa del Rey, Leo Messi e l'ultimo regalo a Luis Enrique

Il solito Messi griffa l'ultimo titolo del ciclo del tecnico asturiano. Alavès piegato in finale nonostante Marcos Llorente e Theo Hernandez. Da domani in Catalogna inizia l'era Valverde, piena di punti interrogativi.

Copa del Rey, Leo Messi e l'ultimo regalo a Luis Enrique
Leo Messi, mattatore della finale di Copa del Rey contro l'Alavès. Fonte: LaLiga.es
andrears
Di Andrea Russo Spena

C'è sempre la firma di Leo Messi nei trionfi del Barcellona. Come accaduto già decine di volte in passato, il numero dieci da Rosario ha impreziosito un successo blaugrana con una prestazione d'autore. Ultima vittima della Pulce, l'Alavès di Mauricio Pellegrino, sconfitto ieri sera per 3-1 nella finale di Copa del Rey del Vicente Calderòn (ora battenti chiusi per il monumento della storia colchonera).

Il Barça festeggia la conquista della Copa del Rey 2017. Fonte: LaLiga.es

Un 3-1 che racchiude perfettamente le contraddizione del Barça stagione 2016/2017, con la difficoltà di schierare un terzino destro ruolo (out Sergi Roberto e Mascherano, adattato addirittura Andrè Gomes), e l'incapacità di mantenersi su livelli costanti all'interno della stessa partita. A risolvere problemi ci ha pensato appunto Messi, autore del gol che ha sbloccato la sfida (solito perfetto sinistro a giro dal limite dell'area) alla mezz'ora, prima che il gioiellino Theo Hernandez facesse esplodere il popolo di Vitoria con una punizione pennellata, complice un piazzamento tutt'altro che impeccabile dell'olandese Cillessen. E' stato un Barça che ha sentito l'importanza della sfida, raccolto le provocazioni e incassato i colpi dei baschi, per poi esondare grazie al proprio talento offensivo. Viste le streghe sull'1-1, è stato Neymar a scacciare i fantasmi baschi dal prato del Calderòn, finalizzando un azione alla mano da lui stesso iniziata, proseguita da Messi e rifinita da Andrè Gomes. Un finale di primo tempo tambureggiante ha messo la gara sui binari preferiti dai catalani, con Paco Alcacer nel ruolo di cecchino infallibile, ancora su assist di Leo Messi, tornato a slalomeggiare da destra come ai vecchi tempi. Una partita che ha assunto a lungo i contorni della battaglia, con l'Alavès mai disposto a mollare un centimetro (nè a tirar indietro la gamba), come da facile pronostico e da copione tecnico-tattico. I baschi si sono battuti fino alla fine, davanti a migliaia di spettatori in esodo da Vitoria, spaventando i più blasonati rivali soprattutto nel primo tempo, quando il secondo portiere Jasper Cillessen ha rischiato la papera dell'anno (tiro di Ibai Gomez, non trattenuto e finito sul palo, con la palla a ballare nei pressi della linea di porta per un'eternità, prima di fuoriuscire dallo specchio, con Deyverson incapace di approfittarne). In un Alavès in cui i giovani Marcos Llorente e Theo Hernandez (l'anno prossimo al Real Madrid) hanno mostrato di essere una spanna sopra i compagni di squadra, è stata la linea difensiva di Pellegrino a tradire le attese, concedendo due gol che hanno indirizzato la gara nella direzione del Barça. 

Luis Enrique dopo la premiazione. Fonte: LaLiga.es

Si chiude dunque qui l'esperienza di Luis Enrique alla guida dei catalani. Un'avventura che ha riservato più soddisfazioni che delusioni al tecnico asturiano, capace di conquistare ben nove titoli sui tredici disponibili durante il suo triennio sulla panchina del Camp Nou. Ma i meriti del tecnico ex Celta vanno bel al di là dei dati numerici. Giunto in blaugrana nel 2014, Luis Enrique ha dato nuova linfa al Barça, depurandolo dagli eccessi del tiki-taka, allungando la squadra per favorire il gioco di una punta vera come Luis Suarez, e inserendo forze fresche a centrocampo (su tutti Ivan Rakitic, successore nel ruolo di un certo Xavi). Tre anni e nove titoli più tardi, il Barcellona si ritrova però ancora a metà del guado, tra esigenze di cambiamento e necessità di fondare i propri successi sullo zoccolo duro della squadra, formato da Messi, Piquè, Busquets e ora anche da Neymar, maturato ma non ancora definitivamente esploso secondo il suo clamoroso potenziale. A rilanciare il Barça ci penserà da domani Ernesto Valverde, proveniente dall'Athletic Bilbao, costretto subito a fare i conti con un paio di casi spinosi: il primo riguarda la gestione di Andres Iniesta, fuoriclasse inarrivabile ma sul viale del tramonto, il secondo il futuro di Javier Mascherano, il Jefecito che ha mostrato segnali di cedimento nel corso dell'ultima temporada. Il presidente Bartomeu ha già annunciato una campagna acquisti di rafforzamento, ma rimane sempre complicato inserire nuovi giocatori in un contesto tecnico tanto particolare come quello del Barcellona. Verratti il sogno, Bellerìn l'obiettivo come terzino destro, oltre a un paio di ritocchi in avanti: queste le prime mosse estive dei catalani, che già pregustano di tornare sul tetto di Spagna dopo la vittoria in Liga del Real Madrid di Zidane. Un Clasico a distanza che si riproporrà sul campo tra pochi mesi, per la finale della Supercoppa nazionale.