Che fine ha fatto l'Argentina? In tanti se lo chiedono, soprattutto quella parte di tifosi nostalgici che ha ancora in mente le gesta eroiche degli anni d'oro, i fasti del recente passato.

La realtà parla chiaro, e i numeri non sono per niente soddisfacenti: una nazionale allo sbando, senza gioco, senza idee, senza classifica. Quattordici partite di qualificazione, otto senza Messi, una sola vittoria, sei con il fuoriclasse del Barça. Rispetto ai rivali brasiliani - già largamente qualificati - hanno ancora tanta strada da fare. Le critiche, ovviamente, vanno tutte all'allenatore Bauza, sotto accusa per le recenti scelte. Con questa rosa la qualificazione è d'obbligo, non puoi permetterti il lusso di farti scavalcare da nazionali meno competitive come Ecuador, Perù o Paraguay. Se non convochi Pastore e Icardi, se hai Dybala non al meglio delle sue potenzialità, e proponi una coppia molto discutibile come Pratto-Correa, allora vuol dire che nella tua testa c'è tanta confusione.

L'Albiceleste non è ancora una squadra vera, compatta, capace di esprimere un bel calcio corale e collettivo. Sembra un branco di ragazzi allo sbando, senza affiatamento e con l'unico scopo di promuovere la giocata del singolo. Gli occhi sono tutti puntati sulla questione Icardi e sullo stellare reparto offensivo a disposizione, ma in pochi toccano l'argomento riguardante la difesa, un reparto che è a secco della famosa "garra", un termine che da quelle parti conoscono molto bene. Uno schermo difensivo che parte con Romero in porta, a seguire Roncaglia, Funes Mori, Rojo, Musacchio, senza dimenticare mister 50 milioni Otamendi. L'unico vero ed indiscusso leader è sempre lui, Javier Mascherano, che tra le altre cose porta un nome di tutto rispetto per il calcio argentino.

È una crisi simile a quella che sta attraversando l'Olanda. Probabilmente siamo di fronte a una fase di transizione e di ristrutturazione visto che le due squadre, meno di tre anni fa, si giocavano un posto per una finale nel mondiale brasiliano. Il fallimento del calcio argentino è anche dovuto a una scarsa gestione da parte della Federazione. È una delle poche selezioni al mondo ad avere contrasti permanenti tra calciatori e tifoseria, con i dirigenti che negli ultimi quattro anni hanno semplicemente sbagliato tutto. In questo momento, oltre ai problemi citati, va instaurato anche e soprattutto un regime carismatico attraverso discorsi motivazionali che spingano il singolo calciatore a sudare per la pesante casacca dell'Argentina.

Un mondiale senza l'Argentina non è pronosticabile. Probabilmente riuscirà a qualificarsi, ma di certo non cancellerà tutte queste scorie. Il prossimo appuntamento è fondamentale, ma per battere l'Uruguay in casa bisognerà costruire la partita perfetta.