Il Brasile stacca tutti, saluta e va in fuga verso la fredda terra sovietica: la Seleçao vince 0-2 sul campo del Perù e, sfruttando il contemporaneo k.o. dell'Uruguay, allunga di quattro punti nel girone di qualificazione a Russia 2018, suggellando di fatto il posto sull'aereo per Mosca. Sono Gabriel Jesus Renato Augusto ad apporre la propria firma sul match valido per la 12esima giornata e far sorridere ancora Tite (sei vittorie in sei gare), mentre dall'altra parte Gareca deve sperare in un miracolo per qualificarsi, ma nel computo totale della gara la sua squadra non demerita.

Cueva tra le maglie avversarie. | Fonte immagine: The Sun

LE SCELTE - El Tigre si trova costretto a modifiche rilevanti rispetto al suo undici tipo, non potendo disporre di Trauco, Tapia e Flores. In difesa trova spazio Loyola, già subentrato contro il Paraguay, mentre Aquino e Polo prendono il posto degli altri due. Per il resto nessuna modifica tattica, ma solo cambi sostanzialmente obbligati. Anche Tite rimane sulla stessa lunghezza d'onda del collega: una sola variazione rispetto alla formazione che ha battuto l'Argentina, ovvero Filipe Luis al posto dello squalificato Marcelo. Non riesce a inserirsi Firmino, ancora in panchina.

PRONTI-VIA - Il pressing dei padroni di casa impenna immediatamente i ritmi di una gara che decolla presto sia sul piano dell'agonismo che dal punto di vista tecnico. La prima grande occasione la costruisce proprio il Perù dopo soli sette minuti, è un gioiellino sull'asse Carrillo-Cueva, una triangolazione che pone il giocatore del Benfica nelle condizioni di concludere con il destro a giro: l'angolo però non si chiude a sufficienza e la palla sbatte solo sul palo ad Alisson battuto. La risposta della Seleçao è affidata a Neymar e a una sua accelerazione in area, dove cerca e trova il rimorchio di Paulinho, il cui tiro è rasoterra e facile per Gallese.

PAZIENZA - Lo scorrere del tempo vede l'Albirroja allentare la pressione, lasciando più spazio al possesso del Brasile, ma chiudendo in compenso ogni varco. Tra le maglie strette degli avversari la squadra di Tite non ha vita facile e risulta così spesso sterile, non riuscendo nemmeno così frequentemente a innescare i tre davanti. Il Perù campa invece di ripartenze, da una di esse si genera una bella girata di Andy Polo sul primo palo, abbastanza semplice però la presa di Alisson, essendo il tiro poco potente.

Renato Augusto in azione. | Fonte immagine: Fifa.com

PROVVIDENZA - Non cambia il copione in avvio di secondo tempo, sono sempre gli ospiti a mantenere il dominio territoriale creando gioco, anche se qualche brivido dietro non se lo negano - su tutti una deviazione di Marquinhos verso la propria porta, controllata da Alisson. Il gol verdeoro è però nell'aria, e al 58' arriva, anche con tanta fortuna, perchè un flipper strano in area porta la palla precisa sul destro di Gabriel Jesus, un rigore in movimento piazzato sotto la traversa che vale il vantaggio e il sigillo personale numero cinque nella gestione Tite.

AZIONE E REAZIONE - Il Perù si getta in avanti alla disperata ricerca di un punto, lanciando nella mischia anche quel Ruidiaz che provoca incubi nella Seleçao, ma la grande occasione finisce in realtà sulla testa di Ramos: Alisson respinge di pugno una deviazione sul primo palo sugli sviluppi di un corner, ma spedisce la palla direttamente sulla testa del centrale, il quale non riesce a direzionare a sufficienza. Le traiettorie non sono certo un problema invece per Neymar, dai 20 metri prova un destro a giro che si stampa diretto sulla traversa. Gareca cerca maggior spinta inserendo Sanchez e Advincula, ma il destro a incrociare di Renato Augusto gela i suoi piani e l'Estadio Nacional: Gabriel Jesus lo trova tutto solo sul palo lungo in piena area, rendendogli agevole il compito di indovinare l'angolo per chiudere i conti.

Il finale offre una girandola di cambi per il Brasile - che sfiora anche il terzo gol con Paulinho che per poco non devia sottoporta un assist di Douglas Costa - e qualche offensiva abbastanza disperata per i padroni di casa, psicologicamente distrutti dopo il raddoppio: la sconfitta è una punizione piuttosto severa, per quanto creato, per la Albirroja, che ora vede i propri sogni svanire. I verdeoro invece non si fermano più.