In un sabato di Ottobre che spalanca le porte all'autunno, la Vestfalia - regione inclusa nello stato della Renania settentrionale - fonde - nel manto erboso della BayArena - i vessilli delle due città più importanti, calcisticamente parlando: Leverkusen e Dortmund, il quale ha la ghiotta occasione di recuperare punti ai signori di Monaco, tristi per la chiusura dell'Oktoberfest e per la frustata di Modeste. Si riversano tifosi allo stadio ed il campo freme - nel tempo stabilito di 90' giri di lancette - al sol pensiero di incoronare la squadra più forte. I precedenti sorridono al Dortmund, eppure un uomo elegante con la folta chioma ricoperta dal gel ed un self-control invidiabile, è pronto a disegnare una ragnatela tattica che assomiglia ad uno dei tanti progetti portati a termine nella Benteler, azienda automobilistica situata a Paderborn e luogo di lavoro del 49enne tedesco fino al 2007. Si, proprio così, Schmidt 9 anni fa compie la scelta più azzeccata della sua vita. Lasciare un lavoro sicuro per addentrarsi nella sabbie mobili delle basse categorie. Un pazzo amante del calcio, ritrovatosi sotto il cielo di Leverkusen.

La gara interna contro quel Dortmund stretto parente del bel gioco da riscontri chiari e inopinabili. Un calcio arioso ma al contempo arroccato ed attento. Un capolavoro che - fortunatamente - non passa del tutto inosservato.

Sicuramente il punto forte del Leverkusen firmato Schmidt. Un pressing alto si, ma non troppo. Il cosiddetto Gegenpressing. Il 4-4-2 si maschera dietro altri moduli. Ogni giocatore si muove all'unisono, gli 11 titolari sembrano essere uniti da un invisibile e sottile filo il quale non si spezza e permette - spaziando - di coprire ogni pezzettino di campo. Dicevamo di pressing alto ma non troppo, poichè i tre tenori difensivi gialloneri hanno sempre la possibilità di iniziare - senza grattacapi - l'azione. Scordandosi del comparto arretrato, dieci calciatori si focalizzano su sette giocatori, creando una superiorità numerica che si tramuta in una perfetta corazza in fase di contenimento. Il centrale difensivo - in questo caso Sokratis - può avanzare addirittura sino al cerchio di centrocampo ma trova ingorghi sia per un'eventuale verticalizzazione, sia per un'apertura sull'esterno per i veloci laterali. Così gli uomini più arretrati - evitando razionalmente un pericoloso e sterile passaggio - optano per un lancio in avanti, preda delle lunghe leve di Toprak e Tah (non a caso preferito a Dragovic)

Pressing intelligente delle aspirine che isolano Sokratis il quale avanza, scambia un paio di volte con Ginter e Piszczek, prima di tentare un lancio lungo che sarà facile preda di Leno

Duttilità

Il commissario tecnico della Werkself forgia i suoi ragazzi, modificandoli come pongo maneggiato da un bambino. Questo esempio può essere applicato soprattutto alla parte difensiva. L'impiego di Wendell - terzino fenomenale in fase di spinta ma assolutamente rivedibile quando c'è da coprire - porta dati disastrosi, con 3/4 dei gol subiti dal Leverkusen che gravano sulle sue gracili spalle. Insieme a lui ci sono Jedvaj, Ramalho, Hilbert e da Costa che - oltre ai vari infortuni - non rientrano nelle grazie del mister. Quest'ultimo - allora - ridimensiona la squadra, posizionando due centrocampisti come Henrics e Bender a difesa delle fasce. I risultati sono molto positivi con l'equilibrio tattico di entrambi a tappare molti buchi difensivi, senza rinunciare alle sgroppate sulla fascia. Il centrocampo è un cantiere a cielo aperto, il quale vede in Aranguiz l'unico sicuro della posizione da occupare. Brandt, Calhanoglu e Kampl sono in grado - senza colpo ferire - di scambiarsi posizioni e ruoli. Il più sacrificato è sicuramente il fantasista turco con il 10 impresso sulla maglia, capace di fare la spola tra la trequarti e la mediana con risultati sempre lodevoli. E quando torna Bellarabi..

Velocità di manovra volta a finalizzare l'azione

​Dalla fase difensiva, capovolgiamo la medaglia e focalizziamoci sull'attacco. Molto bene anche su questo fronte; velocità, precisione ed un tipo di gioco che esalta un rampante folletto lì davanti: Javier Hernandez. Il messicano si adatta perfettamente alla mentalità del Bayer, a cui serve un giocatore di movimento, molto presente con tagli e scatti alle spalle dei difensori a differenza di Kiessling, uomo boa capace di far salire la squadra. A questa compagine il classico toro che attira giocatori e fa aprire le maglie, serve - sinceramente parlando - poco. Come insegna il secondo gol, ad attirare giocatori e sbriciolare la difesa ci pensa l'intero blocco di centrocampo, un solo cuore che pulsa verso la porta avversaria. Davanti - all'interno dell'area piccola - serve solo ed esclusivamente un uomo capace di finalizzare, con i movimenti giusti, la frenetica avanzata della truppa rossonera. Chicharito esegue ciò alla perfezione, in più sa difendere palla e colpire di testa con una discreta elevazione. Un calciatore a 360°, amato alla follia dai tifosi

Calhanoglu soffia palla sulla sinistra, scambia con Volland ed attacca la profondità. Nel mentre - dall'altro lato del campo - Chicharito sfila via ai difensori del BVB ed insacca il tapin vincente