Sette su sette, sbarazzandosi dell'Argentina, interrompendo la striscia di sei vittorie casalinghe dell'Uruguay, spadroneggiando per tutto il Sud America. Il Brasile si è ritrovato, ha rialzato la testa, è tornato ad essere solido, vincente e convincente. L'1-4 sul campo della Celeste di ieri sera ne è la conferma. Con Tite in panchina, la Seleçao sa solo vincere.
Gerarchie chiare, idee portate avanti con costanza nel corso delle (poche) settimane di lavoro. Anche a costo di compiere delle rinunce apparentemente inspiegabili, come la costante esclusione di un David Luiz rinato sotto il segno di Antonio Conte, la panchina fissa per l'ex capitano Thiago Silva, un centrocampo di sostanza ed efficienza prima che di talento, visto che a quello provvedono gli avanti.
Mosse vincenti, quelle del Ct verde-oro, che hanno permesso innanzitutto di rafforzare la leadership tecnica di Neymar, unica vera world class superstar della rosa, svincolato da ogni tipo di compito difensivo, insieme ai suoi partner in crime Coutinho e Gabriel Jesus (ieri, causa infortunio di quest'ultimo, Firimino). All'Estadio del Centenario, l'asso del Barcellona ha spaccato più volte in due la difesa avversaria, ricevendo quasi sempre sulla trequarti e inventando calcio, alla sua maniera.
O'Ney è il maggior beneficiario del lavoro oscuro di un centrocampo che sa alzare la voce così come tenersi silente. Quasi a cadenza regolare. Con un mediano senza licenze offensive, ma di puro equilibrio - ruolo quasi ritagliato ad arte per Casemiro, ma occupato brillantemente in precedenza anche da Fernandinho - e due interni che, a turno, si buttano negli spazi che si aprono, lavoro nel quale Renato Augusto e soprattutto Paulinho sono specialisti.
Renato Augusto e Paulinho, uomini tattici chiave per la Nazionale forse più nobile di sempre. Le scelte impopolari di Tite, dicevamo: attualmente entrambi giocano nel campionato cinese, dopo aver illuminato nel Corinthians e deluso in Europa. Se dovessimo cercare due nomi, due volti che rappresentino al meglio la natura operaia della Seleçao, sarebbero senza dubbio loro due ad emergere, con il vestito da equilibratori cucito addosso.
Brasile operaio in mezzo al campo, di talento sulle corsie e in avanti. L'equilibrio tra i reparti, nelle due fasi, è pressoché perfetto: i terzini spingono e hanno qualità, possono permettersi di sbilanciarsi perchè le spalle sono coperte dai due mediani e dai due centrali difensivi, forse i migliori a disposizione in grado di reggere l'uno contro uno. Priorità alle caratteristiche, prima che ai nomi, senza la paura di ricorrere ad esclusioni eccellenti. Spiega Tite.
Per singoli, per nomi, per individualità, questa squadra è, con ogni probabilità, la peggiore degli ultimi qundici anni, dal Mondiale 2002 ad oggi. C'è una sola stella plurimamente riconosciuta, non ci sono più tre, quattro o cinque dei primi dieci giocatori al mondo. Ed è forse proprio per questo che, del periodo preso in considerazione, ha tutte le carte in regola per diventare la più forte. La risposta però si potrà conoscere soltanto tra dodici mesi, nel freddo sovietico.