Un primo tempo vecchio stampo e una ripresa a viso aperto. Le due facce dell'Atletico Madrid di Simeone hanno dettato l'andamento del ViceClasico, così come definito da parte della stampa spagnola (il copyright è tutto di AS, quotidiano di Madrid). E così, al termine di una partita spettacolare solo per una decina di minuti, il Barcellona di Luis Enrique si è ritrovato con un pugno di mosche in mano, un pareggio e l'infortunio di Leo Messi da dover gestire.
Proprio il k.o. del fuoriclasse di Rosario è stato il momento in cui il match è girato. Fuori la Pulce, dentro Arda Turan, in una fase in cui l'Atletico stava provando a forzare il pressing per pareggiare. Missione riuscita per i colchoneros, perchè lo sbandamento collettivo dovuto allo choc per la perdita di Messi è valso il gol del pareggio, confezionato dall'argentino Angelito Correa, non esattamente un pretoriano di Simeone, statistiche alla mano. Uno scambio con Fernando Torres - altro subentrato a inizio ripresa - uno scivolone di Mascherano e palla che bacia il palo e si insacca alle spalle di Ter Stegen. 1-1, con la netta sensazione che il risultato non sarebbe più cambiato.
Già, perchè da lì in poi gli ospiti hanno man mano abbassato nuovamente il loro baricentro, per rifugiarsi nel fortino costruito davanti a Oblak, e il Barça non ha più trovato il guizzo giusto, con Arda Turan costretto a provare a non far rimpiangere Messi. Ne sono derivate solo un paio di occasioni di marca blaugrana, una con un colpo di testa dell'orgoglioso Piquè (il pallone ha fatto la barba al palo) e un'altra con una fucilata di Neymar neutralizzata da Oblak. Poco altro, se si eccettua una serie di colpi proibiti tra Filipe Luis e Suarez, tra Neymar e Juanfran, con il contributo dell'immancabile Godìn. Luis Enrique ha provato a riciclare Andrè Gomes come vice Busquets (k.o. anche il canterano), con risultati rivedibili in fase difensiva, mentre non ha neanche effettuato il terzo cambio, facendo intristire in panchina gente come Paco Alcacer, Rafinha e Denis Suarez.
D'altronde il suo Barça era riuscito nell'impresa più difficile, fare gol all'Atletico nel primo tempo costringendo il rivale a stanarsi per cercare il pareggio. La prima muraglia eretta da Simeone aveva resistito per quaranta minuti, scavalcata poi da Ivan Rakitic, l'uomo dei gol che contano, in grado di stappare il match su un calcio d'angolo sviluppatosi con un cross perfetto di Andres Iniesta dallo spigolo sinistro dell'area.
Prima e dopo, poco o nulla. Qualche sgasata di Neymar, pochi palloni per il Pistolero Suarez, una clamorosa magia di Messi al limite, e tante azioni per i due terzini Jordi Alba e Sergi Roberto, concesse dal piano tattico di Simeone, che ha concentrato uomini e attenzione sulle giocate al centro. Con un paio di annotazioni: l'inserimento di Koke per Augusto Fernandez al fianco di Gabi e la proposizione di due esterni offensivi come Saùl Niguez e Yannick Carrasco. Un once sulla carta offensivo, con Antoine Griezmann e Kevin Gameiro di punta, che però ha avuto il pallone tra i piedi solo per il 29% del primo tempo, limitandosi a fare il solletico a una difesa blaugrana che ripresentava Mascherano al posto dell'infortunato Umtiti. Poi, i cambi del Cholo hanno dimostrato che per l'Atleti un altro mondo è possibile: dentro Correa e Fernando Torres, e soprattutto pressing offensivo, con una squadra allungata e decisa (ancorchè costretta) a giocarsela in campo aperto. Ai colchoneros è andata bene, perchè mentre il Camp Nou si spegneva in concomitanza con il riaffiorare della pubalgia di Messi, un guizzo di Correa valeva un pari importante più per il morale che per la classifica.