36 punti in venti giornate di campionato. E' questo il bilancio della prima parte di stagione in Liga dell'Atletico Madrid del Cholo Simeone, attualmente quarto in classifica, ma staccato dalla capolista Real (a quota 46 con una partita in meno), e lontano anche dalle posizioni che riguardano la lotta per il titolo, al momento occupate da Barcellona e Siviglia. Più che davanti a sè, i colchoneros devono infatti guardarsi le spalle da Real Sociedad, Villarreal, Athletic Bilbao (e forse Celta Vigo), per il mantenimento dell'ultimo posto utile per la qualificazione alla prossima edizione della Champions League.
Champions che è comunque una delle tre competizioni in cui l'Atletico è ancora in corsa, così come la Copa del Rey, giunta ormai alle semifinali con la grande sfida con il Barça di Luis Enrique ad accendere i cuori dei tifosi. A fine gennaio i colchoneros si ritrovano dunque in una posizione discreta in ottica primaverile. Eppure dalle parti del Vicente Calderòn non aleggia certo l'ottimismo. Anzi, sono diversi i temi oggetto di discussione, per una squadra che negli ultimi anni ha abituato tutti troppo bene. Il vero nodo che avvinghia l'Atletico di questa stagione riguarda il suo indiscusso condottiero, Diego Pablo Simeone. El Cholo è infatti ormai al centro di voci riguardanti un suo addio dalla maledetta finale di Champions di Milano, persa ancora una volta ai rigori contro il Real Madrid. Non passa settimana in cui sulla stampa di Madrid non si parli della nuova destinazione di Simeone. Già, perchè nonostante le smentite di circostanza, il ciclo del tecnico argentino sulla panchina del Calderòn sembra essersi esaurito. Terminato l'effetto propulsivo che un allenatore come Simeone è stato in grado di dare alla sua squadra per quasi un quinquennio, i colchoneros sembrano infatti svuotati, privi della ferocia agonistica che li aveva caratterizzati nelle ultime stagioni. Che si tratti dell'Inter, di una squadra inglese, o della panchina della nazionale albiceleste (come lasciato intendere oggi dal padre dello stesso Cholo, intervenuto sull'argomento), il fattore futuro sta incidendo in maniera negativa sui risultati dell'Atletico, contribuendo a destabilizzare un ambiente assolutamente granitico solo fino a pochi mesi fa.
La questione allenatore va ovviamente di pari passo con le difficoltà tecniche dei colchoneros. L'attuale versione dell'Atleti non riesce infatti a trovare continuità, anche perchè sono stati diversi i cambi di formazione varati da Simeone nel corso della stagione. Perso Augusto Fernandez, i roquiblancos hanno faticato a trovare una giusta collocazione a Koke, rimasto indietro nell'equivoco centrocampista centrale-esterno offensivo. Esattamente come un altro giovane canterano, Saul Niguez, le cui prestazioni sono divenute altalenanti negli ultimi mesi. Ci sono poi i problemi individuali dei singoli da tenere in considerazione. In difesa Stevan Savic e Josema Gimenez non sono riusciti a inanellare una serie di prove convincenti al fianco del caudillo Godìn, mentre in zona avanzata tiene banco il caso Ferreira Carrasco. Il belga, esploso definitivamente in autunno, è in una fase di involuzione, nervoso e poco incisivo, e la sua stessa permanenza all'Atletico è ora in discussione (si parla di offerte monstre per lui dall'Inghilterra, United in prima fila). Discorso che per certi versi accomuna anche Antoine Griezmann. Le Petit Diable è l'unico giocatore della rosa colchonera ad andare a segno con continuità, ma anche la sua posizione come elemento imprescindibile della rosa sta vacillando. Sono infatti tante le pretendenti al giovane attaccante alsaziano, a cui una leggenda del calcio transalpino come Thierry Henry ha recentemente consigliato di trasferirsi in Premier League. Restano sullo sfondo le difficoltà offensive di Fernando Torres e Kevin Gameiro, le lune di Nico Gaitàn e l'età avanzata di vecchi pirati come Juanfran e Gabi. Nonostante tutto, l'Atletico è però ancora in grado di far svoltare la propria stagione e pensare al futuro solo a tempo debito, vale a dire da giugno in poi. A condizione che si torni a ragionare con la filosofia del "partido a partido", tanto cara all'attuale condottiero dei colchoneros.