Una vita passata ad assaporare l'atmosfera andalusa con la maglia del Siviglia. Una carriera iniziata nel lontano 3 settembre 1989 in una gara di Segunda Division B vinta contro il Salud per 3-0. Due anni più tardi - nel gennaio del 1991 - il debutto nella massima divisione spagnola all'Anoeta, casa della Real Sociedad. Dopo una serie di esperienze in Liga, il Siviglia retrocede nel 1996-97, ma Monchi non ha nessuna intenzione di mollare la squadra e decide di seguirla nonostante il suo valore sia in rialzo. 

Decide di ritirarsi nel '99 per immergersi nello straordinario e complesso mondo manageriale. Il suo amato Siviglia retrocede nuovamente e allora gli viene affidato l'incarico di far risollevare la squadra. Da lì inizia la sua straordinaria avventura che trasforma letteralmente il club andaluso da una modesta squadra ad una di tutto rispetto, in grado di vincere in Europa e giocarsela in Liga come in questa stagione . 

Gli consegnano il rapporto, l'obiettivo è di "risvegliare" la squadra sviluppando il settore giovanile e cercando di individuare delle nuove potenziali stelle da acquistare prima dell'assalto di grandi club. Sotto la sua gestione sono promossi tantissimi ragazzi ora sparsi per tutto il mondo: José Antonio Reyes, Sergio Ramos, Diego Capel, Jesús Navas e Alberto Moreno in primis. Tra i calciatori acquistati e rivenduti a cifre più elevate vi sono Dani Alves, Luís Fabiano, Júlio Baptista, Álvaro Negredo, Federico Fazio, Ivan Rakitic e tantissimi altri. Come se non bastasse, le cessioni dei calciatori da lui ingaggiati portano al Siviglia una cifra vicina ai 200 milioni di euro.

Solamente applausi per questo grande direttore sportivo, probabilmente uno dei migliori in Europa. Un progetto serio e ben organizzato che porta gli andalusi a sollevare diversi titoli negli ultimi anni, cinque dei quali conquistati in territorio europeo. Personaggio non banale, il suo operato non si limita ad un’ottima gestione economica, il Siviglia negli ultimi anni diventa a tutti gli effetti una grande del continente. Numeri straordinari per un Monchi che, però, potrebbe lasciare a fine stagione. 

Source: Aitor Alcalde
Source: Aitor Alcalde

Esprime apertamente la volontà di provare nuove sensazioni, magari fuori dalla Spagna. Portare la propria metodologia in altri ambienti potrebbe rivelarsi una scelta azzeccata per dimostrare ancor di più di essere tra i top.

"In Inghilterra certamente girano più soldi, ma vedo troppa distanza tra la proprietà e i direttori sportivi. Io ho bisogno di un maggior potere decisionale, per questo sono convinto che in Ligue 1 e in Seria A potrei lavorare meglio. Ho bisogno di sfide. Sono come il Siviglia, sono un ribelle."

Stanco di Siviglia e dell'ambiente? Assolutamente no. Monchi ama questa città, ci è praticamente cresciuto sotto ogni punto di vista e non oserebbe mai fargli uno sgarbo. Ha solamente bisogno di provare nuove esperienze. 

"In realtà, non c’è un motivo concreto che mi spinga a un cambiamento. E non c’è neppure una data prefissata. Questo sì, c’è un desiderio di vivere altre sensazioni, altre situazioni che si possano produrre in un futuro. Il fatto è che sono intimamente sevillista. Sono arrivato qui come giocatore a 18 anni e, dopo 30 anni, sono ancora qui come dirigente. Sento il bisogno di cambiare, di sperimentare e questo accadrà in un futuro». La data per la partenza, a quanto pare, non è ancora fissata «Me ne andrò quando si daranno le condizioni necessarie per la mia uscita dal club. Non sarà una scelta unilaterale, ma bilaterale. Dovremo essere tutti d’accordo». Nessuna dipartita prematura nel mercato invernale. «È una notizia che è circolata a Siviglia. Si è detto che il nuovo club avrebbe pagato la clausola rescissoria, ma è esattamente quello che non voglio. Dev’esserci piena concordanza. È chiaro che è una scelta difficile, specie ora che le cose vanno così bene."

Sempre di fronte ai microfoni della stampa, Monchi rimarca il suo pensiero riguardo l'avventura del suo Siviglia in Champions League e la concreta possibilità di vincere una Liga che manca addirittura dalla stagione 1945-46.

"Se per vincere la Liga ci vorranno molti punti, non ci starà storia, perché i nostri rivali sono in grado di dar vita a strisce di 8-10 vittorie consecutive. Difficile che noi possiamo arrivare a 90 punti. Ci servirebbero 16 successi nelle prossime 19 partite. Se la quota scudetto sarà poco superiore a 80, allora sì che abbiamo possibilità, perché nasconderci. Dipenderà da noi, ma anche da cosa faranno le rivali. Di sicuro non firmiamo per il terzo posto, comunque. Sarebbe da mediocri e il nostro allenatore è tutto, fuorché un mediocre."

Un mago? No, solamente un semplice uomo che ha il vizio delle "scommesse". I suoi modelli d'ispirazione risiedono in Ligue 1 e Liga Nos.

"Sarebbe da egocentrici pensare che una sola persona possa essere l’unico colpevole di quello che sta succedendo a Siviglia. È merito di moltissime persone. Mi sono ispirato a club come il Lione e al Porto, società che comprano, spendono poco, e vendono piuttosto bene e, per di più, hanno accompagnato queste operazioni con successi sportivi. Ho cercato di portare questo a Siviglia, in un momento difficile a livello economico per il club. Ci siamo trovati nella situazione di generare attivi scoprendo i talenti prima della concorrenza. La chiave è la coordinazione con l’allenatore nel momento in cui si individuano i nuovi rinforzi. Se non sei capace di leggere il profilo esatto dei giocatori di cui ha bisogno il tuo allenatore, per quanto buono possa essere il calciatore in un altro contesto, non trionferà." 

Cosa ha da dire a riguardo dei cosiddetti "calciatori finiti"? A quanto pare anche qui ha ragione. In passato Banega si è riscattato alla grande e si è reso grande protagonista dei successi della squadra. Adesso, invece, tocca a Nasri e Jovetic, con i due che stanno pian piano ritornando ai livelli di una volta. 

"I vari Jovetic, Nasri e Banega sono arrivati qui dopo un periodo deludente e hanno trovato l’affetto che mancava loro. Questo club ha la qualità di stare veramente vicino ai suoi giocatori, li fa sentire accolti, coccolati, importanti. Se si crea questa atmosfera, il giocatore finirà per esserti perfino grato e darà il meglio di sé."

Fine di un ciclo per Monchi? Probabilmente sì e in Italia ci sono già delle squadre pronte ad accoglierlo, in primis Roma e Milan.